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giovedì 10 gennaio 2019

Madness of Sorrow - Confessions From the Graveyard

#PER CHI AMA: Dark/Gothic/Horror, Type O Negative
Quinto disco in sette anni per i toscani, ormai trapiantati in Piemonte, Madness of Sorrow, una compagine che fino ad oggi non conoscevo minimamente. Complice un sound che sembra non confacersi ai miei gusti, mi sono avvicinato con una certa titubanza a questa band, che considera la propria proposta sonora all'insegna di un gothic/horror. Per tale motivo, ho vinto le mie paure e ho deciso di avvicinare i nostri, in quanto ho trovato affascinante quanto il terzetto volesse esprimere. E cosi, ecco concedermi il mio primo ascolto di 'Confessions from the Graveyard', un lavoro che si apre con le spettrali melodie di "The Exiled Man", una song che miscela il doom con l'heavy metal, in un lento vagabondare tra riffoni di sabbatiana memoria, sporchi vocalizzi puliti (concedetemi l'ossimoro, ve ne prego) e ottime keyboards, responsabili proprio nel creare quelle flebili e orrorifiche ambientazioni che sanno tanto di castello infestato. Il taglio di questa prima traccia è molto classico, mentre la seconda "The Art of Suffering" ha un piglio più arrembante e moderno. Ciò che fatico a digerire è però il cantato del frontman, Muriel Saracino, forse troppo litanico in alcune parti e poco espressivo in altre, ma considerato il nutrito seguito della band, credo sia semplicemente una questione di abitudine alla sua timbrica vocale. Più dritta e secca la ritmica di "Sanity", che tuttavia evidenzia qualche lacuna a livello di produzione nel suono della batteria, non troppo curata, a dire il vero, in tutto il disco. La song sembra risentire di qualche influenza dark/punk che le donano positivamente una certa verve old-school. Più rock'n'roll invece "Reality Scares", che mostra una certa ecletticità dell'act italico, ma che al tempo stesso potrebbe indurre qualcuno (il cui presente ad esempio) a storcere il naso per un'eccessiva diversità con le precedenti tracce; io francamente non l'ho amata troppo. La situazione si risolleva con la gotica "The Path": voci bisbigliate, atmosfere rarefatte, influenza di scuola Type O Negative, in quella che a parer mio, è la miglior traccia del cd. Ritmiche più tirate (ed ecco ancora la scarsa fluidità musicale) per "The Garden of Puppets", un brano che gode di un discreto break centrale, mentre apprezzabile è il chorus di "No Regrets", una traccia che ammicca al Nu Metal e che, anche in questo caso, non trova troppo il mio gradimento. E che diavolo, "No Words Until Midnight" stravolge ancora tutto, e ora sembra di aver a che fare con una band black/death per la veemenza delle ritmiche, non fosse altro che i vocalizzi del frontman ripristinano le cose, essendo il marchio di fabbrica dei Madness of Sorrow. E si continua a picchiare senza soluzione di continuità anche in "The Consciousness of Pain", almeno fino a quando Muriel Saracino non entra con la sua voce: in quei frangenti infatti, l'efferatezza delle chitarre perde di potenza per lasciar posto ad un mid-tempo più controllato. In questa song, appare anche un riffone di "panteriana" memoria, da applausi, mentre un ottimo e tagliente assolo sigilla il pezzo. A chiudere il disco, arriva "Creepy" con i Madness of Sorrow in formato 3.0, a stupirci con un pezzo dal forte sapore dark wave ottantiano, con la classica tonalità ribassata delle chitarre ed un'apprezzabile voce sussurrata (buona pure in versione urlata) che ci consegnano una band che fa dell'eterogeneità il suo punto di forza, ma a mio avviso anche di debolezza. La band, di sicuro rodata e forte di una certa personalità, credo che necessiti tuttavia di sistemare alcune cosine, dal suono della batteria ad una voce che a volte perde di espressività. Buone le chitarre, cosi come le atmosfere, resta solo da chiarire quale genere i nostri vogliano proporre. Chiarito questo, direi che siamo a cavallo. (Francesco Scarci)