#PER CHI AMA: Progressive, Dream Theater, Porcupine Tree |
La volontà di emulare e magari raggiungere i propri miti è insita nel prog metal e quando per idoli si hanno divinità come Dream theater e Porcupine Tree "2.0" (ovvero quelli più duri della seconda era) la battaglia per la conquista di un trono si rende durissima ed il paragone diviene innegabile ma soprattutto insostenibile. La giovane band francese ha buona tecnica d'esecuzione e ottime idee in fase compositiva e si presenta con il secondo full length autoprodotto dopo quello splendido da noi recensito, del 2012. 'Human Reflection' è traghettato poi da una produzione davvero notevole che offre una proposta variegata, completa, bilanciata e tanto ordinata. Tutto si trova al posto giusto, l'equilibrio tra la componente progressiva e il metal è magistrale e come unica lacuna possiamo azzardare una critica sulla gestione della voce che andrebbe curata e accudita alla pari e con la stessa dedizione riservata alla musica. Di certo rimanere orfani dell' incantevole vocalist Anastasiya Malakhova e dimenticare la magia retrò delle atmosfere jazz uscite dal suo piano malato non deve esser stato facile ma la band parigina ha ripreso il timone, puntando su un nuovo vocalist maschile e virando la rotta verso lidi metal progressivi più moderni, per trovare nuovi stimoli e nuova linfa vitale. Difficile parlare di forte personalità della band poiché in questo genere tutto risulta abbastanza omologato peraltro in virtù della sola tecnica, che in questo caso risulta comunque eccellente. Senza voler fare paragoni ormai inutili con il passato, un consiglio per il nuovo frontman potrebbe essere di volgere uno sguardo alle interpretazioni più vintage ed emotive del buon vecchio Fish nei primi Marillion o al mito del teatrale Peter Gabriel con i Genesis, passando anche per James LaBrie ma senza emularlo troppo, calcare la mano sul buon vecchio prog non dovrebbe guastare. Una scelta simile potrebbe far risultare il tutto anche tremendamente originale, unico, oltre che bello. Le composizioni risultano un po' ostiche, l'ascolto impegnativo, particolarmente indicato agli appassionati del prog metal tout court, e riservano molti angoli tecnici tutti da scoprire, tra cambi di tempi e classicismi barocchi mozzafiato, senza mai rinunciare alla potenza e alla dinamica di gruppo. L'act transalpino è migliorato ulteriormente rispetto al precedente lavoro, sprigionando qualità da tutti i pori. "Mad Happiness" (la mia preferita) è un brano di oltre nove minuti che ammalia con il suo intermezzo acustico, dove il basso è adorabile, il ponte dai toni jazz è un tocco di vera classe e gli strumenti sono supportati da una voce che sfodera una forza emozionale. La melodia, la tecnica e la potenza s'incrociano a dovere. In realtà, tutti brani dell'album raggiungono vette altissime e rilasciano ottime sensazioni. Gli Immanent si confermano una giovane band dalle ottime prospettive che non bisogna farsi scappare, mentre 'Human Reflection' è un album che è andato molto vicino a centrare il bersaglio più ambito. Ascolto obbligato per veri amanti del prog metal. (Bob Stoner)
(Self - 2015)
Voto: 80
https://www.facebook.com/immanentband
Voto: 80
https://www.facebook.com/immanentband