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mercoledì 1 novembre 2023

Hegeroth - Disintegration

#PER CHI AMA: Black/Death
Non si scherza certo con i polacchi Hegeroth che sin dal primo secondo ci fanno ballare a botte di calci nel culo con un suono dirompente, articolato e maligno, un biglietto da visita inviperito che ci introduce al quinto lavoro per la band di Katovice, 'Disintegration'. Di nome e di fatto aggiungerei io. "The Snake" ci stringe infatti nella sua morsa black metal che fa del tremolo picking la sua arma principale, accompagnato da vocals super arcigne e da ritmiche sghembe, eppur dotate di una discreta vena melodica. Pezzi brevi, diretti in pieno volto, come testimoniato anche dall'assassina "Debased" che macina riff vertiginosi, vocals pungenti, hyper blast beat ubriacanti che ci mettono al tappeto dopo pochi secondi. Per fortuna sono solo tre minuti e 40, altrimenti la fustigazione sarebbe ancor più dolorosa. E ci risparmia anche "The Dirt", con meno di tre minuti di sonorità oblique, linee di chitarra acuminate, un breve bridge e poi ancora tonnellate di riff accalcati uno sopra l'altro, il che mi ha evocato l'esordio di un'altra band polacca, gli Entropia. La scuola black in Polonia ha grandi interpreti e gli Hegeroth potrebbero collocarsi tra questi, sebbene 'Disintegration' suoni un passo indietro rispetto al precedente 'Sacra Doctrina'. De gustibus... ma a me non dispiace la dinamicità di "The Ritual", con le sue epiche melodie, il black che incontra il thrash metal in una rincorsa chitarristica da lasciar senza fiato. La contraerea continua a sparare proiettili affusolati anche in "Uplifted", un brano che a livello ritmico, ammicca non poco ai maestri Morbid Angel. Decisamente più melodico l'incipit di "The Shepherd" che, mettendo in bella mostra il tremolo picking delle chitarre, evoca il sound dei Dissection anche se poi nei giri di chitarra, riemerge forte l'influenza di Trey Azagthoth e compagni. E non ne è immune nemmeno "The Ring", in cui il frastuono ritmico irrompe definitivamente nelle mie sinapsi, contribuendone alla distruzione di massa. Da sottolineare poi in questo pezzo un uso un po' fuori dagli schemi del cantato, qui in una stravagante versione stile Brian Johnson degli AC/DC. Una chitarra sinistra apre "The Queen of Spiders", ma sarà l'unica diversificazione rispetto ai precedenti pezzi visto che poi si riprende a mitragliare fino ad un break atmosferico che interrompe il frastagliare ubriacante delle chitarre. In chiusura, " An Accident" non aggiunge nulla di che ad un disco che rischia solo di risultare un filo indigesto a chi non è avezzo a questo genere di sonorità. L'unica salvezza potrebbe essere la durata, 33 min e 33 secondi di black metal anticristiano. (Francesco Scarci)