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mercoledì 23 maggio 2018

Winfield - Rock 'N' Roll Ist Krieg

#PER CHI AMA: Hard Rock
I Winfield sono una band hard rock originaria di Caen in Francia, ovvero normanni puro sangue, attivi da quasi dieci anni. Il quartetto voce-chitarra-basso-batteria conta un paio di EP ed un album autoprodotto, un anno fa hanno poi rilasciato questo full length 'Rock 'N' Roll Ist Krieg'. Il digipack è semplice ma ben fatto, dominato da una stile "noir" dove la band si è divertita a posare in modalità gangster. "The Opening" fa appunto da intro a quest'album di dieci brani e ci invoglia con un breve stralcio strumentale dal sapore southern-folk ad assaporare chitarre acustiche, armonica a bocca ed una lontana sirena che raccontano di un paesaggio lussureggiante sotto un cielo plumbeo e carico di pioggia. E come di consueto accade, la quiete prima della tempesta non lascia presagire niente di buono ed ecco allora che i Winfield attaccano con "Kingdom of Gold", brano con il gain impostato a undici decimi. I riff di chitarra viaggiano veloci e pesanti, un mix tra Motörhead and Pantera che regala un pezzo potente, il tutto incorniciato da un cantato perfettamente in linea con il genere. Il basso pesta a più non posso sulle corde e la batteria non è da meno, i vari break aiutano poi a dare respiro e ripetere la struttura della canzone ad libitum. La storia si ripete con "Goddamn Loud" ma in chiavi leggermente più lenta e maliziosa, in stile Jon Bon Jovi anni '90 per intenderci. La solfa non cambia, sempre un gran lavoro di arrangiamenti, assoli e ricerca del suono che portano a quasi sei minuti di puro rock. Piacevole lo stacco a metà brano che alleggerisce e permette ai musicisti di destreggiarsi in un fraseggio funk-blues, ove ahimé il vocalist non coglie l'occasione per dare il suo contributo interpretando il break alla solita maniera. La parte strumentale evolve verso l'alto con la prevedibile chiusura che riprende il tema iniziale. "El Tequito" è un altro break strumentale dal gusto folk che ha la sola colpa di non essere stato approfondito e lasciato solo fine a se stesso. Un gran peccato. La speranza non sembra perduta con "Alcoholic Song", un doom rock che puzza di whiskey e mozziconi, lento come il sangue che fuoriesce da una ferita che sai già che si rimarginerà in fretta, ma lascerà una piccola cicatrice quale ricordo indelebile. Le altre tracce della seconda metà dell'album mantengono il livello e sembrano addirittura più convincenti delle precedenti, questo per dire che forse una track list diversa avrebbe coinvolto maggiormente l'ascoltatore. I Winfield hanno saputo mescolare bene lo stile Nashville Pussy con suoni più moderni, mantenendo un buon livello di composizione ed esecuzione. I fedelissimi del genere apprezzeranno questo cd e non possiamo dargli torto, si ascoltano i Winfield per avere una boccata di classic rock senza orpelli. Chiudiamo con la dichiarazione del frontman circa il fatto che scrive un nuovo album quando ne sente veramente il bisogno, altrimenti meglio aspettare. Se non si hanno obblighi di alcun tipo, questo è il miglior modo per alimentare la propria creatività. L'importante è non farla appassire lasciandola a se stessa per troppo tempo. (Michele Montanari)

(Gargouille Productions - 2017)
Voto: 70

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