Interviews

martedì 12 febbraio 2013

Blizzard at Sea - Individuation

#PER CHI AMA: Post Sludge?
Lo so, avrei dovuto recensire prima “Invariance”, EP del 2011, ma troppa era la voglia di ascoltare questo secondo lavoro degli statunitensi Blizzard at Sea, datato dicembre 2012. Per chi non li conoscesse (faccio tanto il figo io, ma li seguo giusto da un paio di mesi), la band è un trio di Iowa City, che se n’è uscito appunto con 2 EPs in digipack, a distanza di un anno l’uno dall’altro, davvero assai intriganti. Il genere? Apparentemente, si tratta di un melmoso sludge/post metal, segno del dilagante imperversare di questa tipologia di suoni. L’album apre con “Accelerating Returns”, song in cui accanto ai chitarrismi asfissianti tipici, vede affiancarsi anche tortuosi e tecnici giri di chitarra, che rendono il tutto molto particolare, in quanto si discosta non poco dai dettami classici di Neurosis e soci. La band macina pesanti riffoni, si lascia andare in pregevoli break atmosferici, graffia con incursioni stoner. Strane però poi alcune scelte armonico-melodiche, decisamente fuori dagli schemi, disarmanti addirittura nella schizofrenica “The Technological Singularity”, il che mi induce a non bollare immediatamente la band come mero clone di Isis, The Ocean o Cult of Luna. I Blizzard at Sea prendono le distanze da tutto e tutti, suonando quello che gli pare e piace, reinventando totalmente un genere, che se non mostrerà una qualche evoluzione nell’immediato, rischia seriamente di vedere un veloce declino. Fortunatamente però sono arrivati Jesse, Steven e Pat a dire la loro e nei 18 minuti della conclusiva “Longevity”, arrivano quasi ad abbracciare sonorità ambient/drone nella sua prima metà, introducendo un cantato pulito e litanico (abrogato quello caustico delle prime due tracce), per poi lasciarsi andare ad una seconda metà di brano dotata di suoni ipnotici e tribali, che mettono in mostra le doti notevoli, dietro alle pelli, del bravo drummer Pat Took ed in generale di una band, dotata di una inventiva davvero invidiabile, che arriva anche a strizzare l’occhiolino agli immensi Tool. Definiti da più parti come post sludge, io mi limito a dire che questi Blizzard at Sea sono una band davvero potente e sorprendente. Nuovo crack in ambito post? Voi che ne pensate? (Francesco Scarci)