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mercoledì 11 gennaio 2023

Die Sünde - Strega

#PER CHI AMA: Post Metal/Hardcore
No, i Die Sünde non sono l'ultima new sensation tedesca, i nostri sono infatti una nuova realtà del nostro paese, di Padova per l'esattezza. Questo è il loro EP di debutto che li vede proporre un sound all'insegna di un post metal/sludge dalle forte tinte crepuscolari. L'unico pezzo incluso nel disco è rappresentato dai 20 minuti abbondanti della title track, "Strega", che si apre con le tiepide percussioni e dove la batteria assume il ruolo cardine, con la chitarra relegata solo in secondo piano. La voce fa la sua comparsa al quarto minuto con una tonalità stridula in uno screaming quasi black. Nonostante questi vocalizzi, la musica si conferma però come un mid tempo guidato dal tremolo picking delle chitarre che disegnano con discrete melodie. Largo spazio poi allo strumentalismo con una lunga parte scevra da isterismi musicali fatti di furia e violenza. Detto che la batteria si conferma costantemente in primissimo piano, un break quasi di mutismo cosmico si palesa verso il minuto 7.30 per segnare qui una sorta di punto di svolta per la band, con la proposta dell'act veneto che si fa ora ben più cattiva. Tuttavia, la musica stenta a decollare se non per una sfuriata post black al minuto 9.30. Forse un po' poco per ascrivere questo disco tra i debutti più memorabili della scena metal nostrana. Una nuova variazione al tema, soprattutto a livello vocale, per l'utilizzo di un cantato post hardcore, lo sentiamo verso l'undicesimo minuto, con la musicalità che si fa altrettanto malinconica. E qui sembra di aver a che fare con una band totalmente differente, peraltro che si lascia apprezzare maggiormente rispetto al più spigoloso lato black ascoltato sin qui. Al dodicesimo minuto (manco fosse una telecronaca di una partita) assistiamo ad una nuova ripartenza, un break chitarristico, una lunga parte strumentale che di certo non ruba l'occhio per originalità. Il disco scivola cosi quasi mestamente lungo la sua conclusione, senza ulteriori spunti degni di nota. Il lavoro alla fine necessita urgentemente di un miglioramento sia a livello musicale che di sognwriting, soprattutto laddove (leggasi nel finale) la band finisce per avventurarsi in territori più disarmonici e particolari. Da riascoltare. (Francesco Scarci)

(Drown Within Records - 2022)
Voto: 63

https://drownwithinrecords.bandcamp.com/album/strega-2

Municipal Waste - Electrified Brain

#FOR FANS OF: Thrash/Crossover, Nuclear Assault
Some great crossover/thrash. I got the CD, it's totally worth it! They have A LOT of energy. Still a 5 piece I believe with vocals that are tight with the music. I like the guitars the most. The rhythms are fantastic. The songs clock about 2-3 minutes in length, but they're still good! And the energy is all there. The music is what grabs me the most. The vocals not so much. They're a little annoying it's an acquired taste with them. I don't think they're bad just take some getting used to. I own previous albums of this band and I've had the same issue. A lot of guitar solos too but good! The songs are really catchy.

I'm glad they came out with a new album. It's totally tight too! Clocks in only about 33 minutes and 14 songs. All of them are good but if I had to select some to check out would be "Demoralizer", "High Speed Steel" and "Barreled Rage."

I think this band will be active for a while. They make very good music and they're consistent. They kind of remind me of old Nuclear Assault. There are some similarities to that band with this one. Both very good songwriting.

The production quality was clear the instruments and vocals are mixed well absolutely! It does the band justice and more desirable to own. That's the problem with some crossover acts like Enforced or Power Trip. Their recordings are too solid. But on here, everything is crystal. I'm really pleased on how this album turned out to be. Aside from just marginally liking the vocals, the music and energy were stifling. A lot of songs but they're solid and catchy. They're not overly heavy just fast paced. There are not many songs that are slow. The tempos are pretty much fast throughout. What a great full-length yet again! (Death8699)


giovedì 15 dicembre 2022

A Forest - Fury of the Elements

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black
Gli A Forest sono un duo di Novara, M. e Mayhem, già membri di Skoll e The True Endless. In 'Fury of the Elements' il gruppo propone tre pezzi, più un’intro (l’outro è indicata sul booklet, ma non è presente). Si tratta di buon black metal selvaggio, come si addice al loro nome; la musica è di chiaro stampo norvegese, e mi riferisco agli esordi del black, dal momento che non ci sono contaminazioni di alcun genere (tastiere ed orchestrazioni varie) all’interno dei pezzi. I testi, invece, parlano della vendetta finale della Natura nei confronti dell’uomo, quindi parlano della Verità! Con queste premesse, non vi aspetterete di certo un demo-tape registrato in maniera iper-professionale: infatti, gli A Forest, fedeli alle loro scelte, hanno prodotto questo demo in maniera un po’ casalinga, anche se alla fine l’unica cosa che risulta confusa all’ascolto è la batteria, nelle parti più veloci. Insomma, un demo che ci riporta alla mente i bei tempi in cui il movimento black era veramente underground!

