Interviews

sabato 30 luglio 2022

Keepleer 18 - Vammifiaa

#PER CHI AMA: Sludge/Grind
I Keepleer 18 sono una compagine ucraina dedita ad uno stoner sludge caratterizzato principalmente da una voce alquanto inusuale, quasi in scream. 'Vammifiaa' è il loro primo Lp, uscito originariamente nel 2014 ma riesumato nel 2016 in formato fisico dalla Bad Road Records. Devo ammettere che, seppur la proposta del quartetto di Chernihiv non mi scaldi più di tanto il cuore, qualcosa di intrigante l'ho anche trovato lungo le otto tracce qui incluse, a partire dall'opener "Mirzzaf", song sludgy ma che nel suo interno regala una scheggia grind a cui far da contraltare con una porzione punk rock, un qualcosa che mi ha evocato, giusto per un secondo, i Lawnmower Deth degli esordi. Certo, rimane il problema che la voce di Sergey Senchuk (aka Senya) sia a dir poco odiosa, ma il disco ha comunque qualcosa in serbo che prova per lo meno a differenziarlo dalla miriade di lavori simili che continuano a uscire ogni giorno in US. "Om-Karidaat" si muove ancora su un'architettura musicale analoga, tra frangenti sludge e brevi divagazioni grind. Lo stesso dicasi di tutti i brani successivi che mostrano un canovaccio alquanto simile, tra un rifferama ritmato, a cui dar successivamente libero sfogo con scorribande grind (in "Suuroo" il drumming è comparabile a quello di una contraerei), qualche rallentamento doom (si ascolti "Fliboor" o "Riizofaar") o addirittura qualche squarcio chitarristico (la stessa "Fliboor" o la successiva "Lakkan") che ci condurranno fino alla conclusiva "Zollof", che chiude un lavoro per quanto mi riguarda non troppo entusiasmante ma che necessita di ripetuti ascolti per essere apprezzato integralmente. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records - 2016)
Voto: 62

https://keepleer18.bandcamp.com/album/vammifiaa

venerdì 29 luglio 2022

Moonlight Sorcery - Piercing Through the Frozen Eternity

#PER CHI AMA: Symph Black
Era da un bel po' di tempo che non mi immergevo nei boschi finlandesi e in aiuto mi sono venuti i Moonlight Sorcery a catapultarmi nel loro sound devoto ad un power black sinfonico estremamente ricco di melodie. Dopo la classica intro che apre questo primo lavoro ufficiale per la band, intitolato 'Piercing Through the Frozen Eternity', ecco giungere "For Thy Light Is Ice" a raccontarci un po' di più del terzetto originario di Tampere. Sono inevitabilmente facili alcuni accostamenti che si possono fare alla band: ho pensato infatti ai Children of Bodom per il comparto tastieristico e quel ventaglio di soluzioni che oscillano dal power al black, con lo screaming di Ruttomieli comunque inossidabile e in primo piano. "Ice-Veiled Spell", il primo singolo della band, è un esempio di black rabbioso che strizza l'occhiolino ai Dissection e che di originale ha ben poco da offrire, ma d'altro canto, chi al giorno d'oggi riesce ancora ad offrire album dotati di personalità? Direi quasi nessuno. E allora lasciamoci andare alle belle aperture chitarristiche, alle ariose melodie, alle galoppate furenti, dove la batteria è l'elemento che stranamente mi convince di meno, con quel suo fin troppo eccessivo serratissimo incedere. Le chitarre invece continuano a volare anche nell'arrembante "Wolven Hour", heavy thrash black allo stato puro, che trova in brillantissimi cambi di tempo (e contestualmente anche di genere) il suo vero punto di forza, grazie ad un eccelso lavoro alla sei corde ma anche alle tastiere. La seconda metà del brano peraltro varrebbe il prezzo dell'acquisto del cd, grazie ad una serie sequenziale di stacchi e trovate varie, che stonano semplicemente per quel lavoro alle pelli che non mi dà pace, ed una voce che sembra evocare quasi quella di Dani Filth. In chiusura, "Hauta-alttari" per gli ultimi sei minuti all'insegna di un black mid-tempo portatore di quel gelido vento finlandese che per certi versi mi ha addirittura evocato un che dei Primordial. Tutto alla fine molto interessante, da sviluppare al più presto in un cd completo e meglio suonato nel comparto batteristico. (Francesco Scarci)

(Avantgarde Music - 2022)
Voto: 73
 

Opeth - Blackwater Park

#FOR FANS OF: Prog Death
This album is a bit heavier than 'Still Life' though it features more diversity (piano). But it is also a bit heavier than their predecessor. The music varies a lot here. Hence the progressive metal effort. It's a shame that the band stopped playing metal and swayed to progressive rock. But at least we can appreciate their older music than what's now that they are dishing out. The music and the vocals are the best parts of the album. The length of the album is another one that exceeds 60 minutes. They really were a talented progressive metal band. I'm not in the liking of how they changed, but like I said, their old stuff is their best stuff.

The metal and tough sound permeates throughout this album. But they do a good job with taking a break from the heavy guitar bits to settle down with clean guitars and vocals. Mikael uttered that he hates the deep throat on songs, but it's still good to have. It could be another reason why they're a rock band now. I like the old stuff only, 'Heritage' is not for me, sorry. The music on here is fantastic. They really don't include much lead guitar riffs, just acoustic guitars and clean tone riffs. But it constantly fluctuates. I like it when they put forth the metal in the songs. It takes me aback, but it's also good to hear them always changing it up.

I like the music and vocals the most, they can do without some things though most of it is appropriate here in making this a dominating album. I like the deep vocals, the clean is a good change up however. I wouldn't really change anything on here, the music is just amazing. It's the riffs that do it for me. The bar chords and that mixed with the clean is well-done. The fluctuation always keeps you guessing. They don't seem to run out of ideas on here. The music just flows and the thickness in the chunky guitar is spellbinding. I like the clean stuff too, it's good for a change. Sometimes it's difficult to hear only heavy shit.

I would say that every song on here is worthwhile, nothing on here misses a bit. I would say this is one of the best Opeth releases in the early 2000 era. But just how they changed made me pause. As long as they keep it to music that is progressive metal, then good. But that's not going to happen again, at least that is my prediction. They put in their bit in the metal world, onto the next chapter. I like this one entirely, as I said, nothing that needs a change on here. I like the clean a lot on here. Both the vocals and guitar, it sounds really amazing. But once the heavy guitar bits come forth, then the destruction of your eardrums.

