Interviews

lunedì 31 gennaio 2022

The Pit Tips - Best 2021

Francesco Scarci

Violet Cold - Empire of Love
Oceana - The Pattern
Borgne - Temps Morts

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Death8699

Cannibal Corpse - Violence Unimagined
Exodus - Persona Non Grata
Hypocrisy - Worship

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Alain González Artola

Daius - Ascun
Fear Factory - Agressium Continuum
Dordeduh - Har

domenica 30 gennaio 2022

Pensees Nocturnes - Douce Fange

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
Venghino signori venghino al circo infernale messo in scena dai parigini Pensees Nocturnes che tornano con un nuovo capitolo della loro sagace discografia. Il settimo album s'intitola 'Douce Fange' e non serviva dubitare nemmeno un secondo che non fosse una ridda di suoni avanguardistici e di somma imprevedibilità, come mostrato già in apertura dalla baraonda di parole e musica allestite in "Viens Tâter d’Mon Carrousel", l'ennesimo carosello di follia di Léon Harcore, qui accompagnato dai fidi gregari Jon (sax) e Jéjé (fisarmonica) e da una schiera di amici, tra cui Alasdair Dunn degli Ashenspire, Saroth dei Temple of Baal, Sinai dei Griffon e Tariq Zulficar degli Atramentum. Il disco è fuori da ogni ordinaria concezione musicale e non ne avevamo dubbi: "Quel Sale Bourreau" apre con uno splendido giro di contrabbasso e hammond che sembrano ricondurci ai The Doors di fine anni '60, ma le vocals sono le solite sguaiate della band, e il sound è un gran bordello di stili e generi, tra jazz, black, blues e avantgarde. "PN Mais Costaud!" è un giro per i paesi balcanici a scoprire usi e costumi della tradizione gipsy, con una ritmica violenta che fa da contraltare a break folklorici e un baccano a livello vocale senza precedenti. I nostri sono liberi di fare ciò che vogliono, liberi da pregiudizi e non condizionata da vincoli e imposizioni, sono semplicemente loro stessi, autori di musica tanto delirante quanto fantasiosa ed originale. La fisarmonica si prende la scena in "Saignant et à Poing" nelle ubriacanti dissonanze armoniche palesate in questa traccia dai forti richiami rurali. "Charmant Charnier" è un breve intermezzo strumentale che ci prepara a "Le Tango du Vieuloniste" che come dice il titolo, è un vero e proprio giro di tango riproposto in chiave davvero estrema, tra bordate black e la musicalità tipica del Rio de la Plata. "Fin Défunt" sembra prendere le distanze da quanto ascoltato sin qui con un vero e proprio assalto black metal che evolve ovviamente nel corso del brano con l'aggiunta dei tipici deliri vocali e musicali dei nostri, inserendo addirittura la musica tradizionale russa come ciliegina sulla torta. "La Semaine Sanglante" è un'altra tempesta black che si abbatte sulle nostre teste con le vocals stridule di uno dei frontman che si miscelano agli altri mille vocalizzi isterici che popolano un'aria forse qui più pesante che altrove, con un finale più violento che mai. Ancora note folk per l'ultimo atto del cd affidato alle turbolenze orchestral-sinfoniche della esplosiva "Gnole, Torgnoles et Roubignoles" che chiude il nuovo lavoro dei Pensees Nocturnes che, come spesso accade, non risulterà troppo facile da ascoltare, assimilare e godere al primo ascolto. Servirà infatti un'anima libera da pregiudizi per lasciarsi andare al delirio del circo infernale. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 80

https://ladlo.bandcamp.com/album/douce-fange

Soundscapism Inc. - Afterglow of Ashes

#PER CHI AMA: Progressive/Post Rock
Tornano sulle pagine del Pozzo i Soundscapism Inc., band di Bruno A. che seguiamo ormai dai suoi esordi. Nuovo album edito sempre dalla Ethereal Sound Works intitolato 'Afterglow of Ashes' e solito tuffo nell'immaginario post rock dell'artista portoghese trapiantatosi a Berlino. Sempre un fottio i pezzi a disposizione, dodici per l'occasione, includendo anche una bonus track, la versione unplugged di "Kopfkino", registrata live nel 2018 e che vede il featuring di Usama Siddiq a voce e chitarra ritmica. Il disco apre con le accattivanti melodie di "Nosedive" e come sempre è la commistione tra post rock cinematico e dreamgaze a farla da padrone, con le vocals relegate a pure e semplici spoken words. Melodia e prog rock a braccetto cosi come piace a Bruno e a tutti i fan della band che vedono anche in questo disco la comparsa di un paio di guest star, Tobias Umbach al piano e organo in una manciata di pezzi e Manuel Costa come bassista dalla seconda alla decima traccia. Nel frattempo il disco prosegue in modo scorrevole la sua corsa, tra intime ed eleganti melodie strumentali ("Revolutions per Minute"), seducenti parti acustiche (ascoltatevi l'intro di "Bone Without a Dog") che con un quantitativo importante di synth, dipingono splendidi paesaggi campestri. E qui forse risiede il problema di questa release, non nello spennellare armonici panorami, ma nell'essere troppo ordinario, non ci sono slanci di originalità, non c'è punto in cui le mie previsioni siano smentite da qualcosa fuori dagli schemi. Mettiamo in chiaro che Bruno è un ottimo musicista, ha buon gusto per le melodie dal piglio malinconico ("Reflect Deflect Collect"), per le suggestioni rock progressive imbevute di elettronica ("Neon Smile", con quel suo incipit alla Muse di "Algorithm") o semplicemente richiamanti i bei tempi andati ("Eartshine", dove finalmente fa la sua comparsa la voce di Bruno), ma manca decisamente ancora qualcosa che sconquassi l'ascolto, catalizzi l'attenzione e renda un album discreto davvero una bomba. Alla fine quelli contenuti in 'Afterglow of Ashes' sono quasi tutti buoni pezzi (non ho realmente apprezzato le conclusive "Vicodin Wonderland" e "All Sad & Done", troppo fiacche per i miei gusti), con un vocalist al 100% però lasciatemi dire che avrebbero reso molto ma molto di più. (Francesco Scarci)

The Mummies - Death by Unga Bunga!!

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Punk/Garage Rock
Un'acufenica e praticamente inascoltabile discarica di singoli e ritagli assortiti buttata giù a passeggiata di cane da parte della più ortodossa, fracassona e strafottente band della intera ultraortodossa, iperfracassona e strastrafottente scena garage/surf/revival californiana fineottanta/inizio'novanta. Produzioni eterogenee, barattolose, meteoritiche, sguaiate. Tantissimo garage (tipo "I'm Gonna Kill My Baby Tonight"), tantissimo surf (tipo "A Girl Like You" e "Die!") e una conclamata, rivendicata, ostentata inettitudine nei confronti di qualunque forma di armonia, intesa nell'accezione più ampia del termine. I musicisti sono ignare mummie, i costumi di scena sono bende di tela, gli strumenti solo scomodi sarcofagi musicali. Tutti i vinili pubblicati a suo tempo, vale a dire nei primi novanta, dai Mummies riportavano la scritta "fuck cd", ciò che apparirebbe hipsterosamente snob oggigiorno, eppure nel booklet di questa compilation postuma avrete il piacere di individuare una iconoclastica "fuck vinyl ha haa". Non è sufficiente per affezionarsi al progetto, ma è un inizio migliore di altri. (Alberto Calorosi)

(Estrus Records - 2003)
Voto: 58

http://www.themummies.com/

Eidolon - Hallowed Apparition

#FOR FANS OF: Power Thrash, Nevermore
What a dynamic piece! Blending in three genres all at once. The guitars were amazing and the vocals perfectly drawn out. I really liked this whole album. It's a shame that they're broken up! I cannot get enough of this release. The music itself is that what's captivating. And the energy of it all. What some great musicians for this album! The riffs are so elegant and well played out as were the solo guitar pieces. I just have nothing but good things to say about this release. What musicianship, talent and great heavy/power/thrash metal that goes along with this entire piece of work. The music itself isn't too fast tempos and it's more captivating that way!

Every riff is coordinated to mix amongst-side the vocals as if they were perfectly in unison with them. And given that this is a quite diverse sort of metal album, you have clean areas in small bits mixed with a majority of thick distorted guitar riffs. The solos are sublime in construction. I enjoyed them also. But mostly the guitar and vocals are what's appealed to me the most. Everyone did a great job too in construction of musicianship. Again, it's too bad about their split not long after this album was released. And if it weren't for a friend of mine, I would've never encountered this band/project.

