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domenica 17 marzo 2013

Evans - Blow Plays

#PER CHI AMA: Stoner, Kyuss
A volte mi stupisco di quanto sia difficile essere aggiornati e stare al passo dei tempi. Con questo non voglio dire che mi sento vecchio anche se lo sono pure di fatto, ma mettere su questo cd e scoprire con meraviglia (e un pò di rabbia) che gli Evans sono una realtà veronese a me fino ad ora sconosciuta, mi porta a cospargermi il capo di cenere.Vero che non si possono conoscere tutti i gruppi che brulicano nell'undergound, ma è così grave il fatto che devo porre subito rimedio parlandovi di "Blow Plays". Questo 7-tracks di puro stoner si presenta con un artwork molto semplice, forse pure troppo visti i livelli che si sono raggiunti negli ultimi anni, ma cerchiamo di badare alla sostanza e non all'apparenza. Da quel che ho raccolto dal web, questo album è stato preceduto da "Anime Bruciate" (pubblicato in un anno non ben definito) che probabilmente esprime al meglio il progetto Evans. "That's a Blow" è la prima traccia del cd e si rivela una cavalcata old style del genere, nel senso che i suoni sono quelli giusti, come pure i riff e il cantato. Tutto a base di Kyuss e poco altro, piacevoli i brevi solo di chitarra e basso a metà traccia, che permettono uno stop e la possibilità di ripartire a tutta birra. Tutto questo in quattro minuti che grazie anche al recording stile '90s trasporta l'ascoltatore in un ipotetico deserto assolato, situato nella bassa veronese! Passando alla quarta traccia "Well Done", siamo catapultati su una immaginaria muscle car dalla cilindrata improponibile, che corre sulla Route 66. Alla guida il vecchio messicano mezzo cieco e fatto di mescalina, ride mentre noi cerchiamo ti tenere il pranzo in fondo allo stomaco. Il tutto brucia in poco più di tre minuti sovrastati da accordi furiosi deturpati dal buon fuzz a pedale. Alla fine la sensazione è quella di una bella, ma veloce scopata fatta nel bagno di un drugstore di quart'ordine. Appagante ma vorresti di più. "Suicide of the Hero" sconvolge i piani di "Blow Play", mischiando un poco di doom che permette alla traccia di essere più varia e più lunga. Diversi cambi di ritmo danno dinamicità ed evitano l'affossamento, insieme alle parti strumentali che diversificano gli arrangiamenti. A questo punto spero che gli Evans siano un progetto ancora attivo e che produca ancora materiale, magari cercando di crearsi uno spazio nella grande scena stoner veneta e staccarsi dagli stereotipi del genere. (Michele Montanari)