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lunedì 1 dicembre 2025

The Old Dead Tree - London Sessions

#PER CHI AMA: Gothic/Prog/Dark
I The Old Dead Tree sono sinonimo di qualità nella scena prog francese e non solo. Quasi trent'anni di esperienza, per carità inframmezzati da sospensioni della loro attività, e i cinque parigini sono ancora qui. Dopo l'ottimo lavoro dello scorso anno, 'Second Thoughts', ecco arrivare un EP registrato nientepopodimeno che negli Abbey Road Studios di Londra. Da qui 'London Sessions' appunto. Quattro pezzi che si muovono sempre con diligenza ed eleganza nei paraggi di un gothic dark rock possente e ispirato, e in cui la voce di Manuel Munoz la fa sempre da padrona. "Feel Alive Again" apre le danze con una dichiarazione d'intenti ben precisa, guadagnarsi la credibilità dell'ascoltatore con un prog dark ordinato, senza sbavature, e in cui i tremolo picking delle chitarre s'intrecciano con le vocals del frontman, in un contesto malinconico e atmosferico. Nessun atto di forza, non c'è voglia di stupire con chissà quali architetture musicali, ma il solo puro desiderio di emozionare. Un'emozione che si fa più riflessiva nella seconda "Time Has Come", in cui la linea melodica delle chitarre rimane compatta, ma in cui la voce di Manuel, forse si fa più rancorosa. Al contrario della successiva "By the Way", un brano uscito in realtà nel lontano 2005 nello straordinario 'The Perpetual Motion', e qui riproposta semplicemente in modo più cupo e languido, al pari dell'ultima "What Else Could We've Said" (anch'essa presente su 'The Perpetual Motion') per una più melliflua reinterpretazione, con tanto di archi a sostegno, di una vecchia hit della band, che alla fine mi fa riflettere se queste sessioni londinesi siano una semplice mossa commerciale o un dischetto a testimoniare la vitalità della band? A voi l'ardua sentenza. (Francesco Scarci)

(Season of Mist - 2025)
Voto: 70

giovedì 28 giugno 2018

The Old Dead Tree - The Water Fields

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Gothic
Avevo particolarmente amato gli esordi dei The Old Dead Tree, per quella ventata di freschezza, portata nel panorama gothic death, che di certo non stava vivendo una fase positiva della sua storia. Continuando con il loro stile personale, la band transalpina continua a proporre il perfetto connubio tra heavy gothic emozionale e una spruzzatina di death metal. Devo ammettere però che l’inizio di 'The Water Fields' non mi ha convinto più di tanto: i primi due pezzi infatti, sono abbastanza scontati e sconclusionati; dalla terza traccia “Dive” in poi però, la situazione inizia a migliorare sensibilmente. La band ritrova l’ispirazione degli esordi, quando 'The Nameless Disease' sconvolse il mondo con quelle sue splendide melodie graffianti e per la calda voce di Manuel Munoz. In questo terzo lavoro, ormai datato 2007 che rappresenta ancora l'ultimo album per i nostri, le chitarre continuano a tessere linee dure e malinconiche al tempo stesso, con la voce di Manuel che si rincorre alternando il raro growling con la sua incredibile timbrica pulita. Trattandosi di un concept album sull’autoironia e sulla necessità da parte di alcune persone di fuggire dalla realtà o rimanere passive in stati d’ansia, l’album rispecchia umoralmente questi argomenti, passando da momenti di rabbia ad altri più meditativi, dove spesso, l’unico vero strumento rimane la voce di Manuel. Disperazione, angoscia e rabbia si alternano in una girandola di emozioni, un’altalena di suoni e colori gravitanti attorno ad atmosfere decadenti e ad altre più incalzanti. Gli Old Dead Tree si confermano cosi ottimi musicisti, dalle idee valide e abbastanza originali. Per i nostalgici del gothic, per i metallari classici e per coloro che ancora attendono un nuovo album targato The Old Dead Tree. (Francesco Scarci)