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lunedì 24 ottobre 2011

Laments of Silence - Restart Your Mind

#PER CHI AMA: Death Melodico, Dark Tranquillity
Smarrito e solo sull'Isola di Creta, nell'ipotetico e labirintico Palazzo di Cnosso qual'è la mia mente, mi ritrovo al buio, dopo aver consumato la mia unica torcia e senza alcun filo di Arianna, abbandonato ma in compagnia di un'unica certezza: il minotauro. Il minotauro è vicino, ancora non lo vedo, no non lo vedo, ma ne avverto, là, sempre più vicino, l'oscura, malvagia presenza. Ho paura, certo, ho paura, ne sento il ringho e gli zoccoli, sì i suoi zoccoli scalpitare. La paura però, mi coglie solo per un attimo: non mi faccio prendere dal panico, no di certo. Sono abituato a ben altro. Questo è niente. No! Sarà lui, o meglio quella cosa, a dovermi temere. Sento il mio coraggio rinvigorire il mio spirito all'udir di codeste, incazzate corde vibrare. Non perdo tempo: Lancio subito, senza esitare, il mio simbolico ed atipico urlo di guerra: "Restart your Mind!". Sarò io il cacciatore: lui la mia preda. Voglio il suo scalpo. "Restart your Mind": così è stata battezzata la title track di questa adamantina release degli spagnoli Lament Of Silence. Duecentottantacinque secondi di pura cattiveria giocati su una batteria maestosa, strofe interpretate con sapienti scream vocals e, come il genere vuole, sul classico matrimonio tra distorsioni di chitarra ed una "doppia pedalata" sì rapida e precisa da far invidia a quella del Fausto Coppi dei tempi d'oro. Cammino attento nel labirinto, mi inoltro sempre più nelle sue spire, nei suoi meandri. Rimango all'erta, vigile, attento. Spada e scudo mi accopagnano. Sguaino la mia lama sulle note di "Sentenced", la voce diventa a tratti pulita: batto allora l'elsa sullo scudo, a sfidare, impavido, il mio nemico. Voglio che mi senta. Odo l'eco dei suoi passi, sempre più vicini... ad accompagnarli velocissime rullate di toms. Tamburi. Tamburi nell'oscurità. Nella mia mente, l'immagine di lui che si ferma. Si gira. D'mprovviso. Avverte d'un tratto la mia presenza. Immagino un'ipnotico rosso brillare nelle sue iridi. Le vedo accendere d'un tratto l'oscurità e riempirla con il loro odio. Osservo i capillari delle sue sclere gonfiarsi, anzi inzupparsi del suo stesso sangue. Odo di nuovo il suo ringhio, lo schema dell'alternanza vocale, infatti, si ripete anche nelle successive "Paper Dolls" e "Homeless on the World of Souls". Un ritornello pulito si intercala, concatenandosi, con strofe growl. L'idea, però, non essendo a mio parere innovativa, viene forse un pò troppo sfruttata. Il risultato finale, ad ogni modo è più che gradevole. In men che non si dica mi ritrovo catapultato, invischiato in "Doomed". Mi fermo allora un istante ed ascolto. Da bravo cacciatore cerco di percepire i suoi passi, d'intuirne i movimenti. Le melodie me lo consentono, questa volta sono meno incazzate, meno serrate. Vivo "Doomed" come una sorta di quiete prima della tempesta. Corro, gli corro incontro, l'attesa snervante mi ha ormai stancato. La tempesta arriva con "Within my Dreams" preceduta da "Scream in the Darkness" e "Solitude" che vanno a prolungare, sulla scia di "Doomed" l'attesa, prima del mio scontro finale. Ecco, ci siamo, me lo trovo di fronte. Ne incrocio impavido il suo sguardo. Due fari che si accendono nell'oscurità. Mi osserva, mi studia. Io non mi fermo, continuo nella mia corsa e quindi salto, tento di colpirlo con un fendente dall'alto. Lui lo schiva, sicuro, veloce. Tenta di incornarmi ma intercetto rapido con lo scudo le sue corna. Il contraccolpo è potente, cado a terra, all'indietro, ma non perdo scudo e spada. La battaglia non è persa. Mi carica, tentando nuovamente di incornarmi, ma io resto fermo. Fermo fino all'ultimo e quindi scarto, rotolo veloce su me stesso, quindi mi rialzo. Lui si gira: rapido, sorpreso. Veloce gli scanno la gola, ne stacco la testa, la vedo rotolare a terra. Il suo torso, decapitato, si accascia al suolo. Inerme. (Rudi Remelli)

(My Kingdom Music)
Voto: 75