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domenica 1 marzo 2015

Mekigah - Litost

#PER CHI AMA: Drone/Noise/Doom/Experimental, Terra Tenebrosa
I Mekigah sono una band australiana che ho avuto il piacere di ospitare un paio di volte all'interno del Pozzo, prima con il debutto 'The Serpent's Kiss', disco che strizzava l'occhiolino a sonorità gothic dark new wave e poi con 'The Necessary Evil', lavoro più pesante e orientato al versante death doom. Il compositore Vis Ortis, orfano di Kryptus, mischia nuovamente le carte e, coadiuvato da altri amici, tra cui quel TK Bollinger da poco recensito su queste stesse pagine, si lancia in un lavoro dalla forte aura sinistra, il cui legame con il passato è riscontrabile solo nel nome dell'interprete principale, Vis Ortis appunto. 'Litost' è un album controverso, dannatamente oscuro che si muove tra le rarefatte atmosfere della opening track, "Total Cessation of One", song al limite del drone, alla successiva e malatissima "The Sole Dwelling", traccia asfissiante, demoniaca e che alla lunga potrebbe condurre alla pazzia. L'incedere è lento e ossessivo, con suoni e rumori di sottofondo che sembrano provenire direttamente dall'inferno. "Arangutia", la terza traccia, non accenna minimamente a cambiare il tiro, cosi come è accaduto in passato per cui il sound dei nostri andava evolvendosi verso lidi sempre più improbabili. Qui si continua a scavare per scivolare sempre più verso il fondo, raggiungere le viscere della terra, entrare i cancelli dell'oltretomba e magari incontrare di persona Belzebù, Lucifero o quel diavolo che vi pare. A livello di sonorità, trovo qualche punto di contatto con i Terra Tenebrosa, ma i Mekigah hanno superato quei limiti dell'act svedese che pensavo invalicabili. Il violoncello di Ken Clinger si palesa minaccioso nella quarta "By Force of Breath", bellissimo esempio di dark ambient cinematico. Con il noise/drone della breve "Sa Fii al Dracului", si chiude la prima parte del disco che ricomincia da "Wurrmbu", un altro pezzo disorientante che continua a non consentirmi di mettere a fuoco la proposta del mastermind di Melbourne. Che diavolo è successo in questi ultimi tre anni, perchè la dipartita di Kryptos, come mai Vis Ortis si è infilato nel tunnel della disperazione sonora? Con "Circuitous Revenge" ho quasi la sensazione di rivedere la luce, quella luce che è stata spenta all'atto di premere il tasto play su 'Litost'. È solo una vana speranza però. La notte, il buio, le tenebre, l'assenza di luce, l'oscurità sono solo alcuni sinonimi di quello che è oggi la musica dei Mekigah. La litania sonora dei nostri fa quasi paura, i vocalizzi qui inclusi sono solo quelli delle anime dannate sommerse nella pece bollente e uncinate dai diavoli, mentre i suoni desolanti della successiva "Mokuy" sferzano l'aria come le raffiche del Blizzard polare, sebbene la melodia sia lenta e raggelante le vene. È il verso dell'ennesimo demone quello che si sente nell'incipit della conclusiva "Bir'yun", song che chiude un disco di assoluto valore ma anche di difficilissimo approccio. Un disco per poveri diavoli, anime dannate, grandi peccatori, condannati, tormentati e straziati. Se anche voi pensate di rientrare in una di queste categorie, 'Litost' è il disco che fa per voi, altrimenti sappiate che "qui si va nell'eterno dolore, si va tra la perduta gente, lasciate ogni speranza voi ch'entrate". (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2014)
Voto: 75

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