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giovedì 4 agosto 2016

Veuve - Yard

#PER CHI AMA: Psych/Stoner, OM
Lo stoner spopola e la scena italiana sta vivendo un momento particolarmente produttivo, nonostante sia in largo ritardo rispetto a quella americana e svedese. Oggi parliamo dei Veuve, un trio friulano che si butta a capofitto nel mondo fatto di sabbia, cactus e acidi con il loro primo full length, 'Yard' appunto. L'etichetta e studio di registrazione The Smoking Goat Records ha ottimo fiuto e ha pensato bene di reclutare i nostri tre impavidi eroi del fuzz sotto la loro ala e noi non possiamo che essere contenti che il loro incontro abbia dato la luce questo digipack contenente otto tracce che colano stoner vecchia scuola unito a sonorità shoegaze, soprattutto dovute a un cantato che richiama atmosfere etere e spaziali. Il bello dei Veuve infatti sta nell'ottimo impatto sonoro caratterizzato dalle distorsioni solide e ruvide del genere, in contrasto ad una timbrica vocale inaspettata. "Days Of Nothing" è l'esempio lampante di questo sodalizio curato e sviluppato con saggezza dall'act friulano. Basso e batteria sono incalzanti sin dall'inizio, i riff di chitarra sono puliti e non si affidano solamente al muro sonoro, cercano piuttosto fraseggi e melodie per catturare l'orecchio smaliziato dell'ascoltatore. Ovvi rimandi ai Dozer e ai Truckfighters sono facilmente identificabili, ma se si guarda lontano, i Veuve trovano un loro stile che diventa presto trascinante. Il mood etereo del cantato si trasmette anche agli assoli di chitarra e crea un'amalgama bilanciata e credibile, come accade in "Mount Slumber" dove la band rallenta il ritmo e si concentra su atmosfere spirituali, puntando sulla ripetitività dei riff e su una ritmica ossessiva. In questi sette minuti abbondanti verrete accompagnati dal groove degli OM appesantito il giusto dalle sapienti mani dei nostri musicisti. L'assolo post rock finale poi è la goccia che farà traboccare il vostro equilibrio mentale e farvi cadere nell'oblio assoluto. "Pryp'jat'", ovvero la città fantasma nata dall'incidente nucleare di Cernobyl, è la traccia che chiude questo ottimo lavoro. Corrosiva, polverosa come le strade di quel luogo dimenticato da Dio, la canzone scarica un elevato quantitativo di decibel, grazie anche agli intrecci di chitarra che grazie alla sovra-incisione, si può permettere maggior libertà sonora. Il basso non spicca in termini di frequenze, ma è l'elemento determinante a creare il suono che contraddistingue i Veuve, cosi come la sezione ritmica che trasuda groove ad ogni pattern. Sul finale percepiamo un sintetizzatore che ci porta indietro agli anni ottanta e sembra essere stato messo alla fine di tutto per avvertirci che in futuro potrebbe tornare. Noi lo speriamo, perché questo album è veramente ben fatto e ci aiuta ad aggiungere un'altra band alla nostra collezione. Se i Veuve faranno tesoro del lavoro fatto per 'Yard', il prossimo album sarà spettacolare, ci scommetto una buona birra fresca. (Michele Montanari)

(The Smoking Goat Recording - 2016)
Voto: 75

https://veuve.bandcamp.com/album/yard

The Pit Tips

Francesco Scarci

Toska - S/t
Negative Voice - Cold Redrafted
(EchO) - Head First Into Shadow

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Don Anelli

Mortillery - Shapeshifter
Defiled - Towards Inevitable Ruin
Horror Chamber - Eternal Torment

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Kent

Have a Nice Life - Deathconsciusness
Asylum Party - Borderline
One Life - The Crowning