I venture to say if you still have a CD player, buy the physical copy of the album! Show support for metal music! This one is another great chapter in metal history. It's not that you necessarily have to like the band members to respect what they have done for the metal world over the years in their career in music. They still need your support for ongoing the next chapter in their career. Check this one out, you'll hear a great many things worthwhile and experimental. The heavy and clean are both wicked, and they show their talent for mixing these two aspects into a great many compositions. Own it if you don't already! (Death8699)


(Music For Nations/Sony - 2001/2021)
Score: 86

https://www.facebook.com/Opeth

Sound of New Soma – Musique Bizarre

#PER CHI AMA: Psych/Kraut Rock
L'ultima opera di questo duo tedesco, composto da Alex Djelassi e Dirk Raupach, è un parto cospicuo di 12 brani (ovvero un doppio album) messi insieme con parti scritte e donate da altri musicisti della Tonzonen Records. Compagni di scuderia (tra cui membri di The Spacelord, Vespero, etc), che hanno partecipato attivamente con le loro idee, alla realizzazione di questo undicesimo disco targato Sounds of New Soma. L'ambiente sonoro di 'Musique Bizarre' si muove attorno al regno della psichedelia più tenace e multiforme (guardatevi i video nel loro canale youtube per farvi un'idea), ipnotica e orientata verso forme di German rock, con un gusto per un certo immobilismo sonoro che induce verso l'estasi sensoriale, profuso in tutti i brani, anche se per ognuno di loro si può descrivere un universo interiore diverso dall'altro. Il mondo psych, da 'Timewind' di Klaus Shulze ai Tangerine Dream, incontra l'elettronica moderna con l'intento di riorganizzare la forma più robotica del kraut rock degli esordi, ed in sostanza tra queste tracce, si riconfermano i sentori cosmici del disco precedente, anche se qui la sezione ritmica gioca un ruolo fondamentale nel dirigere il viaggio cosmico. "Berlin Marrakesch" è una lunga suite che come preannuncia il titolo, farà la gioia dei psyconauti più vicini alle escursioni esotiche nel ricordo degli Aktuala dell'omonimo album del 1973, tra ambient sintetico, elettronica vintage e rintocchi dal sapore etnico, che riportano ad un Magreb futurista e proiettato in un deserto di qualche altra sconosciuta galassia. "Waidmann" si alterna a sapori post industriali e classicismo, con una tromba inaspettata che squarcia l'atmosfera di scuola Vangelis, che l'avvolge e ne stravolge il verso iniziale, mentre per "Klausz" (il titolo è fuorviante) credo sia indubbia la ricerca di una composizione per rendere omaggio all'infinito musicale del maestro Sakamoto, autore di brani simili, come "Hibari". In questo disco appaiono molte composizioni di lunga durata, tra le tante "Gökotta", che mi ha colpito più di altre per la sua locazione industrial/kosmische musik, mentre "Balkenspirale", è un altro brano di lunga durata ispirato e alimentato dalla mano sapiente (in fatto di rock psichedelico) degli The Spacelord, e sviluppato secondo i canoni ipnotici degli Ozric Tentacles ed anche dei Porcupine Tree di un tempo. In definitiva i Sounds of New Soma riconfermano il loro amore per certa ambient psichedelica ben strutturata e raffinata, ispirata dai grandi maestri del passato e con l'aspirazione massima di ripercorrerne le orme e rinverdirne le idee, con il rischio concreto che l'originalità non sia sempre una prerogativa. Comunque, dopo questa ennesima buona prova, per il duo tedesco l'appellativo migliore è quello di nipotini talentuosi dei Tangerine Dream, provenienti direttamente dalla costellazione di Alpha Centauri. (Bob Stoner)

The Pit Tips

Francesco Scarci

Infig - Utfryst
Olhava - Reborn
Windfaerer - Breaths of Elder Dawns

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Death8699

Epica - The Quantum Enigma
Metallica - Master of Puppets
Sodom - Persecution Mania

martedì 26 luglio 2022

Svrm - Червів майбутня здобич

#PER CHI AMA: Post Black
Da una delle città più martoriate dal conflitto russo-ucraino, Kharkiv, ecco arrivare i Svrm, one man band alquanto famosa nel circuito black underground con ben tre Lp e sei EP all'attivo. 'Червів майбутня здобич' (tradotto in "futura preda dei vermi") è l'ultimo lavoro uscito quest'anno poco prima dell'esplosione della guerra che include quattro pezzi di black atmosferico dai connotati malinconici. Il tutto è testimoniato dall'opener, nonchè title track del dischetto, che mette in mostra la rabbia post black del musicista ucraino, contrappuntata da una vena malinconica a livello delle melodie di sottofondo. Ancora meglio nella seconda traccia, "Поклик могил", che parte feroce come non mai, ma che a metà brano, ci offre un break acustico dai tratti folklorici, per poi ripartire all'insegna di ritmiche furenti, grim vocals e chitarre ancora più ispirate. "Carceri" si muove sulla stessa linea, con un songwriting nebuloso, fosco, decisamente cupo ed ancorato alla tradizione black, con una ritmica bella serrata, interrotta da uno stop and go delle forsennate linee di chitarra. A chiudere ci pensa la rovente "Смерть" che testimonia come il nostro mastermind di oggi, pur non inventando nulla di nuovo (qui siamo al cospetto di un black mid tempo), mostra comunque ancora qualche cartuccia interessante per catturare la nostra attenzione. (Francesco Scarci)

(Self - 2022)
Voto: 68

https://svrm.bandcamp.com/album/--8  

Abbath - S/t

#FOR FANS OF: Black Metal
I thought that this release is actually better than their new LP because it sounds less like Immortal and more like Abbath's band. So on here, you hear what Abbath had in store with listeners, not Immortal. I liked it the whole way through. They have some catchy songs. I liked this from start to finish, even though not everything I liked about it. I liked the aura and atmosphere it has to it. It's a little bit eerie in a way. The guitars and vocals are the favorites of mine out of everything on here. The recording quality was good, pretty top notch if I might say so at least. I just thought a little of it is kind of flat sounding, but not too bad.

Abbath sounds like their holding the sound of their own whereas 'Outstrider' sounds too much like Immortal. Of course Abbath's vocals can't be duplicated so he'll always sound like himself. He changes up a little bit on here but not too much. The music is just astounding, especially track one. The songs are pretty much all killer and pack a punch to them. I don't think they ever let up at times. A lot of the riffs are technical. And original sounding as all hell. Abbath came up with some KING guitar pieces he really delved into creativity city. I don't doubt that it took some time to write the music to this one.

The sound of most of the vocals were grim but that's what makes his voice not duplicated in black metal. Though the latest Immortal with Demonaz was sounding pretty much like Abbath for that record. I still think it can't be replicated. And the riffs are sweet the whole way through. It's too bad he didn't carry this sound to the latest Abbath. It would've been better not to sound like his former band. On here, he just tears it up. The whole release is killer. Even the bonus tracks. I liked this one the whole way through. There wasn't anything that I'd change on here. It's definitely monumental.

The only reason why I knocked off some points is because I thought the recording could've sounded a little bit better. Nevertheless, they get an 80. Probably one of the better recordings in 2016. I can't believe it's been that long before he's had this record out. But anyway, for him to be still active in the metal genre is good. He's quite an outstanding musician. His lead guitar work could be a little bit better but still, his songwriting is exceptional. One of my favorite black metal musicians. As long as he keeps making music, I'll be happy with that. Give this one a listen to! (
Death8699)

(Season of Mist - 2016)
Score: 80

https://abbath.bandcamp.com/album/abbath

Centurian - Liber ZarZax

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death Metal, Deicide
Cosa si propongono gli olandesi Centurian? Di rammentarci che la spada di Damocle dello sterminio di massa è sempre sospesa su di noi? O si tratta semplicemente dell'ennesima allegra brigata in vena di caciara? A giudicare da titoli come "Fornicating the Nazarene", la seconda ipotesi parrebbe la più plausibile. Ma soprassediamo. Rammentate il primo Lp dei Deicide e 'Cross the Styx' dei Sinister? Bene, l'assalto sonoro dei Centurian può essere accostato a quei precedenti illustri. 'Liber ZarZax' è un album che prende alla gola. Si soffre, e molto, prima di vederne la fine. Undici canzoni, undici inesorabili vangate. La voce, bassa e gutturale, ci riporta alle veglie intorno al fuoco nelle caverne del paleolitico. Laceranti assoli di chitarra aggiungono un tocco ulteriore di follia al quadro d'insieme. Quanto ai testi: "Colosseum of Blood" tratta del medesimo argomento di "Lion's Den" dei Morbid Angel (da 'Covenant'): se allora David Vincent ruggiva "Kill them all! Kill them all for slander and mute their ways!" qui si legge "Kill them all! Shed their blood. Kill them! The flesh must fall". In entrambi i casi, quel "them" è riferito ai cristiani votati al martirio nelle arene della Roma dei Cesari. Le litanie apocalittiche di "Heading for Holocaust" risultano persino commoventi: solo un inguaribile ottimista potrebbe ancora sperare nella fine del mondo. Per concludere, l'album dei Centurian va affrontato alla stregua di un'esperienza penitenziale: con stoicismo.

