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#PER CHI AMA: Instrumental Post Rock
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In soli sei mesi, i liguri Repetita Iuvant escono con due EP. L'avevano dichiarato che avrebbero fatto uscire una trilogia in un lasso di tempo alquanto ristretto. Detto fatto. Il trio di La Spezia torna con quattro nuovi pezzi che si vanno a sommare a quelle "Gusev", "Montalto" e "Sapradi", uscite a fine 2020, nel primo EP intitolato '3'. Chissà se anche qui è colpa del Covid e dei lock-down annessi, se la band ha partorito cosi brevemente queste due creature o se magari erano pezzi che già facevano parte della storia dell'ensemble spezzino. Comunque per chi non li conoscesse, i Repetita Iuvant, locuzione latina che, traslata ai giorni nostri, vuol significare che ripetere un gesto o un'azione può dare un beneficio, propongono un post rock strumentale che dalle soffuse note iniziali di "Sagiadi", giunge a quelle finali della lunga "Piuno". Quando si parla di post rock, è spesso lecito cadere nella tentazione di immaginare come sia la proposta della band ancor prima di ascoltarla e ahimè, molto spesso ci si azzecca pure. Ecco, la cosa avviene anche per i Repetita Iuvant, anche se la proposta del trio sembra decisamente più scarna e minimalista se confrontata a produzioni internazionali ben più pompate. Il che sembrerebbe confermato da una registrazione in presa diretta che non enfatizza certo i suoni, caratterizzati da una ricercatezza sonora non cosi acuita, vista la volontà della band di proporre tracce per lo più improvvisate. "Polloni" è un lungo pezzo di quasi dieci minuti che si perde in un giro di pensieri iniziali messi in musica, quasi un rimuginare interiore che lentamente si palesa attraverso una narrazione pregna di malinconia, con un pizzico di magia e un sound che di caratterizzante però ha ben poco, visti i classici riverberi del post rock, un approccio onirico ed una certa lentezza di fondo, tutte cose che rientrano nei dettami del genere. "Metloping" si conferma come propugnatore di un approccio minimal-vellutato, quasi si tratti di una schitarrata in compagnia di amici, davanti ad un bicchiere di vino con luci soffuse e un'aura malinconica palpabile che si annusa più pungente laddove il tremolo picking aleggia forte nell'etere. A chiudere '3+1' ecco la lunga "Piuno", una traccia che si affida all'abbinata batteria chitarra in una forma che definirei ancora piuttosto ancestrale (per non dire casalinga), soprattutto per ciò che concerne i volumi dei singoli strumenti. Un brano che ho francamente faticato a digerire rispetto ai precedenti pezzi, forse perchè apparentemente sembra quello con meno passione anche se alla fine risulterà il brano più sperimentale. Attendiamo ora il terzo capitolo per capirne qualcosa di più di questi Repetita Iuvant. (Francesco Scarci)
I
Repetita Juvant sono una trio proveniente da La Spezia che associa una
filosofia lo-fi di registrazione con i classici canoni stilistici della musica
post rock, quella più sognante ed eterea. In questo secondo disco intitolato
semplicemente '3 + 1', si mette in evidenza una certa propensione per la musica
liquida, fatta di atmosfere unicamente strumentali, che si incastrano tra
qualche malinconica sospensione dei This Will Destroy You e certe teorie sonore
degli Ulan Bator che hanno fatto storia, sviluppate in questo caso, da un trio
anomalo formato da una batteria, una chitarra synth ed una chitarra elettrica.
Da evidenziare anche un gusto assai personale per i disegni che
animano l'ottimo artwork di copertina. La ricerca intentata nei suoni per
tributare una certa matrice vintage e psichedelica, a mio modesto parere, dà i suoi frutti solo in parte, visto che la
veste naturale del suono viene così estremizzata, e in più momenti, sembra di
essere di fronte, ad un demotape registrato in sala prove, cosa che penalizza
l'ascolto dei brani che, al contrario, sono interessanti e pieni d'atmosfera. Il fatto
di sperimentare sulla registrazione in tempi moderni è ammirevole, ma se il
risultato fa implodere il sound nella sua totalità, la cosa fa un po' riflettere (il
precedente lavoro intitolato semplicemente '3', non soffriva di questa carenza nella
dinamica del suono). La sensazione è che siano buone cartucce sprecate solo per
la presunzione di cercare la dimensione sonora di un tempo che non si può più
ricreare. Altra nota in parte negativa che la registrazione scarna mette in
evidenza, è una carenza nei bassi, ovvero la mancanza di un basso vero e
proprio si rende troppo evidente, manca infatti qualcosa che renda il tutto eccellente,
anche se ripeto, non voglio criticare la scelta stilistica e musicale ma
semplicemente raccontare la mia emozione all'ascolto del disco. Quindi, alzato
il volume, preso atto che non sentirò nessuna linea di basso in questo disco,
mi affogo nel cristallino mare dei Repetita Iuvant, che non è mai banale e che
pullula di idee, anche se non del tutto originali, ma comunque sono ben confezionate
e suonate con ispirazione. Brani ipnotici, visioni filmiche di spazi immensi e
luminosi, che vengono esplorati in queste quattro tracce dal taglio siderale,
nudo e crudo, che avrei voluto sentire con una produzione totalmente diversa,
più maestosa e cosmica, per un disco di tutto rispetto, pieno di ottime idee
ingabbiate però, in una scelta di produzione a dir poco sotto tono. (Bob Stoner)