Interviews

lunedì 23 settembre 2013

Mekigah - The Necessary Evil

#PER CHI AMA: Death Doom Atmosferico
È ancora l'enigmatico sottobosco australiano a regalarmi splendide gemme di metallo emozionale. Fucina di straordinari talenti (Ne Obliviscaris, Aquilus, Circle, tanto per citarne solo alcuni), il lontano paese oceanico mi regala la gioia dell'ascolto di questo “The Necessary Evil” degli eterei Mekigah. Splendido l'approccio darkeggiante del duo di Melbourne che con le melodie soffuse di “Burning My Wings on Your Radiance” mi conquista in una manciata di secondi. Atmosfere sinistre (vero trademark della band) mi seducono immediatamente per il loro languido avanzare, con la calda voce gotica dei due vocalist, Vis Ortis e Kryptus, nonché per il climax ascendente che fin da subito i due mastermind vanno a creare, con le vorticose chitarre che si dipanano in un affascinante crescendo di melodie e tensione. Un lungo assolo, un brivido che percorre la mia schiena, trepidanti sensazioni mi schiacciano sulla poltrona. Non so se si tratti di un intro o se realmente questa sia la musica proposta dai nostri. Chiudo gli occhi e mi immergo nell'ascolto della title track. Un urlo lontano, apparentemente malvagio, aleggia sul tappeto di tastiere, vera struttura portante del brano. I ritmi sono assopiti in un riverbero dilatato di suoni sognanti, una nenia ideale a cullarmi e farmi cadere tra le braccia di Morfeo. Ma fate attenzione perché il rischio è quello di ritrovarsi invece tra le braccia del diavolo. Ecco infatti sopraggiungere malefiche vocals che per un solo minuto mi ridestano dal sogno. Con “Bloodlust”, l'ensemble inizia a pestare sull'acceleratore spingendo la propria proposta verso lidi più black oriented anche se basta poco per ritornare sui binari, costruite però su tetre ambientazioni horror: addio alle visioni eteree dei miei sogni e spazio all'incubo, quello che attanaglia la gola, crea tensione e angoscia. Il sound dei Mekigah si rivela una macchina infernale: nebuloso (si ascolti “The Scythian Revolution”), litanico e teatrale nella sua esecuzione vocale (poco spazio viene lasciato anche allo screaming). “Galkadjama” è una lenta discesa agli inferi, mentre “Touching a Ghost” un pezzo di etereo gothic doom, un ibrido tra atmosfere alla Dead Can Dance miscelato alla disperazione dei My Dying Bride. Eccellente, non c'è che dire e i successivi pezzi ne sono la riprova: “Crossing Over...” è un pezzo black doom dall'aura mefitica, “In the City of the Blind” un intermezzo noise che ci porta all'ascolto de “Le Roi Est Mort” una vera e propria marcia funebre che richiama gli ultimi Ulver. A chiudere questo maestoso album, il cui feeling arriva a scomodare addirittura i Type'o Negative, ci pensa la strumentale “From the Grave to the Cradle”, le cui sinuose chitarre citano come influenza, i Paradise Lost. Insomma “The Necessary Evil” è un gran bel lavoro a cui siete pregati caldamente di dare una chance, una grossa chance. (Francesco Scarci)

(Self - 2012)
Voto: 80

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