(Listenable Records - 2001)
Voto: 60

https://www.facebook.com/Centurian333

lunedì 25 luglio 2022

Power Trip - Nightmare Logic

#FOR FANS OF: Thrash Metal
All 32 minutes is quite killer! Awesome riffs, original and catchy. That's what I liked the most out of this release. That and the vocals. Sad what happened to Riley, he was just too darn young. His vocals have an echo sound to them and hoarse sort of sound. They were pretty unique. I think they augmented the guitars. And the guitars were put together in a quite masterful way. I wouldn't change anything about this release. They lacked it a bit in the recording department, though that's my only sense of drawback with the release. But everything else is quite good. The drums went well aside the guitars.

This album could've been a bit longer, but I loved every bit of it. The music is the strongest force here. Not too familiar with crossover metal as I am with thrash metal but they're both meshed together. I liked what I heard though. The riffs are quite technical as hell. They sway all over the place. But it's in a good way, they all have their unique quality to them. Just the leads are a little sloppy, but not that bad. I think if they took out the leads and just kept it to the music itself then I would've given them a higher rating. Nevertheless, a good release from start to finish. That crunch tone guitar is just sick!

As I say, the production quality could've been a little bit better but everything was well orchestrated. They really did an ass-kicking job here. The recording quality just needed a little adjustment, that's pretty much it. In any case, this release just dominated. The vocals were like I said unique and went well with the music. I liked everything about this release except the production. It just needed a step up to it. But the guitar riffs made up for that. I made sure to hear this on digital before anything else. The album isn't that long but it's still pretty good to put on my "to get" list in terms of CD's.

Definitely check out the digital recording to this release and see what you think. I thought that the whole release was killer. But to each to their own. I wouldn't say "caveat emptor" I'd say that it's worth some spins through before you see about getting the actual CD. That is, if it's available. I would say a really strong release here and every minute of it was sick. The guitars are quite technical as hell. That's what's the highlight of this release. Even though Riley died, he left off with an amazing record that will in the thrash/crossover metal recordings that are just sickly. Take a listen to this! (Death8699)


(Southern Lord Recordings - 2017)
Score: 82

https://powertripsl.bandcamp.com/album/nightmare-logic

Epica - The Holographic Principle

#FOR FANS OF: Symph Metal
I was a fan after I heard 'The Quantum Enigma' some years ago when it was newly released. I felt that since I liked that one, 'The Holographic Principle' was good in the next. I was right. I like Simone's vocals and the music, which is whole symphonic featuring some killer guitars. I also liked their EP 'The Solace System' which featured six tracks that didn't make it on this full-length. 'The Holographic Principle' features some moderate sounding tempos with illustrious vocals (clean) as well as mixed with some male voice that's hoarse (featured on "Universal Death Squad", etc.). It's mostly Simone on here.

The music is all-encompassing pretty orchestra tic and the guitar riffs are blatantly heavy. But they (despite the keys) sound like an underground band with seriously intriguing musicians. Both styles of the vocals (brief) seem to mesh well with the operatic vox. Simone is easily likeable though they are many people that I've heard that despise her voice and personality. But on here to me, she's absolutely amazing. Her voice soothes the brutal tunes of the music. An illustrious taste.

My favorite song of all time from the band "Universal Death Squad" is featured on a YouTube video for the song. I don't much like the video but hearing the song on this LP has what really got me into this release. Though I like all tracks on here. But this one in particular hit-home with me. Absolutely. The whole album seems to tell a story and seems to be a sort of concept release. Mark seems to have infected Simone with certain types of physics (which appears on an interview with Simone). She barely made it through High School when it was the second time around that she was asked to be on vocals for the band.

I think that Simone's voice on here seems to fit that moving sound that the band has eradiated over the years which I don't want to go any further down their discography. I think that 'The Quantum Enigma' is or was a good start to the band. I feel that this one and that one are my favorites. Though I did enjoy 'The Solace System' EP quite immensly. I can't wait to hear their latest 'Omega'. Mark does the bulk of the songwriting which is where Simone has to latch onto (the concepts) in order to successfully belt forth her immaculate clean Dutch vocal duties. It's no wonder she's friends with Christina Scabbia. Women in metal, hell yes! Check this out! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2016)
Score: 80

https://www.epica.nl/band

Graveyard - Lights Out

#PER CHI AMA: Hard Rock
La consueta raffica di pallettoni zep-sab ("An Industry of Murder", "Goliath", "Seven Seven", il riff killer di "Endless Night" e, in misura solo leggermente minore, tutto il resto dell'album) dovrebbe riuscire nell'intento di impallinare a morte i vostri padiglioni coriacei. Viceversa, gli schivapallottole potrebbero rilevare maggior fascino nelle ballad mid-tempo, bluesy ("Hard Time Lovin'") e sbilenche ("20/20"), a metà tra la magniloquenza southern del suono e quello spleen sornione cali-pop jim-morrisoniano nella modulazione vocale che negli anni sessanta attirava reggiseni con la stessa magnitudo con cui il monolite di '2001 Odissea nello Spazio' attirava la conoscenza. Se avete in mente di sbarazzarvi della famiglia e rifare con la stessa gente quella stessa vacanza ad Amsterdam di venticinque anni fa che nelle conversazioni riuscite a qualificare esclusivamente con l'aggettivo "epica", ecco, questo è il disco giusto da prender su. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2012)
Voto: 77

https://www.facebook.com/graveyardofficial

Panopticon - The End is Growing Near

#PER CHI AMA: Black/Folk
Dopo il 'Live in Belgium' ed in attesa di ascoltare qualcosa di nuovo, il buon Austin Lunn ha riesumato un paio di pezzi che aveva scritto nel biennio 2008-2010, all'epoca dell'uscita di 'Collapse'. Proprio in linea con la furia di quel disco, i due nuovi vecchi brani dei Panopticon si muovono tra ritmiche sparatissime, urla feroci e melodie votate sempre ad un caotico ma efficace black dalle vaghe tinte folkloriche. Si parte con la lunga e tortuosa "Haunted America II", song incentrata sul tema della persecuzione degli indigeni d'America da parte dei coloni inglesi e che si muove su frenetiche ritmiche black contrappuntate dalle grim vocals del factotum statunitense, e tra disarmoniche porzioni di chitarra che raramente ho trovato nella discografia del musicista originario del Kentucky. Il primo pezzo sembra un lungo racconto che avrà modo di toccare apici compositivi davvero interessanti per poi chiudersi con delle spoken words che ci introdurranno all'altrettanto suggestiva title track, il cui tema è legato alla crisi climatica e alla degradazione dell'ambiente, e che nasconde nella sua ritmica una spettrale melodia che ne stempera la brutalità palesata nel martellante incedere di batteria e chitarre. Saranno anche due brani di oltre 12 anni fa, ma la qualità dei Panopticon non si discute minimamente, anzi trovo questi due pezzi molto migliori di alcune delle ultime release del polistrumentista americano. Bella trovata. (Francesco Scarci)

