Interviews

martedì 31 agosto 2021

Akercocke - Antichrist

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death
Continua la riscoperta di vecchi classici questa volta con i controversi Akercocke e un album veramente spaccaossa e tritabudelle, che ha avuto problemi di censura in mezzo mondo a causa del titolo e della cover abbastanza provocatori. 'Antichrist' è il quinto lavoro che porta il tipico marchio di fabbrica del quartetto albionico, che esce a distanza di un paio d’anni, da quel capolavoro dal titolo 'Words that Go Unspoken, Deeds that Go Undone'. Rispetto alle precedenti release, il sound proposto da Jason Mendonca e soci, si fa ancor più brutale, ma allo stesso tempo sperimentale, con la produzione, non certo pulitissima, a rendere 'Antichrist', ancor più selvaggio e malato. Il sound dei nostri prosegue quel cammino evolutivo, intrapreso dalla band già ai tempi di 'Choronzon', continuando quindi a miscelare in modo assai originale, elementi black, death e industriali, con un tocco progressive (parecchi gli intermezzi acustici, che rievocano gli Opeth), atmosfere emozionali e parti schizoidi (che mi hanno inevitabilmente ricordato, il sound dei nostrani Ephel Duath). Senza passare in rassegna ogni traccia, vi posso dire che questo disco è davvero notevole: riffs death/black si rincorrono per l’intera durata del cd, con le vocals di Jason che si alternano tra momenti in cui assomiglia più ad uno scarico di lavandino (tanto sono incomprensibili i growling), feroci screaming black e interludi in cui la ugola di Mr. Mendonca si avvicina a un ipotetico mix tra il vecchio cantante degli Ephel Duath (quello dalle clean vocals di 'The Painter’s Palette') e il vocalist degli Opeth. Le sonorità del combo inglese sono assai varie: si passa da brani in cui è il brutal death a farla da padrone (“Summon the Antichrist”) ad altri pezzi in cui emergono inaspettate influenze gothic/industriali, con parecchi frangenti acustici (“My Apterous Angel”), dove compaiono addirittura flauti e altri samples dal vago sapore orientale (fantastica “The Promise”). Come sempre i nostri hanno voluto sperimentare ulteriormente, mantenendo però intatto quel feeling oscuro e maligno che da sempre contraddistingue la band britannica. L’unica nota un po’ stonata, è il drumming, forse troppo caotico e martellante, però bazzecole di fronte a questo entusiasmante lavoro degli Akercocke. (Francesco Scarci)

(Earache Records - 2007)
Voto: 76

https://akercocke.bandcamp.com/