Production sound was adequate with making this an above average release. Quite into the genius in musicianship. I couldn't be happier with the outcome of this release and just wish that they would've stayed together. But I'm sure it was a mutual consent to end their effort in the making of albums within this scope. Their guitarist Glen Drover is in many different bands-past and present. What a diverse musical career he's had. He's been a part of many different successful bands - Megadeth, Queensryche, et al. So that's probably the reason why the band has taken a split mutually concerned in the way of metal.

I heard this first on Spotify and then decided to get a copy in the mail via in the form of a CD. It's just such a great album that didn't get enough press in my opinion. These guys know how the hell to make some great songs. And what a great band! I was wondering what the score would be and I thought "next to perfect." They really did some great work throughout the album. All the songs were strong! I didn't experience any lack thereof in songs each one was not greater or lesser than in any respect. They tore it up musically here covering three different genres stomping all of them! Check them out! (Death8699)

(Metal Blade Records - 2001)
Score: 82

https://www.metal-archives.com/bands/Eidolon/771

sabato 29 gennaio 2022

LVA - In Lvmine Ignis Vestri

#PER CHI AMA: Black Metal
Hanno dovuto migrare fino in Messico i nostrani LVA per veder pubblicato il loro nuovo lavoro. Il duo veneziano, che ricordo essere nato originariamente come progetto letterario nel 2006, rilascia questo 'In Lvmine Ignis Vestri' per la Ascension Records. Un disco che consta di tre nuovi pezzi che irrompono con "Seed of Inverse Ascension (Prava Cogitatio)" ed una chitarra di matrice tipicamente black, di quelle glaciali che evocano almeno all'inizio, il famigerato sound norvegese, ma che nel loro essere un po' disarmoniche, chiamano successivamente in causa i Deathspell Omega. E cosi si viene investiti dalla devastante furia musicale del duo veneto, composto da Gavorach e Oriax Nocturna, che amano creare muri sonori dissonanti e linee di chitarra acuminate come rasoi, irrobustite peraltro da uno screaming efferato. Il secondo pezzo è affidato a "A Selfish Hymn of Proclamation (Prava Elocutio)" e alle sue frenetiche ritmiche che non lasciano scampo nemmeno un secondo, fatto salvo quando al terzo minuto, i nostri si abbandonano finalmente ad un breve break atmosferico. Approfittate quindi di quei pochi secondi per prendere fiato prima di rituffarvi nel gorgo infernale in cui i LVA vi ingurgiteranno tra accelerazioni improvvise e frangenti di decadenza contraddistinti anche da un cantato più pulito e drammatico. L'ultimo capitolo è lasciato a "Monument of Failure (Prava Operatio)", un altro saliscendi ritmico tra caotiche raffiche di chitarra, vocals arcigne e atmosfere da incubo, fino a quel pianoforte che chiude in dissolvenza il disco. Alla fine, 'In Lvmine Ignis Vestri' è un lavoro gradevole, francamente con pochi spunti interessanti ed originali, ma che di certo farà la gioia dei fan del black metal più freddo e intransigente. (Francesco Scarci)

Solicitor - All Debts On Death

#PER CHI AMA: Speed Metal
Uscito da pochissimi giorni, 'All Debts on Death' è il nuovo 7" degli americani Solicitor. La band originaria di Seattle, propone due nuovi pezzi a quasi due anni di distanza da quel debut album, 'Spectral Devastation', uscito durante lo scoppio della pandemia, che sottolineò le buone qualità di nostri. Oggi li ritroviamo con "Killer for Hire" e "Megalomaniac", due nuovi pezzi atti a mostrarci il loro stato di forma. Il side A si apre con un sinistro giro di chitarra a cui fa seguito una bella ritmica speed super incalzante, melodica ma anche un po' sghemba, a cui aggiungersi poi sarà la voce urlata della frontwoman Amy Lee Carlson, un mix tra il cantante degli Agent Steeel e una versione più grezza di Noora Louhimo dei Battle Beast, band con cui i nostri non condividono praticamente altro. Il pezzo è bello tirato a metà strada tra heavy metal e speed, per una proposta che sembra proiettarci indietro nel tempo di oltre 30 anni, forse anche 40, identificando tra le influenze dei Solicitor anche gli Exiter. Tuttavia, la seconda parte del brano  s'incupisce, rallenta i giri del motore, dà più ampio spazio agli strumenti prima degli ultimi 60 debordanti secondi dove i nostri sciorinano un discreto assolo, che si perde nell'impastato degli altri strumenti. Il side B parte piano ma dopo 40 secondi ci butta nel mezzo della tempesta con la voce di Amy Lee a ficcarsi nella nostra testa insieme alle vertiginose linee di chitarra e ad un apparato ritmico che, quando prova ad articolarsi un po' di più, sembra voler emulare gli Overkill. Comunque alla fine di un altro ben più interessante giro di assoli, questi due pezzi ci dicono che il quintetto statunitense è in forma e pronto più che mai a tornare in sella magari con un album più lungo e strutturato. (Francesco Scarci)

The Pit Tips

Francesco Scarci

Funeral Mist - Deiform
Mazbeshewill - No Feeling is Final
Ylva de Lune - I

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Death8699

Cradle of Filth - Existence is Futile
Destruction - Born To Perish
Epica - Omega

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Alain González Artola

Aran - Pimeyttä Vastan
Bataille - Reverb
Solveig - Way of the Sun

venerdì 28 gennaio 2022

Hypocrisy - Worship

#FOR FANS OF: Death/Doom
So this is similar to the more recent releases ('End of Disclosure'), but a bit slower, though still powerful. I admire their perseverance over the years making solid melodic death metal. Peter is definitely a big part of the metal community and has been for decades. He's written some strong, pivotal riffs on here which makes it stand out in Hypocrisy's songwriting style. Sounds like he tunes down to B or C, making it HEAVY sounding. There's this aura in each Hypocrisy album since they've turned to melodic death metal. But most of all, more recently. The vocals are vintage Peter, low-end.

Nevertheless, a bulk of these compositions are varying in tempos. And the aura is DARK. Peter always seems to choose metal that is not in the vein of anything else but his own creation. He's been true to the melodic death genre for decades. The synthesizers too are in a shroud abyss the guitars desolate. Encapsulated is the listener who's in a sheer chaos. Hypocrisy has been a band for many years and when they switched over to melodic death, they seemed to play it well and has their own distinctive sound. I believe they're going to stay in this till the end. That's a good thing and I'll hope for many more LP's to come.

I've found this release also devoid of any errors on the guitar parts or anything else. Peter did a great job as did his bandmates. I thought that the compositions were devoid of anything really unnerving or compositor. These guys did great here, but I'm still in favor of 'End of Disclosure' as my favorite from them. The riffs are still good, but not higher (to me) of a "B" rating. I think that the recording quality was again top notch. That much hasn't changed either. I was really anticipating this one as being a "flop", but it's not, no way. I think that they really made some great music in my humble opinion.

I had to hear this first before I bought it. I think Hypocrisy is doing great even being in the scene for years quality here. Despite the middle-aged band, their ideas for songs are still great. I was definitely in favor of them switching genres over 20 years ago. I think they're better of with the melodic death metal type gig than strictly death metal. That's with coming out on releases that only they could divulge to. Definitely a top rated band though they didn't get my pick for album of the year. I still though that this was a solid release. Check it out! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2021)
Score: 75