domenica 24 luglio 2022

Bergthron - Jagdheim

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Epic Black
Mini cd (tre canzoni) di black metal dal respiro epico. I testi sono in lingua tedesca. Nulla da eccepire in merito a questa scelta: è giusto che le nazioni difendano le proprie peculiarità linguistiche dalla marea montante dell'omologazione culturale. Nel libretto appare, in calce, un breve scritto intitolato "Il culto di Wotan". Venendo alla musica, cominciamo col dire che le canzoni dei Bergthron sono piuttosto lunghe, com'è consuetudine per molti gruppi black epici (pensate solo a Falkenbach e Graveland). Chi nutre predilezione e simpatia per il genere apprezzerà senz'altro le prime due canzoni, "Aus Edlem Blut" e "Im Weien Wald". La title track, invece, parte svantaggiata da un riff di chitarra alquanto discutibile (degno tutt’al più della musica rock radiofonica) e dalla malaugurata presenza di una voce gracchiante e sgraziata. Un semplice incidente di percorso?

(Perverted Taste – 2001)
Voto: 63

https://www.bergthron.de/index.php?route=common/home


Emperor - IX Equilibrium

#FOR FANS OF: Symph Black
What a kick ass release! So much intensity and variety. I valued this album greatly. The music is what's the most captivating! I enjoyed the whole thing. I don't know why this got some poor ratings because it's so catchy and noteworthy. These guys know how to tear it up musically. I realize the symphonic black metal genre it falls under and me disliking synthesizers doesn't make me like this album any less than it is. I think the keys went well alongside the guitars. The guitars are where the intensity lies. And the variation in the vocals make the album even more likable. It totally kicks ass the whole way through.

Songs are in variation with tempos, but most of them has that sort of variety in themselves. These guys never seem to disappoint. I like the guitars on pretty much all of the songs. I think the songwriting is way good. That's what makes the music most likable to me. The vocals are good as well. Everything seems to fit in just right. I like the atmosphere here, too. It makes the music sound more eerie and dark. But always the guitars, they kick ass the most. A long sought after release that I didn't take notice of until somewhat recently. The release was from long ago but still deserves praise.

I like the production quality and mixing. It seems as though everything was woven together rightly. It's everything to like in a black metal album. These guys have been kicking ass for years, I hope that they have a new album on it's way since they're still active! I'd love to hear some good new material. The only thing that is in a sour note is the lead guitar. I couldn't really stomach it I thought the main rhythms were fantastic though. If they cut out the lead I would've rated this higher. But since this is an older album, the guitars should've been just rhythm. They kind of make the sound to the rhythms more muddled.

I liked this album the whole way through. I enjoyed the bulk of the compositions. I think I'm right in saying that the leads put a damper on the music. If it were solely the rhythms, the music would sound more intense and killer. The tempo changes were there making it more diverse and well thought after. I really think this is an underrated album. But I can't change that. My opinion is to check out this album on digital first then make your choice as if you would want a physical copy of the LP. Get to hearing it! (Death8699)

(Candlelight Records - 1999)
Score: 80

https://www.facebook.com/emperorofficial

Grave - Out of Respect For the Dead

#FOR FANS OF: Swedish Death, Dismember
This is a quality album, I'm not sure why people think it's "generic." I thought it anything but that. This is a MONUMENTAL release from the band. Hope that they come out with a new album soon, too. But this one is a good one that they left off with. I think that the rhythms are awesome and the vocals go along well with the music. Every song on here was worth its wait at the time. They put in some phenomenal music to this one. I like the sound to it. The vocals are tolerable and vicious! There is an unrelenting vibe to strike here. A great follow-up album I thought that they did an outstanding job.

The songs are furious and INTENSE. The riffs are victorious in sound. They all seem to flow together. And some demon-struck sort of vibe to the music. I thought that this was a good release from 2015. And a boon to the death metal community. Nothing generic about this. The music just reigns supreme. They really show maturity being in the death metal community for a long time. And yes, they conquer! Not every song is fast and furious, they change it up here and there. And the leads are pretty good, too. But mostly the riffs are MONUMENTAL. I don't think this band has an album where they don't play their heart out.

The quality of the production was great and they sound great! Everything on here I liked. It took some time to get used to this one, but when I laid it all out, everything went together. And the more I hear the album, the more I like it. I think that they really dominate the scene and are able to show the metal community that they're still kicking ass after many years being active. I hope that they come out with a new one sometime soon. I'd be curious to hear what it'd sound like. They really are killer through and through again. More people need to find out about this one since nobody is really writing much about them.

I bought the CD since I'm a CD collector but you can probably hear this on YouTube. I'm pretty sure that's the best avenue to hear it. It's been some years since it was released so yeah, check it out on there. You'll hear sounds that never before have been heard. It's HEAVY and straightforward death metal. They have a certain groove to them as well so you won't get bored with it. Just the leads aren't the greatest that they could be but still the rhythms make up for that. I gave the album a "77" because I think that even though it was solid on the forefront, there were still some things that needed better working. Own it! (Death8699)


(Century Media Records - 2015)
Score: 77

https://www.facebook.com/GraveOfficial

Blood Red Throne - Brutalitarian Regime

#FOR FANS OF: Death Metal, Cannibal Corpse
Definitely a solid release by this 5-piece act. I enjoyed the whole album. I thought that the vocals and the riffs were the best things about the album. They really know HEAVY guitar and hoarse voice. The sound quality here was outstanding as well. They remind me a bit of Cannibal Corpse, that's what I initially thought when I first heard this. Just the vocals aren't as fast. But still the music is awesome and the musicianship/songwriting was awesome. I didn't think any less than this album than a "75" rating. I felt that they really deserved it. All 40+ minutes here.

The music goes along well with the vocals. And the drums pack a sure punch to them! I didn't see any flaws here. They really are an interesting band. They know how to do the songwriting to a point to where it's a MONUMENT. I thought their most recent was better, but this one packs a punch to it as well. I hope that they continue to stay a 5-piece band. Usually bands with 4+ members makes a more well rounded band. And this is a great example of that. I felt that they really didn't have any weak points to them. The music is awesome in every respect. I feel that the only thing that they could step up are a little bit more original sound.

The production quality was top notch here. I didn't take any points off in that respect. You can hear everything mixed well on this one and they just do away with you from every respect. There were no gaps where they didn't deliver. This whole thing delivers. Just the leads could've been left out. I think that the rhythms were the best part of the album. The vocals were low-bellowing sort of voice. And everything just seemed to fit here from every aspect. There were no songs on here that lagged in any respect. I liked this from start to finish! But yeah, way a lot like Cannibal Corpse in their compositions.

