#PER CHI AMA: Rock, Crossover |
Reggio Emilia, patria del liscio e del (quasi) rock italiano, dà i natali ai Coreya, cinque ragazzotti venuti su a tortelli, lambrusco (non lo stesso di Ligabue) e distorsioni. Forse proprio questo mix ha fissato nei loro cromosomi un sound originale, rimanendo comunque nel range del numetal e crossover, riuscendo allo stesso tempo ad unire testi impegnati e difficile da proporre senza cadere nella banalità. Quindi ribellione nella musica ma anche nelle parole, lasciando spazio al vocalist che utilizza al meglio il cantato. Il fatto che la voce sia squillante e ben equilibrata conferisce un tono grintoso ai Coreya. Anche l' influenza voluta o non di Marlene & Co. traspare in certi pezzi, questo rimarca una certa maturità dei Coreya che si distinguono anche per questo. Niente da dire sulla parte strumentale, se non che unisce sonorità tipiche del genera ma fa vedere il pelo sulla stomaco di chi suona per passione e non per fare il figo. Complimenti. Parlando dei pezzi, questo LP inizia con "l'Odio", un concentrato di rabbia non fine a stessa e velocità. Apre il cd ma non la ritengo la miglior traccia. "Mentre mi Perdo" stuzzica già di più il mio orecchio, il brano è vario con differenti cambi di ritmo e un bel grasso riff di chitarra nel finale. Bravi Coreya. Il sesto pezzo è una bella sorpresa, infatti "el Sueno es la Vida" è interamente cantata in spagnolo ed accende in me una piccola nostalgia per i grandi Héroes Del Silencio (se non li conoscete non preoccupatevi, sono io il vecchio). Piccola variante in un album totalmente cantato in italiano (scelta coraggiosa per il genere), ma che risulta pure azzeccata. Nell' ultima "Pari a Uno" esplode tutta la rabbia e cattiveria musicale dei Coreya, bel pezzo da concerto che sottolinea a fine lavoro cosa hanno in testa, anche se passano attraverso ballatone classiche , ma non banali, tipo "Distanze". Ragazzi, siete rimasti sulla buona strada quindi avanti tutta e in bocca al lupo. (Michele Montanari)