https://www.facebook.com/hypocrisy

Corpus Diavolis - Apocatastase

#PER CHI AMA: Esoteric Black, Batushka
Quarto album per i francesi Corpus Diavolis intitolato 'Apocatastase', termine che letteralmente significa "ritorno allo stato originario". Non conosco la ragione alla base di questa scelta, ma devo ammettere che è il giusto titolo per un disco come questo, un lavoro torbido, oscuro e devastante che sottolinea la prova di coraggio dell'ensemble marsigliese nell'allontanarsi dalle sonorità scandinave degli esordi e abbracciare i deliri musicali di Deathspell Omega e Batushka. Il disco consta di sei pezzi evocativi e dissonanti, che si muovono appunto lungo i binari di un black metal mefistofelico, a tratti ritualistico proprio alla stregua dei colleghi polacchi. Vi basti ascoltare ad esempio la porzione finale della title track che ci conduce con la mente ad uno di quei rituali esoterici a cui forse non si sottrae nella realtà il buon Daemonicreator. Costui, frontman della band, altri non è che il fondatore della Alliance Mystique de Satan Glorifié, un associazione di matrice satanica, che sembra rievocare i tempi dell'Inner Circle che venne ritenuto responsabili di numerosi crimini ai danni di luoghi cristiani nella Norvegia dei primi anni novanta, fondando i propri ideali su una confusa commistione di idee riferite a satanismo, isolazionismo e paganesimo norreno, con cui meglio non mettersi a sindacare. Detto che non siamo qui a sindacare sulle ideologie delle band bensì a commentare la musica proposta dai nostri, posso continuare a dire che i Corpus Diavoli saranno abili nel condurvi nel loro personalissimo maelstrom ritmico fatto di sonorità perverse ed esoteriche al tempo stesso ("Colludium"), miscelando sulfurei mid-tempo con acide accelerazioni black ("The Dissolution and Eternal Extasy in the Embrace of Satan") rilette in una chiave avanguardistica che scomoda Ved Buens Ende, i già citati Deathspell Omega e i Blut Aus Nord. Spettrali e affascinanti, senza ombra di dubbio. Il rullo di blasfemia diventa ancor più compressore in "The Pillar of the Snake", forse il pezzo più feroce del lotto che comunque non rinuncia alla sua componente atmosferica (qui quasi orchestrale a dire il vero, grazie all'utilizzo esponenziale dei synth). "Triumphant Black Flame" è una crivellante sfuriata black con un sinistro assolo conclusivo e misantropiche linee di chitarra che ci condurranno fino alla conclusiva "At the Altar of Infinite Night", brano che racchiude tutta la somma malignità che pervade lo spirito (e lo screaming belluino) di Daemonicreator, in un disco efferato, suggestivo e dotato di tutte le carte in tavola per diventare un must per il popolo black metal. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2021)
Voto: 78

https://ladlo.bandcamp.com/album/apocatastase

Barabba - Primo Tempo

#PER CHI AMA: Darkwave/Alt Rock
"Volete Gesù o Barabba?". Secondo il Vangelo di Giovanni, il popolo di Gerusalemme scelse il primo e probabilmente ad allora risale la genesi di questa band marchigiana composta da tre musicisti, Jonathan Iencinella, Riccardo Franconi e Nicola Amici, che ormai da vent'anni se ne vanno in giro a fare musica alternative rock, popolando band del sottosuolo italico (Guinea Pig, Jesus Franco & The Drogas, Kaouenn etc.). Detto questo, 'Primo Tempo' rappresenta il primo album sotto questo moniker: il lavoro si apre con "Un Altro", un pezzo che mi ha evocato dopo soli due secondi, un brano che si era assopito nella mia memoria, "Satana" dei Nuvola Neshua. Andatevi a sentire i due pezzi e dirmi se non trovare un parallelismo nelle pulsazioni urbane che emanano i due brani. Quanto proposto dai Barabba risente però un po' di più dalle ultime tendenze rap/trap (giuro che mai avrei pensato di scrivere trap in questo blog) coniugate qui con criptiche sonorità alt rock che mi hanno evocato un'altra bestia nostrana, i Bachi da Pietra e non solo perchè il mastermind Giovanni Succi comparirà come guest star alla voce su "Quei Due" in compagnia di Marco Drago. Giovanni è uno dei tanti ospiti che compaiono infatti in questo EP di sei pezzi. Dalle suggestioni urban dell'opening track si passa a "Bastare a Me Stesso", con un pattern musicale all'insegna di un darkwave elettronico molto simile al pezzo introduttivo, qui con il featuring di Francesco Imperatrice (aka Paco Sangrado) e Serena Abrami alla voce, quest'ultima che ha collaborato in passato con gente del calibro di Max Gazzè o Luca Barbarossa (non pensavo che avrei mai nemmeno scritto quest'ultimo nome su questo blog). La proposta dei nostri si muove comunque sinuosa attraverso l'oscurità anche con "Momo" che si renderà più epica per il featuring al sax di Tommaso Uncini. Ancor più cupa, e non pensavo fosse possibile, arriva "L'ultima Mano", in cui Jonathan duetta alla voce con Caterina Trucchia (dei Kmfrommyills) in un pezzo noir che si muove sempre tra trip hop, elettronica e cantautorato, il tutto sempre contraddistinto da un cantato affine ad un rap primordiale. Si giunge nel frattempo a "Quei Due", che oltre a continuare con un sound forse un po' troppo affine ai precedenti pezzi, e su questo cercherei di lavorare un po' di più, la seguo più che altro per il suo lirismo narrativo che descrive una delle tante storie del protagonista Barabba, alle prese con i propri demoni quotidiani. In chiusura, la meravigliosa "Bianco Natale", da ascoltare attentamente per i suoi ironici testi che non vi porteranno di certo a quel che si definisce un lieto fine. Ascoltare per credere. (Francesco Scarci)

giovedì 27 gennaio 2022

Borknagar - Winter Thrice

#PER CHI AMA: Epic Black/Viking
Surprised I didn't get around to this sooner, I suppose it was a pause in retrospect thinking that it's already been covered. For whatever reason, here we have an almost flawless release that covers three genres all into one. But I think it's important to say that despite this, the music itself speaks for itself. What a varying degree of metal that ignites the speakers with bleeding metal though with varying degrees of intensity. They fluctuate rapidly mixing in those genres all up unto one. It's really noble that they've been able to do this! The vocals compliment the music perfectly. They go from shouting to clean it's rather (on clean) like Falconer.

It's strange that 'Winter Thrice' is actually the first LP I've heard from this band despite their extended discography. And I'm keen on hearing more newer material from them. Quite a unique album and quite a unique band. The ability to mesh three genres and on here it is quite evident because of the time signature changes. Some fast tempos that are accompanied by yelling lyrics indicates their black metal portion. The slower tempos and clean vocals indicate more of folk/Viking segments. The clean vocals remind me of Matthias from Falconer, though he has his own style being a native of Sweden.

I enjoyed the music quite immensely there were no songs that I thought weren't worthy of looking forward to. They all in their own way in metal struck me like I've never head before in sounds. Really unique. I didn't go by any song halfway through they all were played through and sufficiently played out. I thought that the musicianship was phenomenal. As I say, I'm looking forward to the new material. But this one was way worth it's weight in gold. These guys know how to juggle genres and the tempo changes really illustrates that in sounds. What a great album and knowing that they're still active is great.

The sound quality on here is awesome. You can hear everything equally and when one song ends, it's a matter of looking forward to the next then also the next after that, so forth. This album is available to hear on YouTube or Spotify. It's worth getting the physical CD, but if not, it's still good to take a listen in any streaming services see if you like it. I thought it was a little odd at first because of the time signature changes but as I heard more and more, the greater I liked it! I'd pick any of these songs as a sample about what to expect on the LP, but any of them are worth checking out and admiring. Take a listen! (Death8699)


(Century Media Records - 2016)
Score: 82

https://www.facebook.com/borknagarofficial

Archspire - Bleed the Future

#FOR FANS OF: Techno Death
What a jumpstart to the nerves in the intro to this album. Totally killer from where they left off with their previous release ('Relentless Mutation'). I won't dig back into earlier work namely 'The Lucid Collective' but their previous and now this just is simply amazing! The riffs own this release and the way the vocals are able to go alongside the music is just amazing. I'm not overly into technical death metal, but this band I've been following. The music is what grapples me. I think their previous had more catchy riffs than this one but I still think that they're hacking it with this release 'Relentless Mutation' will probably remain my favorite though.

The way that they piece songs together is just beyond belief. I understand that people aren't too into their gig but still I like this band. They have a way of arranging music that's just so catchy and innovative. Their album is about 30 minutes but with the drums going in hyperspeed and guitars playing insane riffs 30 minutes is enough (I believe). I made sure to get a physical copy of this album because I just figured that anything they put out there I like. You've got to be into the riffs fast and furious or cut short then acoustic tones. It's quite variable. I do admit that the drums are on overkill, but I'm still digging the album.

Season of Mist had some great bands/releases on this record label of last year, I'm just loving the production and mixing. They are top notch with extreme metal! It's a love/hate relationship with Archspire and I happen to love them. They've got extraneous talent that shouldn't be overlooked! Seriously, they seem to make this look or sound easy. Maybe they have had so much practice with the riffs and overall music that they can put together some like 'Bleed The Future'. Stay open minded with the band, they've really got so much to offer. I'm amazed at their talent and energy. All of the band members contributed equally!

