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Visualizzazione post con etichetta Black Lodge Records. Mostra tutti i post
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sabato 19 aprile 2025

Wormwood - The Star

#PER CHI AMA: Melo Black
I Wormwood sono noti per il loro sound che mescola elementi di black metal con influenze melodiche e atmosfere evocative. 'The Star' rappresenta la quarta tappa della loro carriera, cominciata ormai nel 2014. E proprio in occasione del decennale della band, lo scorso anno ha visto l'uscita di quest'album ad andare a esplorare temi legati al collasso della società attraverso la loro lente oscura. Sette i brani a disposizione del quintetto di Stoccolma, a cominciare dall'iniziale "Stjärnfall", cantata in lingua madre, e che mette da subito in mostra le caratteristiche della band scandinava, ossia quello di alternare passaggi aggressivi e momenti più melodici (si ascolti il lungo break atmosferico di "pink floydiana" memoria, per capire cosa intendo), creando un contrasto che tiene l'ascoltatore coinvolto per tutto il tempo, nonostante la proposta dei nostri non brilli proprio in termini di originalità. Eppure è proprio grazie a questa modalità, all'uso di vocals sia in screaming che più pulite e accattivanti, che l'attenzione si mantiene sempre ai massimi livelli. Se passiamo a "A Distant Glow", non possiamo non notare le affinità con i Katatonia di 'Brave Murder Day' e non posso che esultare di fronte alle facili e melodiche linee di chitarra proposte. Parimenti, "Liminal", ma in generale un po' tutti i brani qui contenuti, mostrano caratteristiche piuttosto simili, con un uso distorto delle chitarre (spesso e volentieri in tremolo picking) coadiuvate da un ottimo lavoro alle tastiere, una batteria secca ma incisiva e ampie sezioni strumentali che offrono respiro e profondità, e in chiusura non mancano neppure ottimi assoli. Senza dimenticare anche qualche variazione dal sapore folk che possiamo riscontrare qua e là, e che proprio in "Liminal", nella successiva "Galactic Blood" o in "Suffer Existence", ne sento la maggior influenza. Poi citavo per l'opening track, i suoi break atmosferici, ebbene anche quelli fanno parte del corredo della band svedese, che sia attraverso l'uso di parti acustiche o dell'efficace violino di Martin Björklund, contribuiscono a rendere la proposta dei Wormwood costantemente accattivante, arricchendo ulteriormente il paesaggio sonoro. Non mancano nemmeno le tracce mega tirate (la già citata "Suffer Existence" ne è un esempio), tra blast beat, furiose gallopate, screaming selvaggi, voci femminili e parti folkloriche, giusto a ricordare che la band sa muoversi a 360° con grande disinvoltura e abilità tecnica. E il finale affidato a "Ro" rappresenta la summa di tutto questo, ancora con porzioni furiose, voci femminili, delicate componenti atmosferiche e parti più progressive. Insomma, 'The Star' è un lavoro a cui dare più di una chance, ve lo garantisco. (Francesco Scarci)

(Black Lodge Records - 2024)
Voto: 76

https://wormwood-official.bandcamp.com/album/the-star

giovedì 25 giugno 2020

Harms Way - Oxytocin

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Heavy/Doom
Un inizio in crescendo apre questo lavoro degli svedesi Harms Way, ormai datato 2006: una chitarra travolgente mi fa ben sperare per un gruppo di cui non ho mai sentito parlare, poi stop. Un Ozzy Osbourne dei poveri mi fa capire che il disco che ho fra le mani è una reinterpretazione dei Black Sabbath scoperta dalla Black Lodge Rec. che ha pensato bene di produrre questo quartetto scandinavo e di darlo in pasto agli avidi ascoltatori. Il risultato non è malaccio, trattandosi appunto di una versione, riletta in chiave più attuale, dei vecchi insegnamenti di Ozzy e soci, e non solo. Si capisce subito dalle ritmiche pachidermiche e ossessive prodotte dalle due asce, con quel loro incedere asfissiante, e quei giri di chitarra che ricamano montagne di riffs a sostegno di una batteria bella potente, che gli Harms Way amano il glorioso passato heavy doom ove si collocano non certo come degli sprovveduti tecnicamente. In alcuni momenti si respira proprio l’aria degli anni ’70; in altri, dove è il basso di Dim a dominare la scena, i ricordi si fanno relativamente più recenti, ad 'Heaven and Hell' degli stessi Black Sabbath, ma anche ad alcune cose dei primi Iron Maiden e al fantastico basso di Steve Harris. Altri giri di chitarra mi rievocano le cavalcate di Adrian Smith ai tempi di 'Killers'. Poi inevitabilmente c'è sempre qualcosa che fatico a digerire e qui è la voce dello stesso Dim, poco potente ed inespressiva; peccato, sarebbe stata l’arma in più, per ottenere un responso critico più positivo. (Francesco Scarci)

(Black Lodge Records - 2006)
Voto: 66

https://blacklodgerecords.bandcamp.com/album/oxytocin

mercoledì 16 agosto 2017

Face Down - The Will to Power

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Thrash, The Haunted
Il sound death/thrash o lo si fa bene o meglio lasciar perdere, il rischio è di cadere nell'anonimato, come capitato con il terzo lavoro del 2005 degli svedesi Face Down, riformatisi dopo l'ennesimo scioglimento (ora definitivo) della loro storia. I più preparati sapranno sicuramente chi si cela dietro il nome Face Down: Marc Aro ex-cantante dei The Haunted e altri membri più o meno famosi di band quali Constructdead, Afflicted e Terror 2000. Ed è proprio a queste band principalmente che i Face Down s'ispirano, macchiando il proprio sound con contaminazioni americane thrash-metalcore. Nonostante la presenza di ottimi musicisti della scena metal, 'The Will to Power' si dimostra un album privo di mordente, di sussulti interessanti e di quel quid in grado di farmi scalpitare. È un buon lavoro dal punto di vista tecnico, ma vuoto sotto il profilo emozionale. Il quartetto svedese è bravo nel generare il canonico macello sonoro, alzando una muraglia di riff belli pesanti, nel tentativo di essere il più violento e veloce possibile, troppo poco però per salvare questo lavoro dalla mannaia del recensore frustrato. Neppure la potente produzione a cura di Jocke Skog (Clawfinger) presso i Fear and Loathing studio (Meshuggah) sembra salvare la band svedese, ormai impantanata nell’immobilismo sonoro di un genere che ha ormai ben poco da aggiungere. Se avete bisogno della colonna sonora per la vostra serata di pogo assassino, per l’headbanging più sfrenato o se non avete grosse pretese e mirate a raggiungere il ragguardevole numero di 1000 dischi tutti uguali, allora questo disco potrebbe fare per voi, altrimenti se, come il sottoscritto, siete stanchi della solita routine, lasciate perdere, là fuori ci sono band molto più valide e innovative, che stanno solo aspettando qualcuno che li noti. Da segnalare in ultimo, che la versione digipack contiene due bonus track, nemmeno ce ne fosse stato bisogno. (Francesco Scarci)

(Black Lodge Records - 2005)
Voto: 50

https://www.facebook.com/Face-Down-115330208525992/