I showed the band respect and bought the physical copy. I didn't know much about this band at first. Wasn't sure what to expect. They really blew me away. I enjoyed the entire CD. I think that you will too if you give it a fair shake. It may take time to get to liking this release, but I liked it right away. Definitely worth it's weight in gold. If you like death metal, you'll most likely like this one. Definitely a good release through and through. The music just blows you away. Get it! (Death8699)


domenica 17 luglio 2022

IWKC - Before We Disappear

#PER CHI AMA: Post Rock Orchestrale Strumentale
I IWKC (aka per I Will Kill Chita) sono un quartetto moscovita dedito ad un post rock strumentale. 'Before We Disappear' è il loro secondo album uscito nel 2013, che l'etichetta della band mi ha recentemente inviato. Non mi è chiaro se per farne pubblicità a distanza di quasi due lustri dalla sua uscita o se perchè c'è un nuovo lavoro della band pronto ad affacciarsi sul mercato. Fatto sta che faccio il mio dovere di recensore e vi parlo di un disco che vede una mezza orchestra a servizio dei quattro musicisti per offrire una proposta dai forti tratti sinfonici. E in effetti il disco presenta fin dalla sua traccia d'apertura, l'inequivocabile "USSR", uno splendido post rock affrescato da un collettivo strumentale che rende il sound della band davvero affascinante, per quanto non proponga nulla di realmente originale. Tuttavia, la componente orchestrale arricchisce e di molto, una proposta che verosimilmente si sarebbe persa nel marasma infinito di band che popolano la scena post rock. E invece le melodie malinconiche dell'opener, ingigantite dalle porzioni orchestrali fanno della proposta dei IWKC, una bella proposta. Non si può dire altrettanto della successiva "Hard Times" (altro titolo estremamente azzeccato per i giorni nostri): oltre undici minuti di melodie a tratti francamente noiose, che provano a ridestarsi grazie ad improvvise e sporadiche accelerazioni che vanno a contrastare una ritmica molle e con poca verve. Il finale però sarà davvero esplosivo e col suo bel carico sinfonico alle spalle. "Streets Going Under Water (Part I)" parte nuovamente in sordina e inizia a mostrare i propri contenuti dopo 90 secondi, anche se in realtà non farà mai il proprio dovere, ossia quello di ammaliare dovutamente l'ascoltatore. Ci prova allora la lunghissima suite (20 minuti) intitolata "Young Heroes" a cambiare le sorti di un classico disco "vorrei ma non posso": robusto attacco rock di chitarre con sezione di archi a supporto a cui farà seguito un segmento ambient prima di una breve pausa, quasi a segnare il confine tra una serie di parti incluse nel brano stesso. Poi nuovamente chitarre pizzicate e a corollario archi e fiati, e poi ancora frammenti atmosferici, in un saliscendi sonico che si riproporrà per l'intera durata del brano e che è peraltro dotato di una parte centrale davvero tosta. "We Had Only One Day" è un pezzo decisamente più fruibile, grazie ai suoi tre minuti e mezzo di musica robusta ritmicamente, la cui enfasi è però stemperata dalle parti orchestrali. "Memories" si lascia a tenui melodie malinconiche che trovano grande enfasi nel finale in una porzione che mi ha evocato gli *Shels. In chiusura ecco le soffuse chitarre di "Streets Going Under Water (Part II)" a chiudere mestamente un disco che vive di alti e bassi, ma che comunque sottopone alla vostra attenzione una band che potrebbe anche meritare la vostra attenzione. (Francesco Scarci)

Svin - Introducing Svin

#PER CHI AMA: Experimental Sounds
La scena danese sta crescendo che è un piacere, anche grazie ad entità come gli Svin, che con questo 'Introducing Svin', giungono al settimo capitolo della loro ultradecennale carriera. Sebbene un titolo ingannevole, quasi atto ad introdurci per la prima volta al mondo del trio avantgarde di Copenaghen, i nostri ci prendono per mano per condurci nel loro visionario cosmo musicale, fatto di rock sperimentale proposto davvero ad alti livelli. E lo confermano immediatamente i suoni cinematici dell'introduttiva "Obelisk", che sciorinano landscape sonici davvero suggestivi, complice verosimilmente l'utilizzo del sax (a cura di Henrik Pultz Melbye) e di un uso fantasioso di chitarra e batterista, grazie alle performance di Lars Bech Pilgaard e Thomas Eiler. Non sarà il mio genere, ma il primo brano mi ha steso per intensità emotiva, coinvolgimento, durezza e per quell'uso stralunato delle voci campionate. Con "From Within" si entra invece in una sorta di incubo a occhi aperti, con sonorità minimal al limite del glaciale nella prima metà, e paranoico-jazzistiche nella seconda parte. Questo evidenzia come 'Introducing Svin' non sia un disco semplice da affrontare, ma sicuramente ha un certo spessore tecnico, confermato dalla terza "Bøn", dove appare la voce di Thorbjørn Radisch Bredkjær, in una song dai tratti obliqui che non ho realmente ben capito e per questo ho apprezzato enormemente per le sue storture musicali. Storture che proseguiranno nel resto del lavoro, dalla jazzata e psicotica "Snake" passando per la dronica "Herbalism", fino ad arrivare all'imprevedibile "Årring", che vede Kasper Tranbjerg dilettarsi egregiamente alla tromba (il quale tornerà anche nella schizoide e John "zorniana" "Punklort"). "Deadweight" è un lungo brano di oltre nove minuti di angoscianti sonorità drone, mentre la conclusiva "Dødsenangst" è un esempio di scomposti suoni elettronici contaminati dal noise, che vedono alla voce la robotica ugola di Marie Eline Hansen, a completare un disco che dire sperimentale potrebbe apparire addirittura eufemistico. (Francesco Scarci)

(Tonzonen Records - 2022)
Voto: 75

https://svin.bandcamp.com/album/introducing-svin

Valkyrja - Contamination

#FOR FANS OF: Black Metal, Marduk
What a black metal onslaught! And depressing as hell. I like the rhythm guitars and the vocals. It's typical fast-paced black metal with an aura of a grim setting throughout. I enjoyed this whole release! I don't care what the ratings are for this, I thought that it was solid! Pretty fast songs that actually fluctuate tempo-wise. The sound quality was good as well. I like the vocals, too! What invigorating yet solemn songs. It's hell of worth checking out to hear some grim songs. Tempos do change but the variety makes you guessing throughout. I thought that all the songs are good. Great Swedish metal mongers.

I've never heard of this band before hitting the record store this past week and thought it might be interesting. I was right about it and found it quite entertaining. I think the biggest factor is the variation in tempos. So yeah, there always going to keep you guessing on here. The music is my favorite, absolutely! The riffs were a lot of tremolo picking and down-picking. It doesn't let up till bam it gets slow and dark. That's why I like this one it's not even close to a 'Panzer Division Marduk' it's more of what's suitable for this band. They know how to be right in the composition factor. I didn't have any issues as far as that goes.

I like the sound quality to this recording. The production is damn good and the instruments were well blended into the mix. I like also that nothing was left out instrument or vocal wise. Such a great release that's just stunning when you first hear it. It's about an hour in length I don't like too many short albums (with exceptions). I thought that they did a great job though they do resemble other black metal bands but not entirely. I think that they have their own sound and vibe to their music. Sure as heck I'm going to support them because they to me are simply and awesome quartet. They really hit home!