SUMMER CONTEST



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Interview with Toska


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Asylum Pyre - Spirited Away

#PER CHI AMA: Power/Prog, Amaranthe
La Francia si rivela ancora una volta terra fertile per le branchie più melodiche, ormai definibili in una nuova vera e propria corrente power, con caratteristiche comuni e radicate nell’ultima decina d’anni. Questa volta la band in questione arriva dalla capitale Parigi, con il terzo full-length in studio, dopo 8 anni dall’uscita del primo demo della band. Esperienza ed evoluzione sonora portano il loro dovuto contributo e si avverte fin da subito che 'Spirited Away' presenti una marcia in più, per quanto riguarda la produzione, rispetto ai due precedenti lavori ('Natural Instinct' e 'Fifty Years Later'). La formula sviluppata dagli Asylum Pyre è la classica riscontrabile in gran parte degli esponenti del movimento francese (vedi Benighted Soul): un power melodico con l’aggiunta di elementi di provenienza diversa, dalle influenze prog agli elementi elettronici e sinfonici. La voce femminile, cristallina e pop-eggiante, è arricchita da una buonissima interpretazione da parte della cantante Chaos Heidi, sempre articolata su forti melodie a sovrastare i riff di chitarra e i tappeti di tastiere, che in certe occasioni ricordano quelli dei più navigati Amaranthe. Un pianoforte apre e chiude questo lavoro dall’intro di "Second Shadow" alla lenta dissolvenza di "Fly". Fra di esse invece troviamo le ricercatezze melodiche dell’ensemble parigino, fra la potenza della vocalist, che apprezziamo particolarmente nelle prime tracce dell’album "Only Your Soul" e "Unplug My Brain", le quali si prestano per caratteristiche anche a diventare dei buoni singoli. Successivamente incontriamo varie sfumature, dagli stacchi che sanno di prog (parte centrale di basso nella seconda traccia), alla lenta ballad "The White Room", fino a sezioni decisamente più potenti come nella più lunga e articolata "Soulbrust" o in "Shivers", nelle quali interviene anche il chitarrista Johann Cadot con le sue vocals più aggressive. Buona prova per la band d’oltralpe che mostra una naturale maturità rispetto ai precedenti lavori. Non si tratta certamente di qualcosa di eccezionale o innovativo, anzi si colloca proprio nei canoni del movimento. Certamente però rappresenta una nuova conferma del fatto che negli ultimi anni la Francia stia sfornando una notevole corrente power-melodica, destinata di certo ad evolversi ulteriormente. (Emanuele 'Norum' Marchesoni)

(Massacre Records - 2015)
Voto: 75

https://www.facebook.com/asylumpyre/

Heimsgard – Ordrag

#PER CHI AMA: Pagan/Folk Metal
Uscito nel 2015 per la Epictural Productions e distribuito dalla leggendaria Season of Mist, l'album di debutto della one man band francese capitanata dal tutto fare Raido, già chitarrista dei Malevolentia, Karne e Ferriterium, sfodera una dignitosa prova districandosi nel ricco ed inflazionato sottobosco guerriero del fiero pagan folk metal. La combinazione di epic/speed/black metal con influenze folk provenienti da molte parti d'Europa, danno un'impronta di ampio respiro al cd, sottraendolo al facile dimenticatoio in cui finiscono poi molte band che propongono questa particolare commistione sonora. L'album ha un buon tiro e suona assai professionale, con una certa cura per i dettagli, per composizione e bilanciamento. 'Ordrag' alterna slanci epici ad innesti folklorici di matrice celtica, aggiungendo alcune galoppate nordiche tipiche dei territori finnici, ma anche suoni cari ai Cruachan, composizioni da colossal e musica sinfonica alla Bal Sagoth, anche se tutto l'insieme suona arcigno e guerrafondaio, ispirato dai canti gloriosi degli Ensiferum e dai cori battaglieri dei mitici Falkenbach. In tutto e per tutto devoto al verbo del folk senza compromessi, il disco non sposta mai l'ago della bilancia verso altri generi non allineati o consoni. Le cornamuse e l'apertura di "In the Shadow of Great Men" devono essere considerate come una gemma nel repertorio del musicista transalpino, in un brano che mette in risalto tutte le virtù di questo tipo di metal estremo. Il poliedrico brano permette all'ascoltatore di passare in scioltezza da un intro ambient dal tocco ancestrale ad una cavalcata mozzafiato di ispirazione Finntroll, con tanto di assolo in velocità, cori, voce e sezione ritmica con istigazione alla battaglia, tutto in una sola traccia, ove ben presto ci si rende conto di essere di fronte ad una vera e propria delizia. Aiutato da Max alla batteria e Robin al basso, il nostro oscuro bardo, suona egregiamente una miriade di strumenti provenienti dall'ambito etnico e in "Flavour of Victory" trova un equilibrio a dir poco perfetto, una simbiosi tra velocità e melodia che la dice lunga in fatto di fantasia compositiva e sensibilità sonora. "Wanderer Song" ci lancia fieri verso la ricerca di nuove lande da conquistare, mettendo in risalto un'orecchiabilità fluida all'interno di una compattezza sonora estrema, ove ogni nota infonde orgoglio e per cui non si ha mai la sensazione che qualcosa sia fuori posto. Concepito come un'opera sinfonica, il metal espresso dagli Heimsgard è accostabile per attitudine alle migliori creazioni dei Northland, ragionate però in un'ottica musicale ampia e orchestrale, dove il sound pagano si fonde con l'opera classica, maestosa e magistrale. L'album richiede tuttavia un ascolto impegnato e una buona conoscenza del genere per essere gustato appieno, per capire l'enorme sforzo creativo di questo artista e il valore della sua opera. La chiusura è affidata ad un outro dal sapore cortigiano che segna degnamente la fine di un lungo viaggio di conquista e la chiusura di un cd tutto da assaporare ad alto volume e ad occhi chiusi, lasciandosi trascinare in sentimenti antichi e guerrieri che il mondo di oggi non conosce più e neppure osa immaginare. Digipack dalla bella e suggestiva grafica, album notevole. Consigliato l'ascolto! (Bob Stoner)