It just couldn't be streaming this, I had to have it! Since most kids all they know is streaming music or other people that just got rid of their CD's altogether. Not me, I want to contribute to bands whos fans are why they make music, well mostly it's that way. Just Armageddon has been released here, utter pandemonium. The past two releases I'm loving entirely. The riffs do it all for me absolutely! This band doesn't seem to let up with ferocity. They're not everyone's cup of tea but they sure are with me! Do yourself a favor if you're not going to buy it, make an effort to at least stream it and see what you think! (Death8699)


Maybeshewill - No Feeling is Final

#PER CHI AMA: Post Rock Cinematico
Stranamente, non c'è solo la Bird's Robe Records dietro alla release degli inglesi Maybeshewill, forse perchè sono inglesi, o forse perchè 'No Feeling is Final' è un nuovo album, fatto sta che qui si propone quel post rock strumentale che è tanto nelle corde della label australiana, qui in cooperazione con la The Robot Needs Home Collective, la Wax Bodega e la New Noise. Un pacchetto di etichette per supportare la nuova release di questa band originaria di Leicester che fa valere la propria classe già dall'opener "We've Arrived at the Burning Building", un condensato emozionale di post rock sofisticato, evocativo, malinconico e sinfonico, con quella sua brillante miscela di suoni rock combinati ad arte con strumenti ad arco. Una melodia che sembra provenire dall'estremo oriente è quella che apre "Zarah" e poi un riffing teso che mi ha evocato quasi i Dark Tranquillity più melodici. Un passaggio breve in effetti, spezzato poi dalle spoken words di una gentil donzella e da una melodia cinematica che ci accarezzerà per tutto l'ascolto di questo lavoro straordinario, uno dei migliori in ambito post rock dello scorso anno. Splendidi gli archi di "Complicity", struggente e catartica. Ancora meglio la tiepida melodia di "Invincible Summer", una colonna sonora atta a farci sognare ad occhi aperti, mentre in sottofondo il rock si miscela a progressioni di natura ambient. Il flusso musicale sembra comunque seguire un suo filo logico, quasi una successione di immagini di violenza, calma e devastazione, in cui incanalare la verve più o meno energetica della band, che in 'No Feeling is Final' vuole trasmettere un messaggio di solidarietà per il mondo che si sta avviando, non troppo lentamente, verso l'autodistruzione, un messaggio che nasce da una potente forma di frustrazione. I pezzi proseguono con grande disciplina e caratura tecnica: in "Refuturing" vede addirittura la comparsa di un sax, in un pezzo pazzesco, mentre "Green Unpleasant Land" ammicca ad un certo neo classic folk celtico con sofisticazioni elettroniche ed un roboante finale di chitarre che ergono un muro quasi invalicabile di suoni. Questo è l'acme del disco, da qui le acque sembrano calmarsi e fluire un po' più serenamente verso il timido finale pianistico di "Tomorrow". Nel mentre, mi raccomando non fatevi ingannare dal nefasto riffing che chiude "Even Tide", una vera bomba per un super disco. (Francesco Scarci)

(The Robot Needs Home Collective/Wax Bodega/New Noise/Bird's Robe Records - 2021)
Voto: 84

https://mybshwll.bandcamp.com/album/no-feeling-is-final

mercoledì 26 gennaio 2022

Echotide - Into the Half Light

#PER CHI AMA: Post Rock Cinematico
Arrivano da Brisbane (Australia) questi Echotide con un lavoro uscito originariamente nel 2017 e riproposto ad inizio di quest'anno dalla Bird's Robe Records. E con loro, trema la Terra. Soffonde l’energia. Dilaga il caos. Vibra nell’oscurità questo suono macellato dall’attesa ed improvviso nella spinta dalla propulsione ritmica. Cosi si apre l’iniziale "Into the Half Light" che ruggisce sbranando ed accarezzando senza posa. Brividi metallici e carezze ridondanti, ipnotizzano con quel sound votato ad un post rock emozionale. Cicuta e zucchero per volontari sinestesici. Incalza la voce silente del suono, afferra la gola quel suo gioco iperbolico. Non sarò io a raccontavi l’epilogo. Ogni racconto apre mente e sensorialità. Siete liberi. Lo dobbiamo essere. Abbiamo appena cominciato a percorrere l’ossimoro suadente del paradiso infernale quando si dipana "Another Road". La seconda traccia si presenta assai affine con l’esordio dell’album. Non ci separiamo dalle acque pericolose in cui Ulisse ha lottato con le sirene. Un sonoro assoluto, strumentale, elettrificato a dovere che non evolve, non cerca il funambolico, semplicemente lascia interpretare lungamente riflessioni e corde su cui camminare tra notte e buio. Cambia lo stato dell’anima istantaneamente con "Her Back to the Sun". Incalzante. Cinematica. Una colonna sonora che non delude. Semplicemente un ottimo prologo ad un film quotidiano da intenditori del genere dark ambient. Veniamo a "Cracks in the Wall of a Tempory Home". Musicale. Un tinnuolo che racconta improvvisazione meditativa a lungo sperata. Il pezzo poi si apre come un calice di vino aspettato e lento nell’ossigenarsi. Cambiamenti dinamici organolettici nell’accorpare sonorità. Sino a che le metafore smettono i propri disegni per accordare suoni graffianti, spasmodici, rimbombanti e delicati. Un multipolarismo in musica. Da "Illumina" traspaiono invece velature dagli accordi cementati, prossimità leggermente descritte da suoni satellitari, rivisitazioni di coscienza e deliri lenti includenti, riflessioni tra le parole della musica ed il silenzio delle parole. Mi interessa molto questa "New Beacons Cast to Old Horizons". Oscura. Invasiva. Vibrante. Intelleggibile. Una traccia in cui il panico si sente dal primo secondo. Un muoversi di intrecci in cui si può andare oltre l’oscurità per trovare la luce. Un climax scomposto e pregiato in cui perdersi senza bussola perché è la traccia stessa ad essere la stella polare. Il nostro viaggio termina, ma non finisce, con "No Soch Thing as Monster". Come ogni viaggio la nostalgia fa da sposa. Eppure il matrimonio con l’album è presente in ogni traccia. Vi lascio con parole lente, epidermiche, lentamente scolpite nella roccia dell’ascolto multisensoriale. Così come lo è stato questo album per me. (Silvia Comencini)

(Bird's Robe Records - 2017/2022)
Voto: 75

https://echotide.bandcamp.com/album/into-the-half-light

Ossuaire - Triumvirat

#FOR FANS OF: Black Metal
There are a few scenes richer in terms of quantity and quality than the “metal noir Québécois” (Quebec black metal) one. A tons of great bands regularly release impressive works, generally closely tied to this genre, sometimes with a more ferocious approach and other times, with a stronger atmospheric touch. However, they frequently combine both characteristics very appropriately. Today we are going to focus to Ossuaire. This project was founded in 2016 so it is still reasonably new, although they have already release two full-lengths and two EPs. As said, the projects coming from Quebec are usually quite active, which is obviously excellent for the several fans of such scene around the world.

The mentioned second EP is the newest one by Ossuaire and its entitled 'Triumvirat'. What Ossuaire offers in this work is a collection of five songs with an undoubtable high degree of fury, but without lacking completely this kind of haunting atmosphere that many bands from this region usually have. After a dark and captivating intro, the EP really begins full of strength with the second track, "La Sainte Purge". This one is a blasting track of pure black metal with an excellent work riff-wise. The composition is generally quite fast with a bunch of blast-beasts, although it fortunately doesn’t lack of some changes of tempo through the whole song, combining the aforementioned relentless fast drums with mid-tempo sections. These parts sound quite heavy thanks to the great riffs and the use of the double-bass. The usage of these elements and the type of pace is something I really enjoy as it makes you headbang like a beast. The subsequent tracks, "Triumvirat" and "Ignipotentis", follow similar patterns, being absolutely brutal songs, that are mainly focused on the fastest side of Ossuaire’s sound. Anyway, the mid-tempo sections are still there but a bit more scarcely used. On the other hand, "Cénotaphe" is a very interesting closing song, being the slowest and most atmospheric of all the tracks contained in this EP. I personally really like this one as per its beautiful main melody and its stronger atmospheric touch. Apart from that, the mainly mid-tempo of the track gives more room to appreciate the melodic essence behind the riffing of this song, which is really great. The song and the EP reach its end with an enthralling final melody, which makes me think that Ossuaire should consider to compose more songs like this one, as they do an unquestionable excellent job.

