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sabato 28 gennaio 2012

Mystical Fullmoon - Scoring a Liminal Phase

#PER CHI AMA: Black Symph Avantgarde, Thee Maldoror Kollective, Arcturus
Che peccato trovarmi a recensire questo lavoro con un discreto ritardo dalla sua pubblicazione, il rischio di ripetere cose già scritte in decine e decine di siti web, è dietro l’angolo. È tuttavia un piacere poter constatare che un’altra band italiana, proveniente dal sottosuolo, dopo una gavetta di oltre 15 anni, sia riuscita a giungere al tanto sospirato traguardo, o meglio, al punto di partenza del debut album. I milanesi Mystical Fullmoon, hanno deciso di puntare sul supporto della Blackmetal.com, per poter esportare, oltre i confini nazionali, un lavoro cosi ambizioso di black d’avanguardia. “Scoring a Liminal Phase” sancisce il ritorno sulla scena dell'ensemble lombardo, dopo un preoccupante silenzio durato quasi una decade. Passando alla musica, posso affermare che si presenti da subito maestosa, con l’opening track affidata ad “As I Walk Along”, che scomoda i grandi maestri del black sinfonico, come Emperor e Limbonic Art, differenziandosi però dai gods norvegesi per l’utilizzo di atmosfere più apocalittiche (che mi hanno ricordato gli ultimi Aborym), ritmiche più rallentate e un uso completamente differente delle vocals ad opera di Gnosis, che nonostante lo screaming, presenta una timbrica decisamente differente dalle altre realtà black, molto stile “carta vetrata”, arrivando talvolta ad adottare addirittura un cantato evocativo. Come evocative, direi quasi occulte, sono le ambientazioni che si possono ascoltare nel corso del cd, come in “Per Speculum in Aenigmate”, dove ad alternarsi troviamo furibonde cavalcate black/thrash contrapposte a notturne aperture acustiche, fino a giungere alla soglia di divagazioni non propriamente di stampo metal, ancor prima di abbandonarsi ad un travolgente finale heavy progressive. Impressionanti, si ecco la prima parola che mi è venuta in mente: la complessità della musica dei nostri, affiancata alla genialità di alcune partiture, memori di Arcturus, Ved Buens Ende o dei semi sconosciuti Forgotten Sunrise, incastrate in un contesto non del tutto convenzionale (basti pensare ai beat di stampo industriale contenuti in “Opening the Shrine of Janus” o alle semplici parentesi space rock incluse nella stessa song, per non parlare poi del suo finale al limite del jazz) ha avuto il magnifico pregio di confondermi non poco le idee, spingendomi a focalizzare ulteriormente la mia attenzione sul sound proposto dal combo lombardo. Mi ritrovo a metà album e ancora faccio fatica a definire la musica dei nostri, perché “Daleth” spazza via ogni mia certezza con quell’acid jazz a la Thee Maldoror Kollective, mentre la successiva claustrofobica “Omen (Capricorn Vibe)”, che vede tra l’altro come ospite alla voce Aphazel degli Ancient, ci accompagna verso sonorità quasi trip hop. “Limbonica Mysteria”, già dal titolo richiama i già citati Limbonic Art, anche se musicalmente, la song, pur mantenendo una propria matrice ferale ancorata ai dettami del black norvegese, ogni tanto perde la strada maestra, per lanciarsi in un fluido viaggio psichedelico, orchestrato dalle splendide tastiere di Arcanus Incubus e ai samples disturbanti di Hexe ed Equinoxe. L’intermezzo esoterico della ottava traccia ci conduce alla selvaggia al contempo orchestrale (ah si dimenticavo che la sezione degli archi è affidata alla Bulgarian National Radio Orchestra), “Prometheus Unbound”, un brano in cui il quartetto paga dazio agli Enslaved per ciò che concerne le sue ritmiche. Si arriva alla conclusiva “May Wisdom Bless My Path” e già un’ora è volata via quando ci attendono ancora altri 13 minuti di psicotiche melodie che si dipanano attraverso atmosfere lisergiche, talvolta tribali che si frappongono a sfuriate metalliche sostenute da rutilanti blast beat, per un effetto finale che ha dell’incredibile e dove compare come ospite Wilderness Perversion dei Mortuary Drape, alla voce. Per concludere, non vorrei che l’aver citato più e più influenze derivanti dagli ambiti musicali più disparati, vi possa far credere che “Scoring a Liminal Phase” sia un album totalmente derivativo, mi viene piuttosto da affermare che partendo dalle basi di quei grandi artisti, la band italiana abbia saputo costruire un sound che difficilmente sarete in grado di trovare in una qualsiasi altra release di stampo estremo, pertanto il mio monito sarà alla fine “Guai a voi se non darete un ascolto a questo eccellente lavoro!”. Ottimo lavoro che si conferma anche nella scelta del booklet interno del cd, che sfoggia oltre ai testi delle song, uno splendido poster dal sapore misticheggiante. Sperimentali! (Francesco Scarci)

(BlackMetal.com)
Voto: 85