Interviews

giovedì 19 novembre 2020

End of Mankind - Antérieur à la Lumière

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Credo che in Francia il covid abbia avuto un impatto importante in termini di stimolazione della forma artistica musicale. Sono infatti cosi tante le release uscite in questo periodo dal territorio transalpino che credo di averne perso ormai il conto. Gli ultimi nella mia lista arrivati in ordine di tempo e ora sulla mia scrivania, sono questi End of Mankind, un nome un programma di questi tempi. La band, originaria della capitale, giunge con 'Antérieur à la Lumière' al secondo lavoro, un disco che consta di nove pezzi, di cui l'incipit è un'intro declamata in lingua francese. È solo con la seconda "Temporary Flesh Suit" che i nostri iniziano infatti a far sul serio con una miscela mortifera di black, thrash e post-hardcore, che potremo semplicemente definire come post-black. Tuttavia il pezzo, a fronte di una ritmica bella possente (a tratti quasi punk, scuola Motorhead), delle vocals che si barcamenano tra uno screaming spietato e urlacci hardcore, palesa anche straordinarie aperture melodiche cosi come break atmosferici che completano a tutto tondo una proposta intrigante, che non rifugge nemmeno certe aperture malinconiche davvero azzeccate. E la furia black divampa ancor più possente anche in "La Peste Dansante" in una cavalcata di ordinaria amministrazione che combina acuminati riff black con un più pesante riffing di natura thrash metal in un vortice sonoro completato da copiose frustate blast beat e vocalizzi al vetriolo. Sia ben chiaro, anche gli End of Mankind non inventano nulla di nuovo, ma quello che propongono è davvero ben fatto, calibrato al punto giusto, la ricercatezza sonora e gli arrangiamenti, tutto calza a pennello, in una seconda parte da applausi. E si continua con un sound invischiato nel sinfonico con "Outrenoir" che mi evoca un che dei vecchi Anorexia Nervosa. È una sensazione che rimane però solo una manciata di secondi perchè i nostri si ributtano a capofitto con un un black che tra accelerazioni e brusche frenate, ha modo di chiamare in causa anche Dimmu Borgir, Old Man's Child e Gorgoroth. Mini intermezzo acustico di ristoro e poi via con la mortifera "Golgotha", una scheggia di violenza disumana sparata ai mille all'ora con ammiccamenti questa volta alla scena black svedese, Unanimated in testa. Ma la band è abilissima nel dosare violenza e parti atmosferiche, ed ecco infatti che in un batter di ciglia, il quintetto parigino cambia ancora registro e lo farà ancora per un paio di volte da qui al termine di un brano che comunque non arriva ai tre minuti e mezzo di durata. Questo dimostra la grande capacità della compagine francese di saper variare enormemente in brevissimi frangenti di tempo. Inizio acustico per "Opponent Deity", un esempio palese di come si possa ancora suonare post-black oggi dopo che ormai tutto è stato fatto negli ultimi 10 anni, unendo la furia del black con l'irruenza del thrash ma soprattutto con la sperimentazione visto l'utilizzo di un sax jazzato a completare in modo delizioso una traccia multiforme. C'è ancora comunque spazio alle sorprese con le epiche e tonanti melodie della devastante "Step Towards Oblivion" a strappare gli ultimi applausi di una release davvero avvincente che vede completare il suo ultimo vagito con la conclusiva "Le Boël", un pezzo strumentale che chiude in modo suadente una release ben suonata ma prima di tutto, ben pensata. Chapeau! (Francesco Scarci)

(Mallevs Records - 2020)
Voto: 78

https://endofmankind.bandcamp.com/