All in all, 'Triumvirat' is a quite enjoyable work by Ossuaire, as it contains the most recognizable essence of the Quebec black metal scene, especially focused on sounding smashing. In any case, the melody and atmosphere are there, like any black metal release should have. (Alain González Artola)


(Sepulchral Productions - 2021)
Score: 76

https://ossuaire.bandcamp.com/album/triumvirat

sabato 15 gennaio 2022

Mystras - Empires Vanquished and Dismantled

#FOR FANS OF: Medieval Black
During the last two years the Greek scene has given so many great albums that it is quite difficult to highlight which ones have been the best. In any case, one solo-project has caught my attention already after its excellent debut. This project is called as Mystras and it was founded in 2019 by Ayloss, an artist involved in many different bands, being the most well-known, at least for me, Spectral Lore. Mystras debut album 'Castles Conquered and Reclaimed' received quite good reviews as it was an excellent example of black metal with a raw yet melodic nature. It also had a quite particular concept, as the project could be defined as medieval black metal, but focused on the point of view of the working class people of that time and with an anti-imperialistic approach, due to its underlying left-wing ideas.

The debut album left the fans waiting for the next step as it seems that Ayloss has many ideas as he only needed one year to release it sophomore effort entitled 'Empires Vanquished and Dismantled'. Although it was difficult to improve the surprising debut, I can safely say that this new effort is, at least, on the same level with its predecessor. Again, what we can find here is a medieval black metal which musically can be defined as raw black metal, with a combination of straightforward fury, pure rawness, an unquestionable melodic touch, and some delicate and tasteful folk touches here and there which make us travel to ancient times. It is not easy at all to combine all these elements which, at first glance, would have difficulties to cohabit, but Mystras has the talent and ideas to merge them appropriately. The production seems to have made a step forward in terms of balance. The sound is still raw, particularly in the line of the guitars, but they sound a bit cleaner and not so distorted and fuzzy as they sounded in the debut album. I think this is an adequate change, though some may prefer the previous production, even though I am pretty sure that no one will accuse this album of sounding too polished, that’s for sure. As it happened in the debut, 'Empires...' has again a superb work in the guitars, being the shining instrument through the whole album. Just check out the impressive first single of this album, "The Fall Of The Kingdom of Jerusalem", where the listener can appreciate a torrent of riffs through this monumental piece of fourteen minutes, where there is room for brutality, speed, slower sections and lots of melody behind the crude production. The album, as this track, is full of ups and downs in terms of intensity, combining furious pieces as "On the Promises Of Angels" or "To The Builders!", where it is literally impossible not to break your neck headbanging in certain moments, with atmospheric folkish pieces like the delicate and beautiful "Ah Ya Zein", or the more tribal and mysterious "Cheragheh Zolmezalem". The remarkable point here, is that these pieces are excellent and keep the listener in the correct mood to stay interested in the music, something that doesn´t happen many times as I have personally considered the albums that contain many instrumentals, a bit unbalanced and unfocused. Thankfully, this is not the case. 'Empires Vanquished and Dismantled' has a top-class ending with two great tracks, which maintain the extraordinary equilibrium between the fury and the aforementioned melodic touch. I personally highlight the album closer "In The Company of Heretics" which summarizes all the characteristics of the Mystras sound. The initial impetus, with the relentless blast-beats accompanied by the sharp riffing, progresses to a more mid-tempo section which sounds truly epic, thanks to the inclusion of a clean vocal choir in the background and, again, a tasteful guitar work, whose melodies are, once again, superb. The song and the album beautifully end with some very nice acoustic chords, what a great way to close this second chapter in Mystras existence.

For the second time in only one year Mystras has created an impressive piece of black metal, full of interesting elements and great compositions. The combination of rawness and melody is again original and top-notch, making 'Empires Vanquished and Dismantled' an excellent record. (Alain González Artola)

Mineral Réflectance - Des Chemins de Vie

#FOR FANS OF: Experimental Black
In leu of venturing into the progressive black sort of genre, I'd have to say this is a quite delightful platter! Seven different vocals (guest) and unique progressing in the riffs, some fast, some moderate tempos. It's very unique here this French based band, that is Stephan's project. A lot of work went into it and some music videos as well. Aside from the music being unique, the fact that they juggled around so many vocalists for the sake of being unique! I've never heard of this many session singers to make one LP. It sounds like a totally terrible idea but in actuality it really turned out very sufficiently!

The music on here is quite savvy in the guitar department. Stephan's at the core of this being in charge of pretty much everything. I think he did a great job especially recruited quite an array of different types, some screaming, some clean, some growling. But everything seemed to fit! I liked this whole album! I though that it's one of those that you can't get tired of because it is so entirely eccentric, but neat! Don't expect a super heavy album though, just something that can borrow different genre styles in the vocals but staying in the main genre of progressive black. Stephan says death/black but on here we seem to think progressive black.

The quality in the production/mixing was quite distinctively good! For an independent recording, it is quite savvy. And the album altogether on many different platforms gets released on December '21. That's when it gets released on various different streaming music platforms. So you can get into it to sample and hear what I'm raving about! I only took some points off for the guitar riffs being a tad atypical but I still felt it good enough to be in a "B" rating category. The fact that right now they may be pretty much of an unknown, that's all going to change when the new year sprouts about wholeheartedly!

My first impression of this without knowing much of anything about the band except what Stephan submitted to me. As a few more listens to and background knowledge, it began to make sense. I plan on eventually getting this on CD, that's probably happening next year sometime. I think this project has great potential. You'll be able to hear what I mean especially the vocals and music. It all seems to fit together. And I don't really have a beef in it in any respect! This act is going to enter into the platforms and I think with explode with fury! These contributors and main project head, Stephan H he'll be happy of the support here and fans as well! (Death8699)


venerdì 14 gennaio 2022

Adoperta Tenebris - Oblivion: The Forthcoming Ends

#PER CHI AMA: Black/Death Old School
Ancora Les Acteur de L'Ombre Productions, ancora Francia, ancora black death con un'altra one man band. Non è che questa formula finisca per essere un boomerang per la label francese e si corri il rischio di arrivare sul fondo del barile e iniziare a raschiare? Vediamo se giungerò a tale conclusione dopo aver ascoltato il secondo lavoro, 'Oblivion: The Forthcoming Ends', degli Adoperta Tenebris (AT), creatura originaria di Nantes guidata dall'enigmatico G., qui aiutato da Äzh (Defenestration e Natremia) alla batteria e da uno stuolo di ospiti. La stortura musicale degli AT parte da "We Were Giants" e il suo lento e oscuro incedere in quella che è la traccia più lunga della release (otto minuti e mezzo). L'inizio è sicuramente spettrale e bisogna attendere di superare la metà del brano per vedere i giri del motore aumentare in un vorticoso sound che chiama inevitabilmente in causa i Deathspell Omega. Le glaciali dissonanze musicali non tarderanno anche con i successivi brani, dal piglio melodico tipico del black svedese di "Vultures Over the Mass Grave", in cui alla voce a porgere i suoi servigi, troviamo Romain Richard (Kolizion), al pezzo più breve del lotto, quella "In Our Mazes" in cui a prestare la propria voce urlata troviamo Mephisto, mente dei Cult of the Horns. Questo pezzo mi convince più degli altri, forse perchè si perde meno nel maelstrom ritmico in cui molto spesso band di questo tipo vanno ad inabissarsi. Alla fine pur essendo più lineare e melodico, lo trovo anche tra i più riusciti, soprattutto nel suo apocalittico finale. Con "A Farewell to Hope", la ritmica si presenta compassata e il cantato di Roy de Rat (Void) sembra quello meglio adattarsi alla proposta del polistrumentista transalpino. Quello che mi convince meno è invece la mancanza di un vero sussulto in questo brano ma in generale in tutto il lavoro che riesca veramente a catturare l'attenzione dell'ascoltatore. Ci prova la doomish "Utter Manifest" a prendersi la palma di miglior pezzo del disco, non fosse altro per l'eccellente performance dietro al microfono di T.C. dei Regarde les Hommes Tomber. Il brano è lento, melodico, a tratti malinconico, con un finale troncato improvvisamente che non ho francamente ben capito. Segue il dirompente black death di "Calvaire" e i suoi affilatissimi giri di chitarra che sembrano evocare gli Emperor. Il brano è devastante e pur non proponendo nulla di originale, finalmente sembra rapirmi con quel suo feeling maligno, in cui un riffing black si alterna con un ben più compatto death metal che trova modo anche di regalarci un insospettabile break atmosferico e finalmente, un doppio grandioso epico assolo. Eccolo finalmente, ho trovato il pezzo migliore del disco. In chiusura, "The Season of Gallows" è una song che vede l'ospitata di Chaos I e Florian Pesset, rispettivamente chitarra e basso degli Incipient Chaos, a dare l'ultimo supporto a G. in un granitico, caustico e tempestoso esempio di black metal. Gli Adoperta Tenebris alla fine hanno rilasciato un album onesto, non certo memorabile, che lascia presagire tempi difficili anche per la lungimirante label francese. Sarà forse arrivato il momento di scorgere nuovi orizzonti sonori? (Francesco Scarci)

domenica 9 gennaio 2022

Dawn of a Dark Age - Le Forche Caudine 321 a​.​C. - 2021 d​.​C.

