Interviews

venerdì 17 ottobre 2014

Tartharia – Flashback (X Years in Hell)

#PER CHI AMA: Black/Death/Thrash
Eccoci al cospetto di una di quelle band “storiche” per quanto riguarda il movimento underground metal: perché storiche? Beh, essenzialmente per due motivi: il primo riguarda gli anni di militanza del gruppo, che arriva al traguardo del decennale di carriera dando alle stampe questa sorta di “best of”. Raggiungere i dieci anni di carriera per una band sono già un ottimo traguardo di per sé, ma se si suona metal estremo e non si hanno a disposizione i dobloni elargiti dalle major, il valore dell'anniversario aumenta notevolmente. Il secondo motivo riguarda invece un merito che va oltre la longevità di servizio; in questi primi 10 anni, i membri dei Tartharia si sono alternati con una frequenza simile a quella che vede (vedeva?) impegnato Lemmy accendersi Marlboro durante la giornata (per chi non conoscesse i ritmi del Kilmister, posso assicurare che la frequenza è altissima). Non saprei quantificare quanti membri infatti hanno fatto parte della band, comunque molto prolifica con la produzione di album, risultando essere più un ensemble che una band nell'accezione più tradizionale del termine. Originari della Russia, più precisamente di San Pietroburgo, come accennavo, il gruppo ha prodotto diversi lavori, giungendo a questo progetto con un portfolio dal quale pescare, di notevoli dimensioni. Gli anni di esperienza e le diverse personalità operanti nel gruppo hanno portato ad avere, soprattutto, una miriade di “stili” toccati dal sound della band, che partita nel 2002 con influenze chiarissime al melodic Black (Dimmu Borgir, Cradle Of Filth), in seguito, passa al Death/Thrash, al Melodeath fino al metalcore...la cosa chiara è che le idee comunque non erano e non sono proprio limpidissime. Un elegantissimo jewel case ospita il curato libretto, che riporta le note biografiche e le diverse copertine degli album dai quali vengono estrapolate le canzoni che compongono questa compilation; la differenza temporale delle pubblicazioni la fa da padrona in questo CD, che definire “vario” sembra quasi riduttivo, ma tutto sommato non fa affatto sfigurare le primissime canzoni del 2003, che possono godere di una produzione di buonissimo livello. In generale, il disco usufruisce di suoni ottimi, mai troppo freddi, che aggiungono piacere all'ascolto; la cosa che maggiormente si nota, è l'eterogeneità delle composizioni, che vanno a parare un po' da tutte le parti, ma in fondo in fondo senza mai troppa convinzione. Risulta essere questo il maggiore difetto del CD, che per il resto (l'aspetto meramente tecnico e formale) è davvero composto e suonato bene; certo, direte voi, è una compilation cosa ti aspettavi? Da un certo punto di vista, un disco del genere ti fa comprendere il percorso evolutivo della band, la maturazione ecc., dall'altro invece, ti lascia interdetto dinnanzi a così tanta “indecisione” sulla strada da intraprendere. Ad ogni canzone, sembra di essere di fronte ad un gruppo diverso da quello che ha composto e suonato la precedente e quello che ha composto e suonerà la successiva; di fatto, con il continuo alternarsi di elementi, non potevo trovare paragone migliore. Va bene un po' di evoluzione nel corso degli anni, ma così è davvero troppo, perchè il rischio di creare una miscellanea di suoni e note fini a se stesse è molto concreto. La questione è solo mettere a fuoco un po' meglio il bersaglio da colpire. Vi segnalo quelle che per me risultano essere le migliori tracks del lotto: la scurissima “Erotic Mutations” e le notevoli “Rape You Alive” e “Unfear”; il fatto di essere sulla scena da così tanti anni ed essere ancora in piedi, fa guadagnare al voto ½ punto. Per il resto aspetto volentierissimo il gruppo alla prossima release (si parla di 14 Novembre 2014), che sarà un CD con pezzi nuovi fiammanti; come si diceva una volta “rimandàti a Settembre!”...ops, scusate...”rimandàti a Novembre”!!!! (Claudio Catena)