Interviews

domenica 3 ottobre 2010

Sunpocrisy - Atman


Attenzione attenzione perché un nuovo fiore è pronto a sbocciare nel giardino di casa nostra: si tratta dei bresciani Sunpocrisy, che con questo Ep di 4 pezzi, per un totale di quasi 36 minuti, si rivelano al mondo con sonorità quanto mai inaspettate. Le danze si aprono con "Aeon's Samsara" e con quel suo riffone portante di "tooliana" memoria e la voce di Jonathan Panada che si alterna tra reminiscenze quasi a la Black Sabbath con un growling portentoso nelle accelerazioni più feroci del brano, ma quello che più si insinua nelle nostre teste ed entra e scava fino a portarci alla follia, è quel riffing iniziale per non parlare poi della parte conclusiva del pezzo, 4 minuti di follia acustico-elettrica da brividi, in cui la voce di Jonathan acquista, in un crescendo emozionale, più consapevolezza nei propri mezzi e arriva a regalarci malinconici attimi di passione, straziati dalla ruvidezza dell'incedere metallico (qui c'è ancora da lavorare parecchio per poter sgrezzare il sound parecchio). La successiva "Aprosdoketon" è una song quasi puramente death metal, anche se apprezzabile è la ricerca da parte del quartetto nostrano di ricercare soluzioni alquanto inusuali, soprattutto nell'uso della batteria e nel riffing schizoide delle chitarre. "Insanity's Glove" ritorna a far saggiare la parte più umorale della band, scura e malinconica, anche se è lontana dalla opening track, decisamente la traccia più riuscita; ritorna lo spettro dei Tool a dimostrare che la band si trova più a proprio agio a viaggiare su ritmiche molto più psichedeliche che tipicamente death, cosi come pure la voce di Jonathan è molto meglio nella sua versione clean piuttosto che growl, dove alla fine risulta del tutto impersonale e rischia di far scivolare il combo lombardo nel calderone di band death inutili, quindi suggerisco caldamente di lasciar perdere (o per lo meno affinare notevolmente) il cantato growl dando maggior spazio alle più calde vocals pulite. Echi progressive trovano spazio in questa traccia, che vive di un'alternanza di umori ed emozioni, complice la chitarra che ancora una volta, pescando a piene mani dai Tool o da qualche disco dell'ultima produzione dei maestri svedesi Opeth, rende piena giustizia ad una band che, sebbene sia ancora acerba, mostra delle potenzialità enormi che spero presto qualcuno si accorga e abbia il coraggio di puntare su di loro. A chiudere l'EP ci pensa "This Illusion" dove trovano ancora posto tutte le influenze e gli ingredienti tipici dei Sunpocrisy: atmosfere rarefatte, stop'n go e cambi di tempo, con un basso assassino a dominare la parte centrale del brano e un fade out conclusivo che lascia un po' l'amaro in bocca. Menzione conclusiva per la copertina del cd, diversa per tutte e 100 le copie fin qui stampate e numerate a mano, in quanto si tratta di frammenti di radiografie. Di carne al fuoco ce n'è molta, l'importante sarà limare le imperfezioni e le grezzure di una band che di idee brillanti ne ha molte, ma che magari fatica un po' ad incanalarle in una sola direzione. Da tenere assolutamente sotto stretto controllo! (Francesco Scarci)

(Self)
voto: 70