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mercoledì 21 giugno 2017

Alchimia - Musa

#PER CHI AMA: Gothic/Doom, Novembre
La scena italica si arricchisce di un'altra vibrante realtà, gli Alchimia, che per vena artistica gothic dark doom, potrebbe accostarsi a Novembre, Plateau Sigma e Artic Plateau. Tralasciando che tra i numerosi ospiti che popolano questo disco ci siano proprio membri di alcune di queste band, appare lampante, sin dall'incipit "Orizzonte", quanto abbiano inciso proprio le influenze dei Novembre nell'architettura musicale dell'act campano. Emanuele Tito, il mastermind che sta dietro agli Alchimia, deve aver amato alla follia album come 'Novembrine Waltz' e 'Materia' e come dargli torto d'altro canto. Si tratta di dischi che penso di aver consumato a suo tempo e che ora sento riecheggiare nei solchi di questo album. Sebbene l'essenza derivativa, 'Musa' è un lavoro che francamente mi piace parecchio, mi permette di chiudere gli occhi e lasciarmi trascinare da sonorità delicate, suadenti, avvolgenti e tremendamente calde, coadiuvate dalla bella voce di Emanuele, una sorta di Carmelo Orlando in versione quasi costantemente pulita. E cosi il flusso malinconico percorre brani assai riusciti come "Lost" o "My Own Sea", con altri in cui lo strizzare l'occhiolino ai Novembre diviene quasi scopiazzamento e penso a tal proposito al chorus di "Exsurge et Vive (Alchemical Door)" che richiama palesemente 'Everasia' del già citato 'Novembrine Waltz' o il break acustico+voce di "My Own Sea" che ricorda non so quale altra canzone dell'infinita discografia della band romana. Poco importa, non so qui a fare il processo alla band, ma semplicemente a riportare pregi e difetti di una release che vede comunque interessantissimi picchi: la flamencheggiante “Whisper Of The Land” è una breve traccia che introduce a quella che è forse la song più bella del disco, "Waltz of the Sea", una song che miscela il sapore folklorico della tradizione partenopea con suoni tipicamente mediterranei, in una trama musicale soffusa e assai melodica. In "Leaves" ecco apparire i vocalizzi growl del cantante, e qualche riffone più death doom oriented, retaggio non ancora dissoluto del passato del musicista sorrentino che comunque trova modo di imbastire anche qui melodici break acustici, vero punto di forza di 'Musa'. Un altro pezzo interlocutorio e arriviamo alle conclusive "The Fallen One" e "Assenza (Memory)". La prima forse è il pezzo meno riuscito del disco, anche se la sua chitarra spettrale incunea il suo riff nella mia testa. L'ultimo brano invece mostra il bel basso di Fabio Fraschini in sottofondo con tutto l'armamentario ritmico completato da Gianluca Divirgilio alla chitarra e David Folchitto dietro alle pelli a congedarsi con l'ultima avvincente melodia di questo interessantissimo album ispirante, 'Musa' appunto. Bravi, ma ora cerchiamo di affrancarci dai grandi classici. (Francesco Scarci)

(Buil2Kill Records/Nadir Music - 2017)
Voto: 75

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