#PER CHI AMA: Black/Folk/Avantgarde
Con l'intento di tributare nuovamente le proprie origini sannite, come già fatto peraltro ne 'La Tavola Osca', Vittorio Sabelli torna con un nuovo capitolo della saga Dawn of a Dark Age, intitolato 'Le Forche Caudine 321 a​.​C. - 2021 d​.​C.'. Ovviamente, la citazione storica riporta alla battaglia delle Forche Caudine in cui i Sanniti, sotto l'egida di Gaio Ponzio, sconfissero i Romani, imponendo poi loro la prova mortificante di passare sotto gli omonimi gioghi. Tre i brani a disposizione dei nostri per narrare quegli eventi e farne anche un parallelismo storico con la nostra era. Qui supportati da un esteso numero di ospiti a suonare ogni tipo di strumento inimmaginabile (zampogne, mandoloncello, darbuka, tamburello, vibrafono, archi e fiati vari, flicorno, conchiglie), i Dawn of a Dark Age propongono, attraverso una sorta di narrazione storica fatta di dialoghi, cori e quant'altro, il loro classico sound a cavallo tra black, folk e sperimentazioni varie. Il disco apre con "Excerpt 1 (Scene 3 -7)", un brano di black atmosferico, in cui a mettersi subito in luce è il clarinetto di Vittorio che ne accompagna anche la voce narrante (sempre di grande impatto). Il brano è un susseguirsi di movimenti, tra black, partiture folk e attimi di grande epicità, laddove il tremolo picking si prende la scena. Il lavoro prosegue con "Le Forche Caudine - Atto I": si sentono i cavalli sopraggiungere, chiudo gli occhi e provo ad immaginare la scena che i suoni e le cupe melodie dei fiati, provano a descrivere. Mi sento proiettato indietro nel tempo, una chitarra acustica dà il la alla musica con una lunga parte introduttiva che fino al settimo minuto si manterrà esclusivamente strumentale, proponendo sin qui un sound mediterraneo suonato con tutti gli strumenti a disposizione del collettivo. Si palesano poi le vocals con lo screaming caustico di Emanuele Prandoni a riportare gli eventi storici, mentre il sound in sottofondo ci conduce a luoghi lontani nello spazio e nel tempo. La voce di Emanuele viene poi soppiantata dalla narrazione di Vittorio e il tutto acquista ancora più veridicità storica quasi il mastermind molisano si trasformi in una sorta di Alberto Angela del metal. Lunghe parti ritmate vengono affiancate da tratti folklorici in un'alternanza tra frammenti atmosferici, momenti di narrazione e scorribande black, a cui aggiungerei addirittura derive jazz poco prima del diciannovesimo minuto, dove la perizia tecnica della band si miscela con la pura poesia musicale guidata da un eccellente assolo di clarinetto, per un finale da brividi. Dopo gli oltre 21 minuti dell'atto I, ecco "Le Forche Caudine - Atto II", poco meno di 17 minuti di sonorità estreme, avanguardistiche, heavy (ascoltatevi l'assolo in apertura di brano), tradizionali, jazzy, prog rock, classiche, post-black, orchestrali, mediorientali, a condensare quasi tutto lo scibile musicale, in un brano ad altissima intensità ed elevato spessore artistico, che rischierà di piacere, a largo spettro, sia agli amanti dei Jethro Tull che a quelli dei Wolves in the Throne Room. Gioiellino. (Francesco Scarci)

Kosmodome - Kosmodome

#PER CHI AMA: Psych/Prog Rock
Il giovane duo dei fratelli Sandvik si mette in mostra con questo interessante primo album dal titolo omonimo e dai toni caldi e curati. Un'attitudine space rock nella grafica di copertina, nel moniker e nell'atmosfera generale del disco, che abbonda di effetti cosmici, aiutati dai vari rhodes, organo, piano e mellotron, suonati dal bravo Jonas Saersten, unico ospite nel progetto. Il sound dei Kosmodome è sofisticato e riconduce, come affermato nelle note della pagina bandcamp, alle sonorità prog rock degli anni '60, a cui aggiugerei anche primi anni '70, rinnovati alla maniera degli Anekdoten, anche se meno cupi e più solari. Ottimo l'impatto strumentale, dove Sturle Sandvik suona chitarra, basso e canta, mentre il fratello Severin siede dietro ai tamburi. Entrambi si comportano assai bene sfoderando ottime prestazioni, sia in fase esecutiva che compositiva, arricchendo e colorando tutti i brani in maniera intelligente. Questi nipotini degli osannati Camel di inizio carriera, hanno imparato perfettamente come esprimersi in ambito rock, acquisendo una formula sonora navigata, vintage e classica, ridisegnata degnamente con verve attuale e accorgimenti moderni di scuola post rock e space rock, sia nel canto che nella scelta delle sonorità. "Deadbeat" né è un manifesto con una coda in stile folk etnico che fa un certo effetto scenico. Tra i brani si manifestano esplosioni in stile stoner come in "Waver I" e "Waver II", ma il parallelo con i Mastodon rivendicato dalla band, mi sembra eccessivo. In effetti, il suono caldo ed elaborato è di buona fattura ma non raggiunge mai la potenza del combo americano. Comunque, la vena prog nello stile dei Kosmodome prevale sempre, anche quando schiacciano sul pedale dell'acceleratore, ecco perchè li avvicinerei più ai mitici Anekdoten e agli allucinati Oh Sees come attitudine, mentre se parliamo di stoner li avvicinerei piuttosto agli Apollo 80 o ai precursori olandesi Beaver. I paragoni lasciano il tempo che trovano e devo ammettere che il disco è assai bello, piacevole, ricercato e si consuma tutto d'un fiato, cosa che permette all'ascoltatore di entrare in un'atmosfera astratta e cosmica intrigante, capitanata peraltro da una voce pulita e sicura che a volte inspiegabilmente mi ricorda certa new wave psichedelica degli anni '80. Ascoltate il brano "The 1%" e godetevi l'estasi, oppure "Retrograde" per farvi sovrastare da un' ottima psichedelia progressiva. Gran bella prova per questo giovane duo norvegese di Bergen, che fa parter del rooster di una splendida etichetta discografica, la Karisma & Dark Essence Records. Album da non perdere! (Bob Stoner)

