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lunedì 7 aprile 2025

Caelestra - Bastion

#PER CHI AMA: Post Black/Shoegaze
Il debutto dei Caelestra mi decisamente aveva catturato, un’eco di emozioni crude e immediate che ancora risuona nella mia memoria. Con 'Bastion', pubblicato nel dicembre 2024 senza clamori o annunci roboanti, Frank Harper propone un lavoro che porta il peso della lotta della moglie contro la fibrosi cistica. È un disco che si muove tra ombre di tristezza e barlumi di celebrazione, un riflesso di vita che, pur non eguagliando la scintilla diretta del predecessore, si staglia come un’opera dignitosa, carica di un’intensità velata di malinconia. 'Bastion' si dipana attraverso una fusione di post-metal e progressive black metal, tessendo un arazzo sonoro ricco e stratificato, ma forse meno immediato di quanto ci si potesse aspettare. L’apertura con “Halcyon” è un abbraccio dolceamaro, un’intro che si espande in paesaggi sonori che richiamano il respiro cosmico di Devin Townsend, accogliendo l’ascoltatore in un’atmosfera densa di nostalgia. Laddove il primo album brillava per la sua accessibilità, qui Harper opta per una complessità più meditata, come si sente in “Soteria”: un brano che dal post-black vira verso lidi shoegaze, con vocalizzi che dallo screaming si dissolvono in sospiri eterei, accompagnati da synth celestiali che sembrano guidarci verso un aldilà irraggiungibile. È un momento di rara bellezza, un punto di forza che testimonia la capacità di Harper di bilanciare aggressività e delicatezza. “Finisterre” colpisce con ritmiche che ruggiscono come un urlo soffocato, eco del dolore che abita l’anima del mastermind, ma si placa in sezioni più quiete, quasi a voler offrire un respiro, un equilibrio che dà corpo al suono della sua one-man band. L’effetto sorpresa del debutto, tuttavia, sembra essere svanito, lasciando spazio a una sensazione di déjà-vu che a tratti, ne offusca l’impatto. Eppure, in pezzi come “The Hollow Altar”, gli arrangiamenti si ergono con un’aura cinematografica: dai cori iniziali che si librano come un lamento sacro, si passa a un’esplosione ritmica che evolve in un intreccio denso di significato, un altro segnale della cura che Harper riversa nel suo mestiere. La chiusura arriva con “Eos”, una suite di 11 minuti che si snoda lenta e struggente. Le sue melodie malinconiche, intrecciate a una musicalità estrema – veloce, dinamica, a tratti furiosa – colpiscono nel profondo, come un addio che non trova pace. È qui che 'Bastion' rivela il suo cuore: un disco che, pur non raggiungendo l’altezza del predecessore, si distingue per la sua sincerità e per la capacità di trasformare il dolore in arte. Non è un trionfo, ma un viaggio significativo, un’ode alla resilienza che merita di essere ascoltata con attenzione, anche se con un pizzico di rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere. (Francesco Scarci)

venerdì 16 aprile 2021

Caelestra - Black Widow Nebula

#PER CHI AMA: Post Black/Melo Death
È un death black dal forte impatto emotivo quello della one-man-band britannica Caelestra che nel debut 'Black Widow Nebula' ci delizia con sette pezzi e poco più di mezz'ora di sonorità estasianti. La musica di Frank Harper, polistrumentista di Bristol, scivolano via che è un piacere a partire dalla stratosferica opening track "Solaris", che evidenzia tutte le qualità dell'artista inglese, che tra post black e oniriche parti atmosferiche, screaming e sofisticate clean vocals, mi dice che quello che ho fra le mani è uno degli album più interessanti dell'ultimo anno. Nella prima parte di "The Astral Sea" siamo nei paraggi di un prog metal delicato e soffuso, nella seconda più vicini alle sonorità cinematiche dei Fallujah, in un pezzo a dir poco celestiale. Ma l'apice a mio avviso lo tocchiamo in "Cassiopeia", cosi ricca di groove che permette al mastermind di oggi di scrollarsi definitivamente di dosso la scomoda etichetta black. "In Utero" è un intermezzo ambient noise che ci introduce ad "Everglow", dove ad aspettarci c'è un'altra intro vocale davvero spettacolare, ricca di malinconia e che evidenzia ancora le sorprendenti qualità vocali del frontman, con parole dapprima sussurrate alla musica che va via via crescendo in intensità senza mai realmente minacciare di sfociare in una vera baraonda sonora. Arriva ahimè troppo presto l'atto conclusivo di 'Black Widow Nebula' affidato a "Caelum", emozionante nel suo incipit atmosferico, più tormentato nella sua grinta black che si affianca a fantastiche melodie progressive di scuola Opeth, che chiudono in modo esaltante questo sorprendente lavoro dei Caelestra, band da ora in poi, da tenere assolutamente nei vostri radar. (Francesco Scarci)