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domenica 30 maggio 2021

Pando - Rites

#PER CHI AMA: Ambient/Experimental Black
Gli americani Pando sono una delle realtà musicali più astratte ed affascinanti che abbia mai ascoltato. Il loro sound è avveniristico, è rumore, musica per emozioni e sentimenti sinistri, devastazione, sconcerto, nera espressività, dadaismo black, arte non convenzionale, accostabili per inquieta ed inusuale attitudine oscura al capolavoro 'Royaume Des Ombres' dei Borgne, unito all'intimismo dei Cave Dweller, ovvero il progetto solista di Adam R. Bryant, una delle due menti che compongono i Pando. La band a stelle e strisce tocca le corde sensibili dell'emotività mistica, come ipotetici seguaci di Sharron Kraus (epoca 'Night Mare'), ma loro sono bardi moderni, estremi ed introversi, folli ed originali in tutto quello che compongono, anche nel modo di fare ambient. Possiamo considerarli black metal, ma non lo sono nel senso stretto del termine, farli rientrare nell'ambient noise, ma non sono solo questo, definendoli sperimentali non rischiamo di cadere in errore, ma la loro musica non disdice i legami con la cultura metal più estrema, quindi, sono semplicemente ed estremamente, trasversali ai generi citati. Questo nuovo 'Rites', distribuito dalla Aesthetic Death, non fa eccezione nella loro ricca ed interessantissima discografia, è un tipico prodotto, come da anni ci hanno abituato, solo che stavolta sono riusciti a condensare le loro idee soniche dirigendole verso un apice compositivo che tocca risultati egregi sotto tutti i punti di vista, paragonabili solo alla genialità di Liturgy e Qualm. Il duo del Massachusetts non fa prigionieri, paralizzando l'ascoltatore con brani contrastanti tra loro, tra feedback e registrazioni d'ambiente, voci radiofoniche, cori eclesiastici, noise minimale e basi agghiaccianti, gelido black dal suono cruento ed altamente realistico, come nella splendida, fulminea "Dadaism", che ipnotizza al pari di un brano dei Sunn O))) ma che ci spinge in nuovi territori di black estremo, visti con una mentalità pionieristica, dove il suono è tanto glaciale quanto presente, tanto vicino che lo si può toccare con mano, e rappresenta una fotografia violentissima di quello che possono rappresentare i Pando oggi in musica. Ci sono voci, sibili, ronzii, rumori d'ambiente e nevrosi, per interi minuti, racchiusi in una tensione latente, soffocante. "Total Station Theodolite" è un macigno dal suono grezzo molto vicino a certe sonorità in uso nella psichedelia più grezza, ma i canoni compositivi sono del black più catacombale e il risultato alla fine è strabiliante, perchè il pezzo è un vero incubo, con un riff killer e voci altamente inquietanti che non passano certo inosservate. "The Molds of Men" mostra una vena classic metal sguaiata e putrida ma giunge al cuore come un proiettile, forse per un suono da cantina che fa dell'underground una causa per cui lottare e vivere. Screaming ad effetto, riff apocalittici e decadenza, è il volto dei Pando nella veste più metal, ma non solo, rivestono la loro musica con innumerevoli interferenze, discorsi rubati, rumori industriali e la presentano in una nuovo formato, togliendo quel riverbero infernale tipico del genere, per rendere il suono diabolicamente caldo, umanamente demoniaco. Innovativi, come fu in ambito cinematografico l'uscita del film, "The Blair Witch Project", ti ossessionano in "Excarnation" con un violino gitano e una ritmica dal taglio martial industrial, concludendo gli oltre dodici minuti strumentali di questo brano, in un tripudio minimalista di piano e tappeti noise compressi in un'infinita malinconia. Immancabile la coda in stile depressive in chiusura del suddetto brano, di gotica e decadente illuminata melodia. "The Octagon Room" è sperimentazione ai confini dell'avanguardia black più totale, con un finale splendido in stile noir jazz, stonato e rovinato da polvere e usura, semplicemente spiazzante. C'è spazio per una chitarra pulita dal delizioso sapore spagnolo, immersa in un'amalgama di fruscii e parole rubate da radio, tv e ...gabbiani, per una malata malinconia piena di vita. I Pando hanno fatto il salto di qualità, hanno creato un mostro sonoro che affonda gli artigli nell'anima di chi l'ascolterà, senza lasciare scampo. Un disco emotivamente devastante, l'arte di essere malignamente d'avanguardia. Incredibilmente geniali! (Bob Stoner)