(Karisma & Dark Essence Records - 2021)
Voto: 78

https://kosmodome.bandcamp.com/album/kosmodome

sabato 8 gennaio 2022

The Spacelords - Unknown Species

#PER CHI AMA: Psych Rock Strumentale
Devono averlo per vizio i tedeschi The Spacelords di pubblicare tre brani per volta. L'avevano fatto in occasione di quello 'Spaceflowers' che ricordo aver recensito durante il primo lockdown, lo rifanno oggi con questo nuovo capitolo intitolato 'Unknown Species'. Tre brani dicevo che si aprono con le psichedeliche melodie di "F.K.B.D.F" (chissà poi per cosa sta quest'acronimo), un pezzo nemmeno cosi lungo ("solo" otto minuti) che in tutta franchezza, non sento nemmeno cosi originale e catalizzante. Si rimane in territori strumentali votati ad un psych rock magnetico, a tratti lisergico, ma che in questa traccia d'apertura, non mi rapisce sguardo e mente. Ci riprovano con la successiva song, la title track, che ci trastullerà per poco meno di un quarto d'ora: partenza tiepida in cui a calamitare l'attenzione c'è un bel basso di pink floydiana memoria in sottofondo, mentre una chitarra dal sapore kraut rock, danza in prima fila come una ballerina indiana. L'effetto è sicuramente di grande impatto emotivo, un viaggio a luci spente in cui è sufficiente chiudere gli occhi e immaginare, un viaggio, un paesaggio, una persona, una scena, quello che volete, quello che la musica vi induce sotto pelle, fino a penetrarvi nel torrente circolatorio e da lì raggiungere il cervello come una sostanza psicotropa pronta ad alienare i vostri sensi, quasi quanto i colori sgargianti che contraddistinguono la cover artwork del disco. E iniziato questo trip mentale, non vi è nemmeno permesso scendere dal treno, che prosegue dritto con la terza e ultima "Time Tunnel" che vi porterà al mare nelle sue note iniziale. Si perchè i suoni che si sentono nei primi secondi, quando la chitarra acustica apre il pezzo, sono quelli delle onde del mare che sfiora la battigia. Ma l'immaginazione corre lontano, a falò sulla spiaggia, spinelli scambiati, pensieri sfuocati e tanta leggerezza, come giusto ci servirebbe in questi giorni di schizofrenia. Il sound monta piano tra echi orientaleggianti e fughe tra psichedelia, hard rock e stoner, ma intanto sale, sale ingrossandosi e crescendo di intensità attraverso ciclici e roboanti giri di chitarra in una sorta di infinita scala a chiocciola dove non riuscire a raggiungere la cima, tanto meno poi a scendere. Non so se realmente se sono riuscito a spiegarvi che diavolo ho sentito durante l'ascolto di questo disco, rileggendomi non ci ho capito granchè nemmeno io, ma queste sono le immagini un po' sbiadite che si sono autogenerate nella mia mente mentre il sound cosmico degli Spacelords mi assorbiva tra le sue spire. E le vostre, quali sono state? Godetevi 'Unknown Species' e fatemi sapere. (Francesco Scarci)

Sleepmakeswaves - Live at the Metro

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale
Non amo particolarmente gli album dal vivo, figurarsi poi di un lavoro interamente strumentale. Tuttavia, riflettendoci bene sopra, quella live potrebbe essere la sede che meglio si adatta a proposte di questo tipo, per gustare in modo più diretto il feeling che la band vuole emanare direttamente ai suoi fan. E la band di oggi, gli australiani Sleepmakeswaves, non sono proprio gli ultimi sprovveduti, essendo tra le realtà più interessanti della scena post rock mondiale. 'Live at the Metro' poi cattura un concerto tenutosi a casa loro, a Sydney, al Metro Theatre nel 2015 e prova con la sola musica, a farci immaginare le vibrazioni, l'atmosfera e l'energia di quella che deve essere stata una magica notte. Nove i pezzi proposti dai nostri, che già un paio di volte abbiamo recensito su queste stesse pagine. Largo alla quindi musica di "In Limbs and Joints" ad aprire questo lavoro che rientra tra i dischi da riscoprire per l'etichetta Bird's Robe Records. L'interazione col pubblico aiuta immediatamente a calarsi nella dimensione live, il resto lo fa una musica cangiante che si muove tra il post rock intimista e malinconico dell'opening track, con i suoi riverberi chitarristici, le sue mutevoli percussioni e la successiva e deflagrante, almeno inizialmente, "Traced in Constellations". Poi spazio a frangenti shoegaze, progressive, chiaroscuri mai stucchevoli ma anzi di grande impatto emotivo, splendide melodie che ci accompagneranno fino alla conclusiva "A Gaze Blank and Pitiless as the Sun". In mezzo grandi pezzi, dai singoli "Great Northern" e "Something Like Avalanches" che quasi non meritano nemmeno menzione (eppure andatevi ad ascoltare il pianoforte introduttivo della prima con quei suoi ritmi quasi esotici), o il cinematico sound della robusta "How We Built the Ocean", un trip fatto di suoni catartici, post rock o semplicemente rock (mi sembra addirittura di scorgere un riffing che richiama gli U2 ad un certo punto), che alla fine esibiscono tutte le qualità, emotive e tecnico-strumentali, di un ensemble costituito da ottimi musicisti, che possono anche fare a meno di un vocalist per piacermi. E allora fidatevi del sottoscritto, ma soprattutto fidatevi degli Sleepmakeswaves e del loro sound vibrante ed eclettico che avrà ancora modo di stupirvi con l'imprevedibilità di "Perfect Detonator" o la forza di "Emergent". (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2015/2021)
Voto: 76

https://sleepmakeswaves.bandcamp.com/album/live-at-the-metro

Bryan Eckermann - Plague Bringers

#PER CHI AMA: Black/Death/Heavy
Della serie one man band come se piovessero, ecco arrivare dal Texas Bryan Eckermann, uno che con questo 'Plague Bringers' ha tagliato l'onorevole traguardo dell'ottavo album in sette anni, quindi non proprio l'ultimo degli sprovveduti. Bryan ha infatti accumulato un bel po' di esperienza e affinato la propria proposta anche con altre band (Scars of the Flesh e Wings of Abaddon, tra le altre), fatto sta che 'Plague Bringers' (sequel peraltro di quel 'Winters Plague (The Final Eclipse)' uscito nel 2018) contiene nuove 12 tracce devote ad un mix tra black, death ed heavy metal, palese quest'ultimo soprattutto nelle eccellenti parti soliste che il polistrumentista statunitense sciorina a profusione in questo disco. L'album si apre comunque con le dirompenti ritmiche di "Ice Queen" e lo screaming efferato del mastermind che ci mostra quanto la proposta della band sia bella dritta e violenta, pur trovando grandi spunti di interesse, come accennavo, nelle parti soliste, quasi il buon Bryan si trasformasse qui in un guitar hero. Analogo l'incipit della successiva "Sands of the Hourglass", un pezzo di certo più oscuro, malinconico e compassato dell'opener, che oltre ad ospitare alle pelli Clint Williamson dei Darker by Design, trova modo di dar sfogo alla propria irruenza con un sound che percepisco ammiccare per certi versi, ad un che degli Old Man's Child, per quella sua vena melo-sinfonica abbinata a brutalità death/black. Il comparto solistico si conferma anche qui ad alti livelli e questo sicuramente rappresenta uno dei punti di forza dell'artista nord americano. Intro tastieristico scuola King Diamond per "The Devouring Sun" e spazio poi ad un death/thrash venato di sofisticazioni sinfoniche e vocals gracchianti, ancora a confermare la propria ispiratissima proposta, in un brano peraltro dal finale davvero avvincente. Ottime le keys in apertura a "Reflections in a Dirty Mirror", brano tosto e compatto, che vive di un'alternanza tra parti atmosferiche e altre decisamente più tirate, mantenendo comunque inalterata l'elevata dose di melodia. Un orrorifico tastierone apre "Moonlight and Frostbite", song che vede il featuring dell'esplosiva ugola di Stu Block, ex Iced Earth e attuale voce degli Into Eternity, ad impreziosire ulteriormente una proposta costantemente accattivante, che qui si muove tra le maglie musicali del Re Diamante, a cavallo tra black, thrash ed heavy metal (da urlo a proposito l'assolo, peccato sia cosi breve). Convince, convince il sound del buon Bryan, e sembra funzionare piuttosto bene anche laddove l'artista non fa la classica scoperta dell'acqua calda (leggasi il sound grooveggiante della title track o la più piattina "An Oath of Scrying Souls"), dove tuttavia basta un tocco pregiato di chitarra per ribaltare un risultato inizialmente scontato. Prologo atmosferico per "Astral Realms", un brano che francamente non mi ha, come si suol dire, scaldato il cuore, troppo insipido rispetto agli standard del disco. Si torna a far male con l'approcco temibile di "Skinwalker", un pezzo dai mille volti, dalla devastante parte introduttiva al break sinfonico nella parte centrale, fino al mid-tempo conclusivo, in cui a mettersi in mostra sono tutte le facce di Bryan. Ma c'è ancora spazio per i brani più lunghi (oltre sette minuti) della release, la spettrale e dirompente "Of Death and Decay" e la struggente melodia di "Tomorrow's Lie", quest'ultima da ricordare anche per il ritorno di Clint Williamson, non solo a prendersi cura della batteria ma anche della voce. L'acustica tiepida di "Oblivion" chiude un album intrigante (peccato solo per quell'orribile artwork di copertina), di un artista che in tutta sincerità non conoscevo, e che oggi mi invoglia ad andarne a sapere molto di più dei suoi precedenti lavori. Ben fatto Bryan! (Francesco Scarci)

mercoledì 5 gennaio 2022

Death - Leprosy

#FOR FANS OF: Death Metal
Heavy AS FUCK! This is the beginning to Death's musical evolution in music. Pretty much a new lineup every recording (with exceptions). I had this album on cassette and later bought the CD to capture it on my stereo. Most people don't operate out of a stereo anymore, but not me! It gives 'Leprosy' better audio (to me). This album is heavy like I said but catchy. 'Scream Bloody Gore' was the beginning of death metal, better (in my opinion) than Possessed's 'Seven Churches'. And 'Leprosy' is another evolution to Death's music. Safe to say here this is the band that began death metal itself, arguably though.

