#PER CHI AMA: Indie/Rock/Noise |
I Jack and the Bearded Fishermen sono una band francese che nasce nel 2005 e si consolida nella line-up attuale di sei elementi, tra cui spiccano ben quattro chitarre. Nel corso dei loro dieci anni di carriera, la band ha prodotto un EP, un paio di split e due album, prima di approdare a questo 'Minor Noise' che dovrebbe essere quindi il risultato della maturità acquisita negli anni. Il nuovo lavoro, come riportato nel loro sito è stato stampato in 1000 cd e ben 500 vinili (!!), il che risulta una mossa assai coraggiosa in un periodo storico di profonda crisi (musicale). Dal sito web non si ricavano informazioni circa la storia della band, quindi concentriamoci sulla musica dei nostri e le dieci tracce dell'album. I Jack & Co. suonano un rock che sta in bilico tra il noise e il post rock/punk per un certo senso simile ai Lucertulas, Kelvin e Il Buio, gruppi italiani di cui abbiamo parlato recentemente nel Pozzo dei Dannati. Gli amici francesi lo fanno però a modo loro, optando per arrangiamenti meno ossessivi e più distesi, ma sempre con un discreto impatto sonoro, come nella title track, che racchiude in se stessa l'essenza dei Jack and the Bearded Fishermen che in cinque minuti abbondanti affrontano le loro paranoie musicali e le esorcizzano a suon di riff. Il brano infatti è un mid-tempo che preferisce giocare con i suoni più che con le battute per minuto; basti ascoltare le chitarre che lavorano bene senza esagerare con le troppe linee di sovra incisione che ne avrebbero appesantito troppo il risultato. Le distorsioni suonano come dovrebbero, leggere e colorate, in modo da far trasparire ogni singola sfumatura e facendo cosi risaltare le linee melodiche che hanno un discreto grado di complessità. L'intreccio con la sezione ritmica funziona a meraviglia grazie alla linea di basso che accompagna diligentemente e si stacca appena può, in completa fusione con la ritmica. La batteria è l'elemento portante per questo genere e non si smentisce, diventando le fondamenta di tutta la traccia e riuscendo a esserne protagonista nei momenti giusti. Come nell'intro di "Way Out" dove il suono old school dell'ensemble di Besançon regala brividi lungo la schiena e anticipa l'entrata di forza del riff di apertura. La voce è posta leggermente in secondo piano ed è mascherata da un effetto di distorsione a completare il loop noise dei Jack and the Bearded Fishermen. Il brano è un angusto labirinto fatto di aperture e break sapientemente dosati, dove gli strumenti esprimono al meglio quel senso di nervosismo e claustrofobia. I cambi repentini e inaspettati creano uno stato perenne di ansia nell'ascoltatore che si lascia strappare dalla sua dimensione statica per essere condotto nel freddo portale posto in mezzo ad un'anonima stanza (vedi copertina). "White Hours" offre in primo piano il dualismo tra basso e batteria, lasciando le chitarre a fare da elemento di disturbo acustico, creando un brano diverso dai precedenti, ma pur sempre dal sapore ansiogeno. Il battito delle note è scandito ossessivamente e quando questo si interrompe, ci pensa la voce e le chitarre a trascinarvi nel profondo dedalo dei sensi. Concludendo, i Jack and the Bearded Fishermen hanno partorito un album che non propone nulla di nuovo, ma regala dieci tracce di indie/rock ben fatte e altrettanto eseguite, dotate di una forte componente emozionale che scava nel profondo di chi sa ascoltare con trasporto. Bravi. (Michele Montanari)
(Self - 2014)
Voto: 75