(Chanteloup Creations - 2000)
Voto: 66

https://www.facebook.com/A-Forest-570937746324697/

Entrails - An Eternal Time of Decay

#FOR FANS OF: Swedish Death Metal
Pretty solid release the whole way through! This is a good listen to especially withholding that Swedish sounding guitar. Oh, so sweet! I've given these numerous spins and every time I hear something new. The guitar riffs are killer, and they fit with the vocals, absolutely! It's kind of like if it were modern day Entombed with LG (RIP). The vocals sound a little different though. I really like the music on here. I think that it's solid the whole way through and the tempos are ever-changing. The vocals go well with the music. This is traditional Swedish death metal in the vein of Entombed's first two releases.

A lot of good to say with this release. I think that they’re much more fluid and the guitars are sounding a lot better. This is all not over hashed with the pedal to makes that Swedish sound. It’s been well thought out. I felt like this whole release in hearing is so thick. I think it’s about to B rating. I can’t give it more, but I still think it’s above average. Definitely, these guys don’t take too long to put out new material and they have well thought out music. The guitar riffs in general are great. I like the overall sound of the album. It’s pretty unique to death metal with a great production. There is a great Swedish sound to it. I liked this whole album. There’s nothing really that I’d change and it’s not too overly fast or ambitious. The drums pack a real big punch. The quality of the sound of the album is top notch. They’ve really done good and I think it could’ve been a longer album. However, this would be by little bit more than 45 minutes.

The vocals are really good too! They really sound low I think they fit well with the music. Overall, this is a great album and they put together sounds that are so original and heavy. At this dimension, thick at times. Great follow up release I hope that they have a long life making music like this. The metal sound, Swedish, is unique and again to the vein like Entombed and Dismember. But they have their own unique sound which is definitely a solid follow up from ‘World Inferno’. But I think it’s a little bit lesser of a good album than the previous. It’s still right up there. I think they did really well.

I got the physical copy of the CD. I thought it was good enough to purchase and I recommend taking a listen on Spotify or YouTube see how you like it (but slow at times). It still picks up and it was somewhat fast at places musically speaking. The guitars are chunky and really original! Please show some support for the band they’re not rich or maybe purchase on bandcamp something to show the band that you appreciate their music. Check it out now! (Death8699)


Infernal - S/t

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black
Quello degli Infernal è un Mcd un po' vecchiotto (1999), che in Italia ha visto la luce solo nel 2000. Comunque, negli Infernal hanno militato nomi illustri della scena black/death svedese come Blackmoon (R.I.P.) e Themgoroth, ex Dark Funeral, Impious degli In Aeternum ed infine Matte Modin dei Defleshed, quindi un super gruppo che però qui non sfodera tutte le armi visto che il suono risulta molto influenzato dai Dark Funeral degli esordi. È chiaro poi che stiamo parlando di pezzi incazzati e melodici con dei riff coinvolgenti e tirati a più non posso. Peccato solo che gli sviluppi futuri non abbiano portato a sensibili sviluppi visto che la band si è poi sciolta.

