Interviews

giovedì 12 settembre 2013

Follow the White Rabbit - Endorphinia

#PER CHI AMA: Math Progressive, Between the Buried and Me, Devin Townsend
Gli ho bramati, cercati in internet, contattati su bandcamp ma niente da fare, ad un certo punto addirittura ricercati nella loro stessa città, S. Pietroburgo; i Follow the White Rabbit erano irraggiungibili. Poi grazie a facebook sono entrato in contatto con qualcuno che è vicino alla band e finalmente questo digipack è giunto tra le mie mani. Perché cosi tanto desiderio per “Endorphinia”? Presto spiegato: questo disco è da urlo. E allora seguite anche voi con me il bianconiglio ed entrate nel mondo delle 'Matrixmeraviglie'. Dieci pezzi che si fanno strada con la delirante opening track, “The Eye Light”: dapprima oscura per poi esplodere in una serie di suoni dal forte potere disturbante. Articolati, geniali, irriverenti, signori questi sono i Follow the White Rabbit. Giusto per darvi qualche coordinata e spiegarmi meglio, potreste prendere la progressione matematica dei The Dillinger Escape Plan, la voce pulita e non dei Between the Buried and Me, l'inventiva di Devin Townsend e soci, e un bel po' di malsano e orrorifico ambient. Vi gusta? A me un sacco e dire che non sono proprio un grande fan delle band qui citate, ma vi garantisco che quando ho per sbaglio dato un ascolto a questo disco su internet, me ne sono perdutamente innamorato. Follemente evocativa la prima parte di “Few Stories of a Deserted Forest”, poi ecco impazzare nuovamente l'anarchia, Mike Patton sarebbe fiero di questo quartetto russo con vocals che viaggiano tra il growl, scream, clean ed epic (tipo ICS Vortex). Completamente ubriaco già dopo l'ascolto delle prime due song, mi metto alla guida della mia auto di notte con “Fakeface” di sottofondo: beh ecco, non fatelo mai, rischiereste di impazzire. Mathcore a tratti, stoppato da atmosfere da brivido, vocalizzi eccelsi che sottolineano l'esagerata prova di Vual Dali dietro al microfono. Visto che ci sono, ne approfitto e cito anche gli altri membri dell'act russo, elogiando la loro performance fuori misura: Cheeseass, un tarantolato alle chitarre; Zebra, elegante al basso; Trulala, monster di sicura formazione jazz, dietro alle pelli. Pura emozione quando inizia “Fakeface: the End”: la paura passa e torna a strizzarmi l'occhio la luna. Certo con i FTWR non si può stare sereni: “All Night and Day” parte piano, preludio della insania che si paleserà presto nelle mie orecchie: un dolce arpeggio solletica i miei sensi, splendide vocals e poi il tutto e niente. Splendido, parola qui di sicuro non abusata. L'attacco ai miei sensi arriva però solo con “Panic Attacks”, song feroce, graffiante, forse la più devastante del lotto, in cui anche la voce, cosi come la musica, non cede molto alla melodia. Ma la furia 'matematica' venata di punk, si manifesta anche in “The Great Worm” con urla disumane, tempi dispari, stop'n go, break acustici e violenza in perfetto annichilente stile Between the Buried and Me che fanno una jam session con i Dillinger Escape Plan. “War Song” è una tiepida traccia mentre “Zzz(Zzz)” non può che essere una dolce ninna nanna prima della conclusiva title track. “Endorphinia” mi fa ritornare dal paese delle Meraviglie o da Matrix (decidete pure voi): l'ultimo stadio della loro pazzia passa da questa catartica traccia. Assordanti! (Francesco Scarci)