Check this album out! I thought it pretty innovative and surprisingly good black metal. They did well in terms of a follow-up from their debut. I don't really have a beef with this recording at all. I'm not listening to anyone regarding the release. They wrote some dynamic songs and deserve a good rating to them! Please do yourself a favor and look into this album. Even if it is Spotify or YouTube that you find this it's worth it! You will not be disappointed. Especially if you are a black metal fan especially Swedish based you'll love it! Take my word for it! (Death8699)


(Metal Blade Records - 2010)
Score: 77

https://www.facebook.com/valkyrjaswe

Spartiti - Austerità

#PER CHI AMA: Indie/Alternative
Austerità. Significa rigore, efficienza, serietà e giustizia nell'ortodossia berlingueriana. Una austerità morale per i potenti. Qui invece noi non ce la facciamo proprio più (“Io sono quello che non ce la faccio”, "Io non ce la Faccio", mette in musica l'incipit di "Bassotuba non c'è" di Nori). Non c'è il bassotuba e non c'è neanche "Babbo Natale", che venirlo a sapere proprio la sera della vigilia e proprio nella sede locale del PCI conferisce significati ulteriori, come se a non esistere fosse parecchio altro, ecco (il testo stavolta è di Simone Lenzi dei Virginiana Miller). Il materialismo poetico secondo Max Collini tende a tratti a sfrangiarsi: pensate all'interminabile "Vera", una dilavata e poco riuscita reinvenzione di "Khmer Rossa" degli Offlaga Disco Pax. O alla nebulosa rivisitazione dell'epopea dell'eresiarca reggiano Basilio Albrisio, che non porta in chiusura quel plusvalore narrativo contemporaneo ricontestualizzato che tutti attendono (a parte la solleticante immagine delle dodici devote apostolesse). Ma anche nella comunque irresistibile "Sendero Luminoso", dove il gioco viene svelato ahimè troppo presto. Funziona il noi-vs-essi (l'amore preventivo del palestrato e l'avvocatessa in carriera) raccontato in "Banca Locale", non per via della stereotipata caratterizzazione dei personaggi, quanto nell'individuazione dell'intoppo (“sarà della famiglia Cooper”). I suoni di Jukka Reverberi accompagnano egregiamente. Sanno essere canzone ("Austerità") oppure semplicemente raccontare le immagini ("Vera"), farsi solenni e autoritari ("Io non ce la Faccio"; in "Nuova Betlemme" non sentite qualcosa di "When the Tigers Broke Free" dei Pink Floyd?), raccontare mirabilmente, infine, la più dolorosa delle dissoluzioni ("Bagliore"). (Alberto Calorosi)

(Woodworm Records - 2016)
Voto: 72

https://www.facebook.com/Spartiti

Source of Tide - Blueprints

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Avantgarde Death, Arcturus
 Strani e sorprendenti questi Source of Tide. Non sapevo in che filone Metal collocarli, poiché tra riff tipicamente death metal, melodie catchy e suoni campionati ed “elettronizzati” con sapienza, ci si trovava in un torrente sonoro talvolta bizzarro grazie a delle tastiere a tratti sinfoniche e a volte classiche, mai banali ma usate in modo bilanciato e sapiente, estroso, e grazie anche a delle vocals malate, strane, ora gutturali, ora urlate ed effettate al limite. Alto e vorticoso il livello tecnico, tra riff e ritmiche di chitarra fulminei e tastiere, come accennato, molto ben studiate. Al primo ascolto vi potrebbero sembrare un po’ ostici da assimilare ma, entrati nell’ottica dei nostri, assicuro nessun problema ed ascolti ripetuti. In alcuni passi di bizzarria, li assocerei agli Arcturus di 'La Masquerade Infernale' ed anche ai Solefald di 'The Linear Scaffold'. Tutti ottimi musicisti peraltro, che avrete già sentito in gruppi quali Zyklon (Cosmocrator al basso assieme ai due Emperor Samoth e Trym) e Peccatum (Lord PZ assieme all’altro "imperatore" Ihsahn): tutto questo a marchio di garanzia. Da riascoltare la track numero nove, "Ruins of Beauty". Consiglio questa release agli amanti del death metal fuori dai soliti ed obsoleti canoni.

(Candlelight - 2002)
Voto: 75

https://candlelightrecordsuk.bandcamp.com/album/blueprints

domenica 10 luglio 2022

Datadyr - Woolgathering

#PER CHI AMA: Jazz Rock
Disco d'esordio per questo giovane trio norvegese, fresco d'accademia, che ancora una volta mostra come nella città di Bergen, la musica sia una componente essenziale nell'esistenza stessa della città e dei suoi abitanti. I tre giovani musicisti gravitano attorno al mondo del jazz, ripercorrendo colorate partiture strumentali figlie dei grandi nomi del passato, quanto a correnti più innovative, spolverando aperture più sperimentali, accoppiate a classiche atmosfere da jazz club. Le danze si aprono con "Tier", che vedrei bene legata alle funamboliche gesta di Medeski, Martin & Wood, la finta vena classica di "Krystalldans", brano decisamente affascinante, che nasconde nervature tese e cupe tra le sue trame di calma apparente, suonato da una formazione composta da chitarra, contrabbasso e batteria che non disdegna ventate di leggero free rock di moderna concezione e perchè no, a sentire 'Woolgathering', anche gli echi rallentati di quello che fu il suono slide e particolarmente caldo dei The Flying Norwegians. Anche la seguente e frizzante "Daybreaking", dove troviamo peraltro l'innesto dei fiati, alterna classicismo e innovazione, come da stile musicale riconoscibile della band, che trae molta forza e originalità da questo dualismo compositivo che, unito ad un sound curato e ad alta fedeltà, aiuta a mantenere alta la concentrazione e l'ascolto di questo lavoro. In "Fastup" vediamo ritmica e bassi profondi in gran spolvero e chitarra dai toni più freddi, con un suono più orientato verso l'alternative rock, pur senza tradire la perfetta e piena vocazione jazz. Per "Datadyr", il brano che prende il nome di battesimo della band, tutto è al posto giusto, con una partenza da night club a taglio misterioso, l'atmosfera sale come il fumo dei vecchi locali jazz visti nei film in bianco e nero, senza spostare mai il tiro in una direzione diversa. Forse l'accostamento a certa musica di John Scofield è sbagliato ma la conclusiva "Low Hanging Moon" compie il suo dovere, complice quel tratto di solitudine e malinconia che l'accompagna dalla prima all'ultima nota. Nel ribadire che il brano "Krystalldans" è il brano che mostra nella sua completezza la pasta di cui è fatto questo trio norvegese, invito tutti, appassionati di jazz e non solo, ad ascoltare questa giovane proposta, perchè ne vale proprio la pena. (Bob Stoner)