(Hellspawn Records - 1999)
Voto: 68

https://www.metal-archives.com/bands/Infernal/7006

domenica 11 dicembre 2022

Nix & the Nothings - Here Goes Nothing

#PER CHI AMA: Punk/Garage
Norvegia, Bergen, la patria del black metal, ma non solo. Da qui arrivano infatti i Nix & the Nothings con il loro album di debutto, "Here Goes Nothing", uno sporco esempio di punk garage rock dalle tinte oscure. Si, perchè l'atmosfera che si respira nella traccia d'apertura, "Caveyard", ha un sound sporco, tetro e cattivo che potrebbe evocare i The Kinks ma anche i Misfits, sebbene quell'hammond in sottofondo possa semmai chiamare in causa i The Doors, ma lo stile è decisamente incazzato, vuoi forse per un cantato che sembra sotto gli effluvii dell'alcol. Dalla successiva "Why", la band non sembra più prendersi sul serio e sembra lanciarsi invece in un surf rock anni '60, con il solo difetto che la registrazione sembra essere avvenuta in cantina e per di più con l'aratro. Buona la componente vocale che dona quel giusto grado di ruvidezza al disco, cosi come pure l'assolo che chiude il brano. Si prosegue con "Good for Nothing" e lo schema non cambia, con quel concentrato di garage rock irriverente, a tratti nostalgico, sciorinato in ogni singola traccia, che alla fine rischiano di risultare forse troppo prevedibili per un disco, che sembra essere un tributo alla musica di oltre mezzo secolo fa. "All Night Long" offre un approccio "fake" live in un pezzo meno scanzonato e più mid-tempo, mentre con "Too Many Bugs" si torna a ballare nel fango. Con la successiva "Mushroom Baby" i nostri sembrano ritornare alle reminiscenze surf in un brano avvincente (fantastico il basso) ma penalizzato un po' troppo da quella "sporcizia" di fondo a livello produttivo, qui più evidente che da altre parti. "No Ghost", la song per cui è stato anche girato un video, è un pezzo acid blues rock che ahimè non mi prende per niente e non fa altro che spingermi a skippare alla successiva "Movin On", che come anticipato dal titolo, ha un carattere più movimentato e punk rock, con tanto di coro ruffiano, azzeccatissimo. In chiusura, la traccia più lunga del lotto, "Here Goes", quella però dall'attacco più mellifluo, con tanto di duetto vocale uomo donna che la fanno apparire come la classica ballad del disco o se volete, la degna conclusione di un lavoro che soffre di un'altalenanza umorale ancora da rivedere. (Francesco Scarci)

H.C. Behrendtsen - S/t

#PER CHI AMA: Math Rock
E questi H.C. Behrendtsen da dove diavolo saltano fuori? Con un moniker quasi impronunciabile, sicuramente parecchio complicato da fissare nella testa, il trio di Lipsia se ne esce con l'album omonimo di debutto che miscela suoni sperimentali che partendo dal math rock dell'iniziale "Ibiza/Heinz" (il singolo del disco) arriva ad una sorta di nintendocore/chiptune della successiva "Modem". Ecco appunto, il titolo sembra lasciar intendere che a comunicare sia un modem di un computer attraverso suoni informatici che lentamente prendono forma e colori svariati, dal jazz all'hardcore in uno schianto sonoro che mi ha evocato i nostrani Eterea Post Bong Band (EBPB), che nel 2009 avevano fatto uscire 'EPYKS 1.0', un album incentrato sull'uso di internet e dei cellulari. Ecco, trovo più di una similitudine tra i tedeschi H.C. Behrendtsen e gli EBPB anche nell'uso dell'effettistica (in "Labyrinth" o nella più ipnotica "Domino-Theorie", ad esempio). La band teutonica sfugge cosi ad ogni tipo di etichettatura troppo stringente, vista un'attitudine avanguardista che collide spesso con ritmi incalzanti e tirati (come quella dell'opening track), o con atmosfere più psichedeliche ("Vitamin") o lisergiche (la già citata "Domino-Theorie"). L'album tuttavia non è cosi semplice da digerire, complici suoni molto spesso poco immediati (ascoltatevi la tribalità sghemba di "Kalimba", tanto per gradire e poi impazzire). Il jazz blues torna di casa nelle meno vivaci (e meno riuscite) "Never Get High on Your Own Supply" e "LiLiGeTiTi", mentre con la conclusiva "Weight", si ritorna ad un delirio sonoro quasi improvvisato che non lascia diritto di replica alcuno. (Francesco Scarci)