(Epictural Productions - 2015)
Voto: 80

https://www.facebook.com/heimsgard/

Le Scimmie - Colostrum

#PER CHI AMA: Stoner/Psichedelia/Doom, Ufomammut
Oscurità, psichedelia, sonorità distorte e avvolgenti. Le Scimmie sono gli Ufomammut sotto acido: cinque brani che mescolano sapientemente stoner, doom, metal e ambient. I quattro brani che compongono 'Colostrum' – terzo lavoro del trio italiano, dopo 'Dromomania' (2011) e 'Habanero' (2012) – sono costruiti su riff granitici e ossessivi, che si sommano ridondanti, generando enormi architetture sonore, vere e proprie cattedrali oscure e magnifiche. I 14 minuti della opening e title-track "Colostrum" ruotano attorno ad un riff massiccio e potente ripetuto fino allo spasmo, su cui l’ottima batteria costruisce interessanti variazioni, sostenuta da un synth inquieto e surreale, che apre e chiude il brano. Segue "Crotalus Horridus", l’episodio più breve e veloce del disco, che rimanda a sonorità stoner. Infernale e onirica, "Triticum" è sostenuta da un compatto giro di basso, su cui una batteria a tratti tribale costruisce una progressiva esplosione. Chiude "Helleborus", violenta e tesa, disturbante nelle sue vene industrial centrali che spezzano i granitici pattern – non dimenticherete facilmente il geniale riff di apertura – su cui l’intero pezzo si regge. 'Colostrum' è un disco nero come il più buio angolo dell’inferno, una creatura enorme e abominevole, che rotola sulla terra radendo al suolo ogni cosa e sbriciola le menti più deboli con l’ossessiva ripetizione e le sue inaspettate aperture ambient. Un lavoro che – pur registrato con qualche pecca di produzione – lascia speranze per la scena più scura della musica italiana. (Stefano Torregrossa)