(Is it Jazz? Records - 2022)
Voto: 78

https://datadyr.bandcamp.com/releases

The Dark Overlords - Darkpocalypse

#PER CHI AMA: Black/Death, Dissection
Secondo EP in casa dei danesi The Dark Overlords, dopo quello uscito lo scorso anno e intitolato 'I Am the Dark Overlords'. Il nuovo 'Darkpocalypse' include cinque nuove tracce che si aprono con la title track che funge come sorta di intro strumentale di questo lavoro, anche se intro di fatto non è, fatto salvo per una durata piuttosto esigua (un minuto e 20), in cui i nostri iniziano ad esibire i muscoli. Muscoli che si palesano sotto forma di rasoiate di chitarra nella successiva "Ritus Dæmonius", un pezzo che renderà felici gli amanti di sonorità alla Dissection. Si perchè, quanto proposto dai tre enigmatici musicisti danesi, è un concentrato di melo black che richiama i vecchi classici svedesi di anni '90. Interessante come il trio ci investa con tutta la sua furia carica di melodia e pregna di epicità che non può non evocare Jon Nödtveidt e compagni, fatto salvo in porzioni più tecniche e death oriented, come quanto si ascolta in "Sacrificial Chamber", pezzo decisamente più compatto, diretto nei denti, sebbene quel break atmosferico a metà brano, da cui i nostri tre Dark Overlord ripartono con una ritmica selvaggiamente black, a cui farà poi seguito una parte solistica più classica. E probabilmente in questo continuo capovolgimento di fronti, contrappuntato anche nella successiva "Soul Taker" da un'alternanza black/death (e da sagaci assoli heavy), che risiede il punto di forza dei The Dark Overlords, che hanno ancora modo di scatenare la propria offensiva nella conclusiva "The Ladder of Your Demise", il pezzo più lungo del lotto (quasi sette minuti), quello anche in grado di coniugare in modo più brillante le qualità di questa band fino al finale acustico del pezzo. Insomma i The Dark Overlords sono una di quelle band da tenere presente a futura memoria. (Francesco Scarci)

Serpent Spawn - Crypt of Torment

#PER CHI AMA: Black/Death, Possessed
La Iron Bonehead Records prosegue la sua politica finalizzata alla distruzione totale. A dar man forte all'etichetta teutonica ci pensa proprio una band proveniente dalla Germania e con un debut piuttosto ferale ed incazzato. Ecco come si presenta in due parole 'Crypt of Torment', atto primo dicevo, di questi Serpent Spawn, trio che vede in seno membri (ed ex) di Blood e Dawn. Quattro tracce isteriche, caustiche e velenose, che vedono i nostri partire dalla title track, un brano di quasi tre minuti, all'insegna di un assalto all'arma bianca tra accelerazioni al fulmicotone interrotte da brevi rallentamenti, con la voce del frontman Martin Witchskinner, a muoversi tra growl profondi e grida disumane. Le scorribande sonore continuano con il monolitico sound di "Conquering the Trinity", che ammicca qua e là ai Morbid Angel e ai Possessed, complice una ritmica granitica che non trova sosta nel suo acuminato avanzare. Il suono ci porta indietro nel tempo di oltre 30 anni, affiancandosi a quello classico di fine anni '80 e primi '90. Lo dimostrano le ultime due tracce di questo EP, "Carnage Divine" e "Skinned and Gutted", gli ultimi due marcescenti esempi di questo sinistro concentrato di death/black. (Francesco Scarci)

venerdì 8 luglio 2022

Stellar Death - Sentient (Chapter 1)

#PER CHI AMA: Melo Death Strumentale
Death metal e album strumentale, due cose che non vanno proprio a braccetto. Nonostante questo, gli statunitensi Stellar Death se ne fregano altamente delle convenzioni, e propongono questo EP intitolato 'Sentient (Chapter 1)', un lavoro che include tre brani che, partendo proprio dalla ritmica death dell'opener "Emergence", si srotola attraverso dinamiche soniche che ammiccano a generi estranei al contesto estremo. La traccia iniziale, a fronte di un attacco teso ma melodico, progredisce attraverso un sound più cinematico, che vede nella mancanza di un vocalist, la sua più grande pecca. Dopo la furia iniziale, la proposta si fa più tiepida, grazie ad un break atmosferico (quasi post rock) e ad una coda che mi ha evocato i Throes of Dawn. La seconda "I Am", attacca con un giro di chitarra assai melodico, accompagnato da una percussività quasi tribale che lascerà spazio, da li a pochi secondi, ad una più frenetica porzione di batteria, edulcorata comunque da buone linee melodiche e ancora da momenti di grande atmosfera alternati a parti più roboanti. "Capacity to Suffer" ha un attacco più post-metal oriented ma che non è chiarissimo dove voglia andare a parare. Soprattutto quando, ad un certo punto, la ritmica sembra evocare gli Opeth. Cosi si chiude il primo di una serie di lavori che culminerà in una raccolta di brani basati sull'esplorazione della consapevolezza nel nostro universo. (Francesco Scarci)

martedì 5 luglio 2022

Likheim - Alt Skal Svinne Hen…

#PER CHI AMA: Black, Gorgoroth
Dalla Norvegia con furore. Potremmo riassumere cosi la prima fatica della one man band scandinava guidata da Gretn (in compagnia di un paio di amici - provenienti da Eradication e Carpathian Forest - come guest star). Quattro pezzi completano questo "classicissimo" esempio di black old school intitolato 'Alt Skal Svinne Hen…', un EP che se fosse stato concepito negli anni '90, si sarebbe messo sul carro dei vincitori delle band black norvegesi (Gorgoroth in testa), ma che oggi francamente, lo vede semplicemente fuori tempo massimo. I pezzi tra l'altro non sono proprio malaccio: la title track che apre peraltro il disco, è una bella scorribanda black con tanto di chitarre super acuminate e grim vocals. La seconda "Smerte" è un po' più oscura e criptica, con dei rallentamenti al limite del doom che si sovrappongono alle più classiche sfuriate estreme. "Takens Kall" apre con un malinconico arpeggio e da qui riparte con una ritmica killer su cui si vanno ad affacciare dei cori dal piglio vichingo (che già erano emersi timidamente nel brano d'apertura). La traccia prova ad offrire delle variazioni al tema con un cantato più caustico, addirittura un accenno di assolo ed un finale atmosferico ancora in versione acustica. La conclusiva "Stormen" è un altro esempio di black metal vecchio stampo, che trova in un break atmosferico, in una voce epica (non troppo brillante a dire il vero), in un assolo finalmente convinto, ed in un finale ispirato, i suoi spunti migliori. Ecco, il dischetto finisce qui. C'è sicuramente ancora da lavorare e levigare un sound che a oggi, ha poco di innovativo da offrire, ma che qualche idea interessante sembra pure mostrarla. (Francesco Scarci)

