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domenica 5 gennaio 2014

Silentio Mortis - Embalsamado - Natimorto/Illumination

#PER CHI AMA: Doom Occult
Split CD dal Brasile (da Rio de Janeiro, per la precisione) il dischetto in questione, che unisce sotto lo stesso coperchio di plastica i Silentio Mortis, qui con 'Illumination' e gli Embalsamado ed il loro 'Natimorto'. Entrambe le band sono al loro esordio discografico e ci propongono due lavori in realtà molto simili. Questi 44 minuti trasudano doom funereo (attenzione, non funeral!) nota dopo nota, con una certa nostalgia per gli anni ’70, piccolissime presunzioni di psichedelia e qualche strizzata d’occhio ad un ben noto black old-school. A conti fatti, e se piace quel mondo, quanto detto finora dovrebbe lasciar presagire molto di buono ma, sfortunatamente, non è così. Procediamo per ordine: la prima metà del disco è occupata dai Silentio Mortis, fautori di una discreta prova musicale affidata quasi esclusivamente alle chitarre, ma irrimediabilmente rovinata (e non esagero) dalla voce della vocalist. Già, proprio così, quello che poteva essere l’elemento di novità, la chiave di volta/svolta per la band in un genere prettamente maschile, si rivela esserne invece il vero tallone d’Achille. La prova canora (in inglese) risulta sgraziata e disturbante e nulla ha a che vedere con quanto di meglio ci abbia regalato il doom settantiano: cantare sporco NON significa cantare male, punto. Sei track che scivolano via in modo abbastanza anonimo, senza una vera predominanza o elementi di spicco e mi limito solo a segnalare “Sagn” come episodio gradevole in questo marasma, probabilmente perché unico pezzo strumentale. La seconda metà dello split è riservata agli Embalsamado, i quali puntano immediatamente ad alzare il livello del ritmo con pezzi si più tirati e black-oriented (cantati/gracchiati in lingua madre), così come più “impastati” (se mi passate il termine) a causa di una produzione meno elaborata dei compagni di banco, che in ogni caso non faceva comunque impazzire. Se questo sia voluto o meno non mi è dato sapere, ciononostante il risultato non cambia e ancora una volta mi ritrovo sconsolato a scuotere la testa. Insomma, lo ripeto e continuerò a farlo fino alla nausea: sporco non significa brutto!!! Se devo pensare a meravigliosi lavori marcescenti e putridi penso ai Whitehorse o agli Emptiness (e, vi garantisco, mi è aumentata la salivazione al solo pensiero): fate un confronto e vi garantisco che difficilmente vi trovere in disaccordo con quanto affermato. Al pari dei colleghi, anche in questo caso i pezzi si mantengono sullo stesso livello (basso) ed evaporano in pochi istanti come neve al sole. Per concludere: mettersi in gioco e decidere di scrivere un album non è cosa da tutti, pertanto chi intraprende questo cammino solitamente è conscio dell’incertezza del risultato, motivo per il quale non voglio sparare a zero sulle band in questione, ma in tutta onestà non posso nemmeno ritenere sufficiente questo split. Ritengo che ci sia ancora molto lavoro da fare prima di una nuova prova, ma questo è solo il mio parere, per quello che può valere.(Filippo Zanotti)