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Visualizzazione post con etichetta Zeal and Ardor. Mostra tutti i post
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venerdì 4 aprile 2025

Zeal & Ardor - Greif

#PER CHI AMA: Alternative/Avantgarde
Prosegue il percorso alquanto accattivante intrapreso dagli svizzero-statunitensi Zeal & Ardor, che giunge al traguardo del quarto album, il qui presente 'Greif'. L'audacia di Manuel Gagneux, leader della band, si conferma sin dalle prime battute con dei pezzi solidi, orecchiabili, originali e che vanno a consolidare la reputazione dei nostri come pionieri del crossover tra metal, blues e gospel. "Fend You Off" è subito una bomba, con le chitarre che s'intrecciano con percussioni evocative e le spettacolari melodie vocali del frontman, che si esibisce sin da subito, con un'eccellente performance, soprattutto nel ritornello azzeccatissimo del brano. "Kilonova" parte da quello che sembra essere il battito di un cuore per poi continuare su una ritmica tribale oscura e ipnotica. "Are You The Only One Now?" sembra uno di quei brani intimistici dei Radiohead che però va in crescendo a sfociare territori più estremi, ma comunque sempre molto melodici. "Go Home My Friend", al pari di "369", è il classico brano gospel di scuola Zeal & Ardor che abbiamo imparato ad apprezzare sin dal primo straordinario 'Devil is Fine'. Con "Clawing Out" ci muoviamo nei paraggi di band come i francesi CROWN, coniugando il metal con elettronica industriale. Qua e là troviamo anche pezzi che rappresentano un po' una novità per la band: penso alla cantautorale "To my Ilk" o a "Thrill" che chiama in causa addirittura gli ultimi Muse, palesando quindi una eterogeneità di fondo in questo lavoro più spiccata che nei precedenti album, spalancando le porte quindi a nuove frotte di fan. Insomma, "Greif" è un'opera che non solo soddisfa le aspettative degli storici fan degli Zeal & Ardor, ma probabilmente le supera ampiamente. Con la sua combinazione di sonorità robuste, testi evocativi e una produzione impeccabile, quest'album dimostra come gli Zeal & Ardor possano essere una forza innovativa nel panorama musicale alternativo, offrendo un'esperienza sonora che invita all'ascolto attento e alla riflessione profonda. (Francesco Scarci)
 
(Self - 2024)
Voto: 77
 

mercoledì 24 luglio 2024

Zeal & Ardor - Hide in Shade

#PER CHI AMA: Avantgarde
In attesa di ascoltare il nuovo disco 'Grief', atteso per fine d'agosto, gli svizzero-statunitensi Zeal & Ardor ci danno in pasto un breve aperitivo, l'EP 'Hide in Shade'. Quattro pezzi, che saranno inclusi nell'imminente full length, utili per capire se la direzione stilistica della particolare band di stanza ora a New York, sia sempre quel connubio, da sempre vincente, di sonorità estreme unite a influenze afro-americane. E la title track (di cui è uscito anche un visualizer) posta in apertura, non fa altro che confermare l'attitudine avanguardista dell'ensemble, miscelando ritmiche estreme affiancate dal growling del frontman e partiture più morbide, con voci pulite e cori di chiara derivazione folk/gospel, con tanto di battito di mani a tenere il tempo. A me la proposta di Manuel Gagneux piace, per quanto mostri una vena un po' paracula e forse, stia un po' perdendo del cosiddetto effetto sorpresa. Tuttavia, i brani scorrono via veloci, pregni di ottime melodie, tanta ruffianeria (e "Fend You Off" potrebbe essere un esempio emblematico, comunque estremamente gradevole nella sua progressione, tra influenze alternative e di Devin Townsend memoria), una spettacolare performance canora, da sempre punto di forza del progetto, stralunate e angosciantissime derive sperimentali ("Clawing Out"), e una componente intimista ben accentuata, soprattutto nella conclusiva "To My Ilk". Insomma, un più che discreto antipastino, che però ora mi ha messo addosso una gran fame. (Francesco Scarci)

(Self - 2024)
Voto: 70

https://www.facebook.com/zealandardor/

mercoledì 5 aprile 2023

Zeal & Ardour - Firewake

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
La creatività di Manuel Gagneux è sempre alle stelle. Gli Zeal & Ardour erano usciti a febbraio 2022 con l'album omonimo; non fa nemmeno in tempo a finire l’anno, che se ne escono con un altro EP, ‘Firewake’, che in realtà è stato scritto tempo addietro ma che non aveva trovato posto nella precedente release. La proposta? Quella di sempre, ossia in grado di miscelare sonorità black metal con suoni sperimentali che ci riconducono alla tradizione gospel degli schiavi afro-americani. Una caratteristica questa che mi ha fatto apprezzare da sempre le qualità della stravagante creatura elvetico-americana. Due i pezzi a disposizione per i nostri per conquistarci con il loro sound evocativo: “Firewake” in apertura, la title track, con un incipit affidato alla classica coralità che evoca appunto la musica afro-americana, seguita poi da un rifferama ritmato e da grim vocals che si oppongono alle voci pulite (e fantastiche) del frontman. “Cinq” è invece un breve pezzo strumentale, guidato da una chitarra cupa che con la sua melodia, s’insinuerà con un certa disinvoltura nella vostra testa. Una release questa però che non merita un voto formale data l’esigua durata e visto che il solo vero pezzo è quello che dà il titolo all’EP. Non ci resta allora che assaporarci questi due pezzi in attesa di una nuova uscita. (Francesco Scarci)

(Sub Pop Records – 2022)
Voto: S.V.

https://zealandardor.bandcamp.com/album/firewake

sabato 26 giugno 2021

Zeal and Ardor - Wake of a Nation

#PER CHI AMA: Black/Gospel
Una delle band più interessanti uscite negli ultimi anni è rappresentata dalla creatura elvetico-americana dei Zeal & Ardor, capaci di mixare il black metal con gospel e soul tipici della cultura afro-americana. L'ultima uscita della band è 'Wake of a Nation' (a parte il singolo "Run" uscito un mese fa), nata come risposta alle proteste del Black Lives Matter legate alla morte di George Floyd. E la band basata a New York lo fa regalandoci sei splendidi pezzi, dal gospel iniziale della mansueta "Vigil" al black mid-tempo della seguente "Tuskegee", dove allo screaming feroce di Manuel Gagneux, i nostri rispondono con i vocalizzi puliti dello stesso ben più caldi e dove le linee di chitarra oscure come la morte vengono ammorbidite da sensuali break acustici. "At the Seams" apre con la voce suadente del frontman in primo piano in un pezzo che sembra scaldarci il cuore, ma è solo apparenza perchè i toni si fanno più accessi (ma solo a tratti) nella seconda parte del brano. "I Can't Breath" può solo rievocare quelle scene atroci viste alla tv durante l'uccisione di George Floyd e lo fanno inevitabilmente con un testo duro da digerire. "Trust No One" segna ancora una forte mix tra black e gospel, in un connubio sonoro che ha reso grande e originale questa band nella scena metallica mondiale. E il battito di mani finale, le voci afro-americane, fa pensare allo schiavismo, ai campi di cotone, alle proteste dei neri contro i bianchi, il tutto in un contesto sonoro tribal-percussivo di gospel e industrial che rendono questo 'Wake of a Nation' un lavoro a dir poco unico. (Francesco Scarci)