(Red Sound Records - 2016)
Voto: 80

https://lescimmie.bandcamp.com/

Vredehammer - Violator

#FOR FANS OF: Black/Death, Krigere Wolf, Nordjevel
Originally conceived as a studio solo project, Norwegian black/death metal stalwarts Vredehammer have since grown into a fully-fledged unit and have given us a solid and highly enjoyable second album. Essentially this here is a strong and imposing effort that manages to mix together the traditional old-school second-wave of Norwegian black metal with a strong, defining death metal crunch that produces some devastating results here, giving this the steady tremolo-picked rhythms and majestic mid-tempo sprawling sections loaded with atmosphere prevalent in numerous black metal bands of that time while mixed together with the deep churning rhythms of death metal. This is a fantastic mixture that gets some devastating work out of it, and is one of the better parts here, as the more relentless tracks are furious and boundless yet still retaining a few select appearances of melodic sprawling to offset the chaos. This gives this some really enjoyable tracks here. The opener ‘Light the Fucking Sky’ rips through deep, churning riffing and devastating drumming into a ferocious mid-tempo march with plenty of swirling tremolo riffing and ferocious drumming pounding along throughout the tight final half for a spectacular opening effort. ‘Spawn Tyrant’ features tight, blistering rhythms and swirling tremolo riffing with a ferocious, mid-tempo gallop and utterly relentless drumming carrying the deep, swirling riff-work along into a slight sprawling section that leads back into the vicious finale for another strong highlight. The title track takes deep, swirling riffing and tight, blasting drumming that carries along with a steady full-throttle series of churning riff-work that takes a long, extended sprawling break in the mid-section before leading back into the charging final half for another strong stand-out. ‘Deadfall’ immediately blasts through tight, pounding drumming and steady, swirling mid-tempo series of jangled, discordant patterns featuring the steady mid-tempo paces with the screeching-filled sprawling section that slows the pace down as the jarring rhythms continue into the finale for a decent-if-unspectacular effort. ‘Ursus’ features jangly, discordant riff-work over pounding, blistering drumming that runs through a steady, swirling tremolo-filled mid-range chug that leads along into the sprawling section and bringing the swirling tremolo leads into the steady chug of the final half for a solid, enjoyable effort. ‘Cyclone’ uses a deep, heavy blistering crunch with pounding drumming and steady swirling riff-work that whips along at a majestic mid-tempo gallop filled with deep, churning rhythms and stylish technical chugging with fiery tremolo patterns leading into the sprawling fadeout finale for a standout highlight. Lastly, album-closer ‘Blodhevn’ utilizes blistering traditional tremolo riffing and churning drumming that settles on a steady, blistering mid-tempo gallop full of churning patterns and steady tremolo patterns that carry on into the atmospheric sprawling section and carrying on through the final half for a strong ending impression. Overall that’s a lot to really like here with this one and is quite enjoyable. (Don Anelli)

(Indie Recordings - 2016)
Score: 85

https://www.facebook.com/Vredehammer/

Prisoner Of War - Rot

#PER CHI AMA: Death Old School, Incantation
Il disco di quest'oggi ci conduce direttamente dall'altra parte del mondo, a scoprire una band che il sito Metal Archives mette già "On hold" con le attività, sebbene 'Rot' ne costituisca il debutto in questo 2016. Il terzetto neozelandese si diletta con un sound death metal spaccaculi, con tematiche legate alle Guerre Mondiali. Lo si deduce non solo dal loro monicker ma anche dal titolo della prima traccia, "Slow and Painful Death by Gas", che verosimilmente tratta il tema della morte lenta e dolorosa indotta dal gas nervino nei campi di concentramento nazisti. Queste tematiche forti sono poi accompagnate da un sound altrettanto brutale che ha modo di sfociare anche in territori più thrash metal orientated. "Evil Sky" mostra chitarre taglienti già dal suo incipit, che hanno modo di offrire sprazzi di melodia fin qui tenuti più in secondo piano, per far posto invece a ritmiche serrate, di cui sottolineerei la roboante prova dietro alle pelli di tal MG-42 (anche qui si sprecano i riferimenti all'industria bellica nazista e alle loro mitragliette) e a delle normali growling vocals. I tre di Auckland proseguono a colpire come forsennati anche nelle successive song, delineando un sound che si muove tra partiture più ragionate e mid-tempo con accelerazioni più efferate e brutali, come nella breve e caotica "Twisted Mass of Burnt Decay" o nella title track. 'Rot' è alla fine un disco (in formato 12") di per sé genuino, ma che poco ha da dire ad un mercato sempre più saturo per ciò che concerne le uscite in ambito estremo. Per pochi nostalgici del death metal degli anni '90. (Francesco Scarci)