Interviews

sabato 6 febbraio 2016

Doomina - S/t

#PER CHI AMA: Post Rock
Sta davvero diventando difficile scrivere di questo tipo di dischi. Quali e quante altre parole potrei trovare per descrivere un disco di post rock strumentale, ben suonato e discretamente avvincente senza essere davvero memorabile, che non suonino già sentite un milione di volte? Forse nessuna, e la recensione potrebbe chiudersi qui, forse peró il punto non è questo. Esattamente cosí come il punto, per i Doomina, non è quello di suonare musica che sia per forza originale e mai sentita, quanto piuttosto di farlo nel miglior modo possibile, con perizia e passione, e confezionare un lavoro che sia quanto di meglio nelle loro possibilità. E questo è, difatti, l’album eponimo di questa band austriaca, sulle scene dal 2006. Il disco è disponibile in digitale o in vinile, dove di sicuro si potrà godere appieno della bella immagine di copertina e di una perfetta resa del suono caldo e avvolgente di queste 5 tracce la cui durata media, come prevedibile, si attesta sui 10 minuti. Il meglio arriva alla fine, quasi a voler premiare l’ascoltatore: i poco più di 10 minuti di “Prince of Whales”, densi di crescendo chitarristici e accelerazioni improvvise, sono quelli piú a fuoco dell’intero lavoro e quelli in cui meglio emergono le qualità della band nel costruire brani epici, potenti e, vivaddio, emozionanti. Per quanto il senso di già sentito sia sempre difficile da scacciare, qui i Doomina colgono nel segno. Non sempre si puó dire lo stesso del resto del programma in scaletta. L’opener “Keira” ha il merito di farci entrare bene nel mood del disco, con un andamento classico arpeggio-distorsione-arpeggio piú rarefatto distorsione-accelerazione che non stupisce ma piace per il gusto e la misura. Allo stesso modo anche le successive “Kepler 10b” e “Pangea” si lasciano ascoltare e apprezzare per la piacevolezza, pur senza davvero mai emozionare. Se potete immaginare il concetto di post-metal da sottofondo, questo secondo me ci si avvicinerebbe molto. “Behold... The Fjørd!”, la traccia piú lunga, cattura l’attenzione per mezzo dei suoi oltre 11 minuti di crescendo ondivaghi e poderosi, il primo dei quali culminante in una frase spiccatamente melodica che, ma forse sono le mie orecchie malandate, a me ha ricordato addirittura “Bed of Roses” dei Bon Jovi. In definitiva, un disco senz’altro ben fatto, suonato e registrato molto bene, che gioca bene le sue carte e si propone, per gli appassionati del genere, come ottima alternativa ai soliti nomi. Se amate il post rock strumentale, probabilmente lo amerete. (Mauro Catena)

(Noise Appeal - 2015)
Voto: 70

https://doomina.bandcamp.com/