(Underground Kvlt Records - 2022)
Voto: 64 
 

Grombira - Lunar Dunes

#PER CHI AMA: Psych/Kraut Rock
Se una volta la Germania era identificata come la patria di wurster, crauti, birra e thrash metal, ora mi verrebbe da dire che la scena abbia virato drasticamente verso sonorità progressive, psichedelico-sperimentali. Non ultimi questi Grombira che tornano con un nuovo album, 'Lunar Dunes', ed un concentrato assai interessante di ipnotiche sonorità mediorientali che mi riconducono immediatamente ad un altro lavoro recensito su queste stesse pagine, ossia 'In the Caves' dei russi Cosmic Letdown che fece sobbalzare il sottoscritto e soci, per quei suoi contenuti fuori dall'ordinario, cosi mistici e avvolgenti. Si presentano in modo altrettanto simile i quattro musicisti di Würzburg che con l'opening track "Saraswati Supercluster" e i suoi oltre 15 minuti, ci catapultano nel loro mondo fatto d'improvvisazione, la classica jam session dove dar voce a tutte le idee che pullulano le menti dei nostri, da sonorità orientaleggianti appunto, allo space rock, passando attraverso psichedelia, kraut rock, jazz e chi più ne ha più ne metta, il tutto ovviamente proposto in chiave quasi interamente strumentale, fatto salvo per alcuni cori che impreziosiscono la lunghissima ed avvolgente traccia, che ha ancora modo di mettere in luce nel finale una splendida linea di basso e una spettacolare porzione percussiva. Con "Civilization One" le cose non cambiano poi di molto, soprattutto a livello di durata, con altri 13 stravanganti minuti ad attenderci. L'inizio della song mette in luce una componente elettronica in background (quasi una voce robotica generata però da uno degli strani strumenti suonati dalla band) che va a collidere con la classica e immancabile parte mediorientale. La traccia ha però modo di evolvere in modo imprevedibile, con dei sample femminili, registrati peraltro a Essaouira (Marocco) dal polistrumentista sheyk rAleph, una delle menti della band, durante le sessioni di registrazione. Comunque, il pezzo è evocativo, per quella sua miscela di rock e musica etnica. L'inizio di "Dune Tune" mi ha ricordato un pezzo dei Bowland, una band iraniana che si mise in mostra qualche anno fa a X Factor: partendo da suoni della tradizione locale ma poi lavorando in modo raffinato sul proprio sound, quello che mi rimane in testa è un che evocante usi e costumi mediterranei (Grecia in modo particolare). Gradevole, ma prende le distanze da quello space rock che avevo apprezzato nelle prime due tracce, sfociando qui in un world fusion che si è completamente perso per strada la componente rock. Lo stesso dicasi per la successiva "Mad Mullahs", in cui confluiscono suoni, colori e profumi del nord Africa con la strumentazione classica che si unisce ad una serie infinita di strumenti etnici in una danza tribale che si completerà con la conclusiva danzereccia e vorticosa "Moonface Kumneitodis". Bravi sicuramente, ma indicati per un pubblico decisamente dai gusti raffinati e ricercati. (Francesco Scarci)

(Tonzonen Records - 2022)
Voto: 75

https://grombira.bandcamp.com/

lunedì 4 luglio 2022

Dissection - Rebirth of Dissection

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Melodic Black
Il canto del cigno, ecco cosa ha rappresentato questo DVD, dopo la morte inaspettata mercoledì 16 agosto 2006 nella sua casa di Hässelby, del frontman dei Dissection, Jon Nödtveidt. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto dopo l’uscita di prigione dello stesso Jon e il rilascio di 'Reinkaos'. Una delle band più importanti della storia black, finisce il proprio percorso nel peggiore dei modi, col rilascio di questo 'Rebirth of Dissection', live show girato all'Arenan di Stockholm a fine ottobre 2004 per celebrare la rinascita della band dopo gli anni di reclusione in galera per la nota vicenda omicida di Jon. Quindici le tracce riprese dal vivo, quasi interamente facenti parte dei primi due capolavori della band svedese, 'The Somberlain' e 'Storm of the Light’s Bane': un’ora e mezza di grandi classici, da "Night’s Blood" a "Where Dead Angels Lie" passando attraverso "Frozen", "Soulreaper", "Unhallowed" e l’ultima e unica, non brillantissima "Maha Kali". La prova del quartetto scandinavo è brutale, la perizia esecutiva è tale da non avvertirsi la differenza tra la performance live e il brano originale sul Cd. Peccato che la regia si soffermi quasi esclusivamente su Jon, totalmente cambiato nel look, molto simile ad Edward Norton nel film 'American History X', rasato col pizzo e parecchio palestrato. Un’ora e mezza di musica da brividi, col pubblico che incita e canta con la band sui cavalli di battaglia; ottime le riprese e il sonoro, che può essere gustato sia in versione Stereo 2.0 che in Dolby Surround 5.1. A chiudere il DVD ci pensano poi il video, un po’ sottotono a dire il vero, di "Starless Aeon" estratto dell’ultimo lavoro ed un’intervista di 25 minuti con Jon, in cui ci racconta fiero e imperturbabile le tappe della sua vita e le sue convinzioni, con una luce di follia visibile nei suoi occhi. Una galleria fotografica in bianco e nero e a colori, accompagnata dalle note di "No Dreams Breed in Breathless Sleep", chiude questo triste, ma magnifico DVD, ultimo testimonianza di vita dei fantastici Dissection. (Francesco Scarci)

(Black Horizon Music - 2006)
Voto: 78

https://www.facebook.com/Dissection.Official

Trolldom - I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
The devotion to the roots of a genre or its golden era is something we can definitively find in almost every single subgenre of the metal scene, and the black metal scene is not stranger to this phenomenon. Although I consider essential for a genre to evolve and find new niches to enrich its core sound, I have always had a soft room for the bands and projects that bring back to the classic sound of the mighty '90s, where black metal was certainly something special. From time to time I have the chance of checking out new projects that successfully create albums, which are a true and tasteful portrait of that time. But it’s less common to find a project, whose debut consists of not a single album, but two opuses released at the same time. This is something outstanding and particularly if the quality is top-notch as it has happened this time. The Swedish one-man project Trolldom has assaulted the scene with two magnificent albums entitled 'Av Gudars Ätt…' and the present one, 'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)'.

As it is a herculean task to review two albums, today I will focus on the second album 'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)', which is a tremendous album of pure '90s atmospheric black metal. Starting from the production, you will immediately feel yourself immersed in the raw, yet atmospheric essence that forged the sound of legendary projects of that era. Contrary to some lo-fi production, the sound here is obviously raw, but well balanced and enough clean to appreciate the different instruments. There is a tendence to place in the front the vocals and drums, but the guitars can be also appreciated, and the symphonic/atmospheric arrangements are also audible, creating the hypnotic atmosphere that we love in this genre. The vocals are excellent, with these trademark shrieks which sound powerful. The tone is obviously high, though it has some screams which are particularly powerful, as it happens in the track "Draparen av Livets Veke". Pace wise, the album is fast as hell, the drums are a continuous exercise of blast-beats, that are crushing, but still have some excellent tempo-changes that make the drumming performance something to appreciate. From the ferocious album opener "Under Vinternattens Dystra Fullmane" to the last and epic track "Till Ruinens Svarta Rike", the listener will realise how relentless the pace is through the entire album. In any case, you will never feel that the album is boring as the drumming has some changes and technical touches that make it memorable. Furthermore, the great riffs and the excellent atmospheric arrangements, which are really captivating will definitively catch you. "Ondskans Svarta Brodeskap" is maybe the slowest track, because it slowly introduces you into a truly dark and dense atmosphere until the composition reaches a point where it explodes full of fury. As mentioned, the hectic pace doesn't mention that the album is a monorhythmic beast, the aforementioned track and the equally excellent "Inom Nattens Eviga Rit" show that the compositions have also good tempo-changes. The well-done contrast between the fastest sections and the mid-tempo or even slow parts, manages to enrich the compositions. The atmospheric arrangements are indeed a highlight of this album, with an excellent use of the keys, which appropriately complement the rest of the instruments. The ambient synthesizers, the simple yet effective pianos and the slightly symphonic keys are tastefully placed in each song, maintaining the recognizable style, but never sounding boring and exactly the same. The worth of using the same formula, but never sounding predictable is something that deserves all our praise.

'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)’ is definitely an awesome debut that every fan of atmospheric black, and in general who loves black metal, should listen. The eight pieces of this debut are equally excellent and a fine example of the immense talent of the musician behind Trolldom. (Alain González Artola)