#PER CHI AMA: Doom Metal, Pagan Altar,
Cathedral, Reverend Bizarre
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Da Catanzaro giungono degli ululati nella notte. E dicono chiaramente "E' finalmente arrivato l‘album dei Bretus, 'In Onirica'!", quindi prendetene ed ascoltatene tutti, miei cari seguaci del metallo oscuro. L'ingannevole packaging d'ispirazione naturalista e in font celtici, devo dire che mi ha spiazzato subito, in quanto mi aspettavo di trovarmi davanti un mutamento di sound vicino ai Mael Mordha. Non preoccupatevi, i rilievi psichedelici sono rimasti, ma c'è comunque un'inafferabile atmosfera uggiosa di boschi, verdi campagne incontaminate e druidi che si passano spinelli. Tutti elementi che richiamano anche una grande band del passato, i Pagan Altar. Difatti i Bretus non si discostano molto dal primo doom metal, e riescono a renderlo più personale, più tagliente e più pesante. Le composizioni vanno oltre all'apparente riffone colmo di droga e spessosità. Radicati all'interno delle strutture possiamo incontrare splendidi assoli anni '70, arpeggi delicati, un basso che sa gestirsi bene nel non risultare scontato, e delle tastiere responsabili dell'ambiente etereo che circonda tutta questa pubblicazione. Coglie subito la mia attenzione la voce, esattemente quella che chiunque voglia ascoltare del buon doom classico cerca. Le tracce sono varie e frutto di una grande creatività, addirittura “Leaves of Grass” mi ricorda molto le sonorità di “Led Zeppelin III” mentre accosto la chitarra di “Down in the Hollow” a “Utopian Blaster” dei Cathedral. Ma il quartetto calabro non si ferma qui, e in chiusura passano ad uno scenario più colorato e psichedelico, chiudendo con “The Black Sleep”, 8 minuti di delirio che richiama gruppi precursori del doom come i Black Widow. La produzione tende ad oscurare i suoni ed a tagliare le tonalità, ma questo contribuisce a creare l'atmosfera cupa ideale per questo disco. Un debut eccellente, per tutti gli amanti del doom classico, caratterizzato da una vena psichedelica. (Kent)
(Arx Productions)
Voto: 80
Voto: 80