(Schatulle Bömm - 2022)
Voto: 70

https://hcbehrendtsen.bandcamp.com/album/h-c-behrendtsen

giovedì 8 dicembre 2022

Behind Closed Doors - Caged in Helices

#PER CHI AMA: Instrumental Post Metal
È un trio internazionale quello dei Behind Closed Doors (stravagante questo moniker), formato da prodi menestrelli provenienti da Germania, Paesi Bassi e Svezia, che si sono trovati per rilasciare questo affascinante affresco di post metal strumentale. Sapete quanto storca il naso a non avere un cantato eppure questo 'Caged in Helices' riesce a superare egregiamente la prova del fuoco anche senza un vocalist. Questo perchè i nostri non sono certo degli sprovveduti, avendo arricchito la propria proposta metallica di archi (tra cui Ben Mathot degli Ayreon) che vanno a colmare il vuoto lasciato dalla voce. Questo quanto si può ascoltare già nell'iniziale "The Anti Will", che nei suoi otto minuti ne fa proprio di tutti i colori, attraversando un corridoio fatto di post-rock, post-metal, suoni cinematici e ancora math rock, progressive, musica classica e potrei continuare all'infinito, aggiungendo anche soundtrack e djent, con quella granitica chitarra in chiusura, una vera mazzata nei denti. Spettacolo puro. "Kaleidoscope Antlers" riparte da questo potpourri di generi e stili, da un bel chitarrone avvolto dagli archi che potrebbero evocare in un qualche modo i Metallica ai tempi dell'esperimento sinfonico di 'S&M'. Tecnica squisita, eleganza musicale e ricerca per la melodia contraddistinguono questa e le song a seguire, di cui sottolinerei le due maratone affidate a "Black Pyramid" e "Ad Aspera Adastra, But Why And For What?", due pezzoni tra i nove e i dieci minuti che sottolineano, manco ce ne fosse bisogno, le eccelse qualità compositive della band. La prima delle due peraltro sfoggia una linea di basso davvero da urlo che entra nel cervello e da li non ne esce più. Questa poi è la canzone dove forse la componente orchestrale è meno invasiva e il sound decisamente più incisivo, anche se un paio di break atmosferici ne bilanciano l'irruenza ritmica. In "Ad Aspera..." viola, violino e violoncello tornano a far danni, insinuandosi nelle trame sofisticate di una song dal piglio decisamente minaccioso. Peccato per un lunghissimo break centrale che renderà il brano più suscettibile allo "skip". Il pezzo che poi in realtà ho maggiormente apprezzato è "The Essence of Doubt", con quella sua chitarra orientaleggiante e la sua coda djent, ipnotica quanto basta per tenermi agganciato ad un lavoro che, per quanto privo di un cantante, ha tutte le carte in regola per spaccare culi a destra e a manca. (Francesco Scarci)

Solitär - Bus Driver Immigrant Mechanic

#PER CHI AMA: Psych/Dream Pop
Il polistrumentista svedese, Mikael Tuominen, già presente in formazioni del calibro di Kungens Män e Automatism, si cimenta in un primo disco solista, uscito via Tonzonen Records, carico di atmosfere dense, intrise di intimità e ispirazione. Il canto sempre quasi sommesso e schivo, si presta molto bene alla forma di psichedelia che l'autore mischia spesso a fattori folk e post rock, melodie luminescenti, spesso ipnotiche ed estatiche. Si parte con "Electric Sea", un bel brano dai tratti desertici, un'evoluzione corale e mantra doorsiani con una buona dose di ricordi, che portano alle sonorità di "Fire Walker" dei Black Rebel Motorcycle Club, uno stile che ritroviamo peraltro in molte parti dell'album. "Ship of Excitement" inizia con un sound che ricorda certe cose dei Cocteau Twins per leggerezza e utilizzo delle chitarre, mentre "Concrete Spaceship", cerca di aumentare il ritmo senza aumentare il rumore, creando un'atmosfera surreale e sospesa, con un uso del noise guitar molto intelligente. A sorpresa in una veste psych folk sommessa e sofferta, avvolta in una luce abbagliante, Solitär si cimenta in una versione originalissima di "The Price", la storica canzone dei Twisted Sister, ottenendo davvero un bel risultato. 'Bus Driver Immigrant Mechanic' evolve brano dopo brano, pur rimanendo in un contesto di musica ipnotica e statica, elettronica e minimale, shoegaze, un post rock di scuola Mùm con qualche richiamo a certa psichedelia evoluta in stile Legendary Pink Dots. Le atmosfere soffuse richiamano magma sonori notturni come la versione di "Satellite of Love" di Milla Jovovich in "Million Dollar Hotel", dotata di un umore malinconico ma sognante. "Spegel Spegel" potrebbe essere un brano dimenticato in qualche cassetto dei Crime and the City Solution, suonato dai Mercury Rev, mentre per "It Rains" potremmo scomodare Hugo Race e la sua musica lunare. La cupa "A Flash in a Glass Jar" è figlia di certa new wave di classe, e sfodera sonorità vicine agli Echo and the Bunnymen, con un lento incedere e tappeti di tastiere maestosi all'orizzonte, con una coda finale assai cinematografica. Chiude il cerchio la brevissima e acustica "Brus", l'unica traccia cantata in lingua svedese, per il resto la lingua utilizzata è quella della terra d'Albione. In definitiva, devo ammettere che 'Bus Driver Immigrant Mechanic' è un album intrigante, profondo e molto sofisticato, certo non è d'impatto e non funzionerà tra i rockers più duri e puri, ma per chi cerca buona musica introspettiva questa è proprio una valida alternativa. Un disco ragionato e ben prodotto con suoni caldi, profondi e intimi, un disco per tipi solitari a tutti gli effetti. (Bob Stoner)