This album the whole way through has great songs filled with Chuck's songwriting and lyrical concepts. The music fit the lyrics perfectly. But you see that he's getting away from the "gore" in his songs and putting more effort into the words. Rick Rozz adds a different element to the lead department, a lot of whammy bar solos that complement the music, ABSOLUTELY. Even though I like all Death releases, the earlier stuff namely this one is creative and innovative. But as time went on and lineups/musical direction changed Death turned from death metal to more progressive metal. Hence, moving forward to Control Denied and Death's main man Chuck died in 2001.

The vocals on this album go perfect with the songs (music). Rick brought a new element to Death, but not good enough for what Chuck's direction was going towards. Obviously, Rick was probably disappointed with his removal from the band going towards Massacre (his formed band). I don't think that this album really had many flaws, hence the perfect score. The music, leads, vocals, production and mixing all went through really well. I couldn't ask for a better Death release. They did better than fine here. I'm surprised it took me so long to write about this one, maybe it's bringing it out of the archives and revisiting the sounds.

I say, BUY THE ALBUM. If you're into CD's or Vinyl, better yet. This is Chuck playing raw but not so much as on 'Scream Bloody Gore'. It's in my opinion, better than their debut. Definitely, so this is the beginning of movement all across the board with Carcass, Obituary, Deicide, et al. This big move into the real heavy stuff thanks to Chuck. Even if people say Possessed is responsible for this rise in death metal I say no Chuck's band was responsible for the early rise in this genre. But what later happens, is the musical direction towards a more melodic sound. 'Leprosy' is vintage death metal galore! Check it out! (Death8699)


(Combat Records - 1988)
Score: 90

https://death.bandcamp.com/album/leprosy-reissue

Closure in Moscow – First Temple

#PER CHI AMA: Indie/Prog Rock
Poco tempo fa avevamo presentato la ristampa, ad opera della Bird's Robe Records, dello splendido primo disco di questa band australiana, amatissima in patria e capace con questo secondo album intitolato 'First Temple', di arrivare al primo posto in classifica, come miglior album nella categoria hard rock/punk indipendente, agli AIR awards del 2009. La band alla fine del 2008, si sposta in blocco negli Stati Uniti per continuare la fruttuosa collaborazione con il produttore Kris Crummett, che già nel precedente, 'The Penance and the Patience', aveva dato alla luce un ottimo debutto per la giovane band di Melbourne, che in questo modo rinvigorisce il proprio sound, aumentando il cast degli strumenti usati e la qualità di produzione, per un lavoro che risulterà più elaborato, levigato al meglio, meno spigoloso e più accessibile, coloratissimo come la sua splendida copertina, variegato e di moderna visione, un mix perfetto per non passare inosservati e creare una sorta di marchio di fabbrica definitivo per i Closure in Moscow. Un modo di vedere il prog rock contaminato da visioni psych, hard rock, indie punk, con suoni caldi e profondi, voci che incantano e una timbrica sempre pulsante. L'intensità della musica, che in tutte le sue diversità di stile, viene proposta e sviluppata ovunque nel modo migliore, mostra una capacità di esecuzione e di composizione al di sopra della media (ascoltatevi "Afterbirth" e ditemi cosa ne pensate!). Una proposta musicale che non mostra lacune, che si fa ascoltare a tutto tondo senza perdere mai lo smalto, brano dopo brano, ed anche se il suo aspetto risulta essere evidentemente volto al mainstream, niente lo rende banale o derivativo, anche oggi che ha superato il decennio di vita dalla sua prima uscita, via Equal Vision Records e Taperjean Records nel 2009. I richiami sono al solito rivolti ai The Mars Volta, ai Coheed and Cambria e ai Pain of Salvation, avvolti da un'aurea di indie intelligente e fresco alla Byffy Clyro (stile 'Infinity Land'), ma tutto filtrato dall'amore per il prog rock dei seventies ed il virtuosismo acrobatico spalmato all'interno delle coloratissime composizioni, in perfetta sintonia con la classe della band di Claudio Sanchez e soci. Fa scuola il brano "Arecibo Message", una canzone dalle potenzialità enormi. Un disco che all'ascolto risulta accessibile ma assai complicato, divertente e sofisticato allo stesso modo, un album pretenzioso, anche a livello stilistico (non tutti si possono permettere un brano in acustico come "Couldn't Let You Love Me"), ma studiato con un sound fresco ed evoluto, per essere ascoltato con facilità e valutato come un piccolo gioiello, anche dopo numerosi ascolti, un album che supera a pieni voti le aspettative degli amanti del genere. Album da non perdere assolutamente. (Bob Stoner)

lunedì 3 gennaio 2022

Tangled Thoughts of Leaving - Deaden the Fields

#PER CHI AMA: Experimental/Avantgarde/Prog
Siamo nel 2022 e io sono ancora qui con una tonnellata di dischi della Bird's Robe Records sulla scrivania. Non sono ancora riuscito a smaltire il carico di vecchie release riproposte dalla label australiana. Oggi è il turno dei Tangled Thoughts of Leaving e di 'Deaden the Fields', album d'esordio uscito nel 2011 e ristampato nel 2021 in occasione del più volte celebrato, compleanno dell'etichetta di Sydney. Tuttavia i Tangled Thoughts of Leaving li conosciamo già avendoli, peraltro proprio il sottoscritto, recensiti in occasione della terza release 'No Tether' e quella loro esplorazione del post metal, venato di sonorità doom/jazz e progressive, il tutto proposto rigorosamente in forma strumentale. Diamo comunque un ascolto attento anche agli esordi del quartetto di Perth che apre il disco con l'ambiziosa e ubriacante "Landmarks" che vi stupirà con i suoi 17 minuti di saliscendi emozionali tra puro avanguardismo sonoro, post rock e progressive che cedono a derive jazzistiche, forti peraltro di una perizia tecnica di altissimo livello e grande gusto. Lasciatevi ipnotizzare quindi dal pianoforte delirante della band, dalle trombe e da qualunque altra trovata inclusa in questi lunghi minuti introduttivi. Il resto del disco credo non necessiti di ulteriori specifiche, perchè quello che avevo sentito e apprezzato in 'No Tether', trova sostanzialmente riscontro anche alle origini di una band dotata di grande creatività ed enorme personalità che si concretizzano nelle psichedeliche e ubriacanti note di "Throw Us to the Wind" dove nulla è lasciato al caso, sebbene la sensazione forte sia quella di una grande jam session tra musicisti di grande calibro. Il risultato ancora una volte è di grande spessore, nonostante l'assenza di un cantore che piloti al meglio l'ascolto. Ma qui sono convinto non sia strettamente necessario, tanta la qualità e la quantità dei suoni che convergono verso un punto univoco nell'Universo dei Tangled. Il gioco di luci e ombre prosegue anche nella più breve e riflessiva "...And Sever Us From the Present", dove è ancora il pianoforte a guidare il flusso musical-emozionale dei nostri. "Deep Rivers Run Quiet" ha un incipit ancora delicato che va via via gonfiandosi attraverso il dualismo tra un meraviglioso e malinconico piano ed un più marcato riffing di chitarra che attraverso passaggi di pink floydiana memoria, ci condurrà alla successiva title track, che riassume in poco più di sei minuti l'architettura pensante dei Tangled Thoughts of Leaving, attraverso onirici e fascinosi paesaggi sonori. La chiusura del disco è affidata poi alla lunga (altri 14 minuti) e sperimentale (tra elettronica, ambient, prog e noise) "They Found My Skull in the Nest of a Bird", che fuga ogni dubbio sulla genialità di questi mostruosi musicisti australiani che dal 2011 ad oggi, hanno rilasciato solo piccoli gioielli musicali, che dovrete a tutti i costi, fare vostri. Portentosi. (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2011/2021)
Voto: 78

https://ttol.bandcamp.com/album/deaden-the-fields